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La Ministra francese sbeffeggia la Germania: “Non sapete costruire caccia”, ma le frizioni sull’FCAS sono reali e strategiche
La nuova ministra francese attacca la Germania: “Non sapete fare caccia”. Ma dietro la gaffe (confonde fregate e portaerei) si nasconde lo stallo del super-caccia FCAS: Parigi lo vuole leggero e imbarcato, Berlino pesante e a lungo raggio.

Appena insediata, la nuova Ministra della Difesa francese, Catherine Vautrin, ha deciso di inaugurare il suo mandato con una dichiarazione a dir poco “frizzante” nei confronti dell’alleato tedesco. Intervenuta ai microfoni di Europe 1, la Vautrin ha sbeffeggiato le capacità industriali della Germania, sostenendo che Berlino, da sola, non sarebbe in grado di costruire il caccia di sesta generazione FCAS (Future Combat Air System).
Secondo la neoministra, ai tedeschi mancherebbe semplicemente il know-how: non avrebbero le competenze né sui motori né sui sistemi complessi. Nella visione di Parigi, la Germania si sarebbe limitata, fin dalla Seconda Guerra Mondiale, a partecipare come partner associato in progetti altrui, come il Tornado e l’Eurofighter, senza mai sviluppare una piena capacità autonoma.
Peccato che, nel tentativo di affondare il colpo, la Vautrin sia inciampata in una gaffe tecnica piuttosto evidente. Nel descrivere i requisiti francesi per il velivolo (che lei ha definito “una porteur” “un trasportatore”, confondendolo forse con l’intero sistema d’arma o intendendo una capacità di operare con droni e CCA), ha sottolineato la necessità di un peso contenuto affinché il caccia possa operare dalle… fregate. Un errore notevole, che ha fatto alzare più di un sopracciglio, considerando che i caccia operano da portaerei, navi ben diverse per stazza e funzione, e che lei sarebbe il Ministro della Difesa.
Nonostante l’incertezza mostrata dalla ministra, in carica da poche settimane, le sue parole (e i suoi lapsus) sono la spia di una tensione politica e industriale fortissima tra Parigi e Berlino.
Il vero nodo: due Paesi, due aerei diversi
Al di là delle frecciate e delle gaffe, il programma FCAS, che include il caccia NGF (New Generation Fighter), è attualmente in stallo. Il motivo? Secondo diverse fonti, il produttore francese Dassault starebbe pretendendo una quota di valore aggiunto (e quindi di lavoro e know-how) molto superiore a quella concordata con i partner, in primis la tedesca Airbus Defence and Space.
Questo tiro alla fune industriale sta bloccando la Fase II del progetto e innervosendo Berlino, con il ministro della Difesa Pistorius che chiede una soluzione entro fine anno.
Ma il problema non è solo chi “comanda” nella joint venture. Il punto cruciale è che Francia e Germania, semplicemente, hanno bisogno di due aerei da combattimento radicalmente diversi:
- La Francia necessita di un velivolo relativamente leggero e “navalizzato”. Il caccia deve poter operare dalla portaerei (la Charles de Gaulle e la sua futura sostituta). Questo requisito impone limiti di peso stringenti. Parigi punta inoltre a una rapida entrata in servizio (entro il 2040, forse per la deterrenza nucleare) e a una forte esportabilità (sulla scia del successo del Rafale, venduto all’India ed a diversi paesi mediorientali, ma non solo).
- La Germania, al contrario, ha bisogno di un “camion dei cieli”. Per via della sua posizione geografica, la Luftwaffe necessita di un caccia pesante, con un’autonomia molto maggiore, capace di pattugliare il fianco orientale della NATO (ad esempio, decollando dalla Germania occidentale) senza dover ricorrere a rifornimenti in volo. Questo implica serbatoi più capienti e, di conseguenza, motori più potenti.
Il paradosso del motore
Questo divario strategico si scarica inevitabilmente sulla componente più critica: il motore. Il progetto del velivolo (Pillar 2) non può avanzare senza una specifica finale sul motore, ma il motore dipende dal design (leggero o pesante) del velivolo.
Il timore tedesco è che la fretta francese (l’obiettivo 2040) porti a una soluzione di comodo: prendere il motore esistente del Rafale e svilupparlo ulteriormente. Se così fosse, la Francia manterrebbe di fatto tutto il know-how e il valore aggiunto sulla tecnologia motoristica, lasciando alla Germania un ruolo secondario.
In questo clima di stallo tra i colossi dell’avionica (Dassault vs. Airbus), l’unica nota positiva, quasi ironica, è che i partner motoristi (la francese Safran e la tedesca MTU Aero Engines) sembrano collaborare molto più efficacemente.
Nel frattempo lo studio dei motori dell’altro conorzio che sta sviluppando i motori europei per caccia di sesta generazione, quello composto da Rolls Royce, Avio e IHI stanno proseguendo nella realizzazione dei motori per il dimostratore tecnologico che dovrà iniziare a volare il prossimo anno.
Domande e risposte
Perché la Francia accusa la Germania di non saper costruire aerei? È una mossa negoziale. Parigi vuole la leadership industriale sul progetto FCAS, in particolare per Dassault. Sminuire le capacità del partner (Airbus/Germania), ricordando che Berlino non sviluppa un caccia in autonomia da decenni (a differenza del Rafale francese), serve a giustificare la richiesta di una quota maggiore di lavoro e di controllo sul know-how tecnologico, specialmente sui sistemi di combattimento e sul motore.
Qual è la differenza principale tra le richieste francesi e quelle tedesche? La differenza è dottrinale. La Francia ha una portaerei e ambizioni globali, quindi necessita di un caccia imbarcato (più leggero e compatto) e facilmente esportabile. La Germania ha una vocazione difensiva continentale (NATO) e ha bisogno di un caccia pesante, con grande autonomia e capacità di carico, per coprire lunghe distanze verso il fianco orientale europeo senza rifornimento. Questi due requisiti sono tecnicamente quasi incompatibili.
Cosa significa che il progetto è “in stallo”? Significa che, nonostante gli accordi politici, le industrie non riescono a mettersi d’accordo sulla “Fase II”, ovvero la costruzione dei dimostratori. Il disaccordo riguarda la divisione dei compiti e del valore (workshare). Dassault (Francia) vuole più controllo sul velivolo, mentre Airbus (Germania) rivendica una quota paritaria come da accordi iniziali. Senza un accordo industriale su “chi fa cosa”, i fondi non possono essere sbloccati e il progetto resta fermo sulla carta.










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