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LA MIA PERSONALE ESPERIENZA DA “EMIGRATO” IN GERMANIA! (di A.M.Rinaldi)

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Alla luce di ciò che sta accadendo da troppo tempo in Italia in merito al problema dei flussi migratori, non posso fare a meno di narrare brevemente la mia personale esperienza in tema d’immigrazione, affinché sia per molti elemento di riflessione.

Mi limiterò a raccontare pertanto i fatti così come sono avvenuti nella realtà e non per sentito dire o per interposta persona e lascerò poi a ciascuno di fare le proprie personali valutazioni e considerazioni.

Ecco il fatto: la mia famiglia, per ragioni legate allo stato di salute di mio figlio maggiore disabile, si trasferì temporaneamente a Starnberg, ridente cittadina di 25.000 anime sul lago omonimo distante 20 km a sud di Monaco di Baviera per frequentare un centro di rieducazione motoria avanzato.

Naturalmente, appena arrivata nel maggio del 1999, mia moglie di passaporto e cittadinanza tedesca essendo la propria famiglia tedesca al cento per cento da generazioni e generazioni (della Germania Ovest!), si recò negli uffici comunali per regolarizzare l’iscrizione anagrafica insieme a quella di nostro figlio. Preciso richiesta di residenza solo per mia moglie e per nostro figlio (anche lui con passaporto tedesco e naturalmente anche italiano), e non per me che invece, per motivi correlati alla mia professione, mantenni la residenza in Italia.

Ebbene, l’impiegato preposto al servizio, la sottoposte ad una serie di domande e di richieste che a me parvero incredibili, come ad esempio: la verifica dell’autenticità del contratto della casa presa in affitto con annesso l’elenco dettagliato delle suppellettili portate dall’Italia; il nome della Ditta, per poter effettuare il controllo, del vettore utilizzato per il trasloco; le fatture e gli scontrini relativi agli eventuali acquisti di materiale domestico effettuati in loco, e naturalmente copie originali delle dichiarazioni dei redditi effettuate in Italia degli ultimi 5 anni del sottoscritto marito!

Alle mie ferme, e non del tutto ortodosse contro risposte, con tipiche esclamazioni ideomatiche che in genere contraddistinguono gli italiani quando stanno per perdere la pazienza (ovviamente molta dell’efficacia andò persa nella traduzione anche se ebbi chiaramente la sensazione che i presenti avessero capito perfettamente), l’impiegato stupito ci fece presente che stava applicando le normali procedure previste per chi richiedeva la residenza in un qualsiasi comune della Germania!

Come se un italiano, dopo qualche anno d’assenza, ritornasse in patria proveniente da un altro paese comunitario, ed il comune di residenza gli rendesse pure difficile la registrazione negli albi anagrafici! Credo che come minimo pioverebbero interrogazioni parlamentari da tutto l’arco costituzionale e la trasmissione “Striscia la notizia” gli dedicherebbe un servizio con i fiocchi!

Purtroppo mi è sempre rimasta la curiosità di conoscere che tipo di documentazione fosse prevista dalle procedure teutoniche se mia moglie, invece di possedere la cittadinanza tedesca, avesse avuta quella di un altro paese europeo, se non addirittura quella di uno extra-comunitario. Per non parlare se la richiesta di residenza l’avessi richiesta anch’io munito “solamente” di passaporto italiano…

Proprio come avviene da noi! Anzi, quando molto timidamente qualche Comune italiano prova a mettere ordine allo stesso problema, con sistemi e metodi molto più blandi ed accomodanti di quello appena raccontato per esperienza diretta, scoppia un finimondo e s’innescano vespai polemici e demagogici per i quali si fa subito marcia indietro.

Potrei andare oltre, ma volutamente mi fermo per lasciare a ciascuno la libertà di trarne le opportune deduzioni ricordando solamente che i fatti sopra esposti sono accaduti 16 anni orsono e c’è da scommetterci che ora i regolamenti e le procedure amministrative per la concessione della residenza in Germania sono ancora più restrittivi…

Antonio M. Rinaldi

 


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