Attualità
La marina USA ha perso una battaglia navale nel Bab el Mandeb. Cosa farà ora?
Anche se i media hanno dato scarsa rilevanza alla notizia, la Marina degli Stati Uniti ha subito una secca sconfitta tattica nel Mar Rosso e, fatto ancora più importante, non sa bene cosa fare per risolvere l’impasse.
Il CENTCOM ha diffuso ieri un comunicato stampa molto asciutto in cui si afferma che nel pomeriggio “i terroristi Houthi sostenuti dall’Iran hanno sparato tre missili balistici antinave dalle aree dello Yemen controllate dagli Houthi verso la nave portacontainer M/V Maersk Detroit, battente bandiera statunitense, di proprietà e gestita dagli Stati Uniti, in transito nel Golfo di Aden.
Un missile ha impattato in mare. Gli altri due missili sono stati agganciati e abbattuti con successo dalla USS Gravely (DDG 107). Non sono stati segnalati feriti o danni alla nave”. Tutto bene apparentemente, ma in realtà non è stato tutto positivo. Le due navi porta container hanno deciso di cambiare rotta, in accordo con la marina USA, e si sono dirette verso il Capo di Buona Speranza. Maersk ha interrotto definitivamente i transiti attraverso il canale di Suez.
L’ingaggio è avvenuto mentre due mercantili americani – la Maersk Detroit e la Maersk Chesapeake – stavano tentando di percorrere Bab al-Mandeb da sud a nord mentre erano coperti dalla USS Gravely. L’ombrello difensivo di un cacciatorpediniere AEGIS avrebbe dovuto rendere questo passaggio semplice, ma qualcosa è andato storto. Il CENTCOM ammette che uno dei missili balistici tattici degli Houthi – obiettivo banale per missili sofisticati come quelli delle navi USA – ha superato gli intercettori del Gravely.
Quello che hanno trascurato di dire è che il missile ha colpito a un centinaio di metri dalla Maersk Detroit e che dopo l’attacco il convoglio ha interrotto il transito e si è ritirato nel Mar Arabico piuttosto che proseguire sotto il fuoco nemico. Il cambio di rotta è stata una decisione giusta? Proabilmente si, dato che non si conosceva l’entità delle altre batterie di missili Houthi pronti ad attaccare le navi e due missili su tre era una percentuale di difesa troppo bassa per garantire un passaggio sicuro, anche considerando che non era in quel momento sicuri di una copertura aerea.
La missione era partita probabilmente con la convinzione che gli attacchi aerei avessero distrutto gran parte delle batterie antinave degli houthi nell’area e che il sistema AEGIS avrebbe potuto facilmente gestire tutto quello che era rimasto nell’area a disposizione delle milizie degli houthi. Questo si è rivelato un clamoroso errore di valutazione e le due portacontainer hanno dovuto cambiare rotta.
Alla fine nessuna di queste ipotesi si è rivelata corretta, e per questo motivo un convoglio coperto da una delle più importanti navi da guerra della Marina statunitense si è ritirato da una battaglia che stava andando male. Una scelta realistica, ma a questo punto la US Navy, non ne esce molto bene: una forza armata scarsamente strutturata comunque riesce a mettere in scacco le operazioni navali di quella che si vanta essere la più potente marina al mondo e che non sa bene come rispondere a missili del costo di qualche decina di migliaia di euro.
Siamo alla corsa, storica, fra armi offensive e difensive che, in questo caso, viene combattuta dal punto di vista economico, perché è una guerra economica: le armi offensive costano molto meno di quelle difensive, soprattutto per lo scopo per cui sono state costruite, cioè minacciare navi da trasporto.
Gli USA ora possono rispondere spendendo qualche decina, o centinaia, di milioni di dollari per distruggere uno, o due milioni di dollari di attrezzature houthi, e qui capite la sconfitta strategica: è come se gli USA utilizzassero un carro Abrahm da milioni di dollari per attaccare una camionetta con mitragliatrice, magari da conversione dell’usato, che costa 10 mila dollari tutto incluso, con l’aggravante che la capacità produttiva americana è infinitesimale rispetto ai rottami che gli houthi possono utilizzare per costruire le proprie armi.
Se gli USA vogliono vincere devono guardare alla produzione commerciale, non al complesso inudstriale-militare, altrimenti subiranno altre cocenti sconfitte nel Bab el Mandeb. La visione deve cambiare radicalmente, o, altrimenti, meglio che abbandonino la lotta.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login