Attualità
La Malesia nel mezzo della lotta per le terre rare
La Malesia si trova nel mezzo di un gioco internazionale complesso con le proprie terre rare: da un lato la Cina , che vuole il monopolio delle lavorazioni, dall’altro gli altri paesi che non vogliono dipendenze dalla Cina. Un gioco complesso
La Malesia si trova di fronte a una scelta geopolitica nel tentativo di sviluppare le proprie risorse di terre rare.
Il Paese del Sud-Est asiatico vuole dedicarsi all’estrazione, alla lavorazione e alla fabbricazione di prodotti finiti, tra cui magneti permanenti e super magneti, per scalare la catena del valore e offrire esportazioni di valore.
La Malesia ha identificato il potenziale delle ETR (Terre rare) e mira a sfruttare le sue 18,2 milioni di tonnellate di riserve di ETR non radioattive entro il 2030. Tutte queste riserve sono attualmente valutate in 174 miliardi di dollari (747,2 miliardi di ringgit malesi), afferma la Malaysian Investment Development Authority (MIDA).
Se vuole creare una catena di approvvigionamento end-to-end di valore, la Malesia deve valutare attentamente in che misura affidarsi alle aziende e alla tecnologia cinesi senza rischiare restrizioni commerciali negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali, che stanno cercando di liberarsi dalla dipendenza attualmente schiacciante dalla Cina per questi elementi. Una scelta sbagliata potrebbe fermare questo sviluppo.
In realtà la Cina potrebbe non essere un partner di primo piano per la Malesia per un motivo completamente diverso: la richiesta cinese che tutte le materie prime di terre rare estratte da aziende cinesi vengano lavorate in Cina. qualcosa che assolutamente la Malesia non vuole.
Le terre rare (REE), un gruppo di 17 elementi metallici, sono fondamentali per molti settori, tra cui la difesa, l’elettronica, i veicoli elettrici e le batterie. Le terre rare sono utilizzate nei dischi rigidi dei computer, nei monitor e nei televisori a schermo piatto, nei veicoli elettrici e ibridi e nelle applicazioni di difesa, tra cui i sistemi di guida, i laser e i sistemi radar e sonar.
Attualmente, la Cina domina la catena di approvvigionamento globale di ETR: produce il 60% delle terre rare del mondo, ma ne lavora quasi il 90%, poiché importa terre rare da altri Paesi per lavorarle a livello nazionale.
Le applicazioni critiche delle terre rare nella difesa e nelle tecnologie verdi hanno spinto gli Stati Uniti e i loro alleati, come l’Australia, a cercare di rafforzare i loro mercati nazionali e a imporre restrizioni alle forniture cinesi di terre rare.
La Malesia si trova inoltre nel mezzo delle dispute geopolitiche e commerciali tra Occidente e Cina che stanno cambiando i mercati delle ETR.
Secondo l ‘Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), nel suo rapporto 2024 sui minerali critici, comprese le terre rare, entro il 2030 la Cina continuerà a dominare le ETR, anche se la sua quota di mercato è destinata a diminuire.
Entro la fine del decennio, si stima che la Cina deterrà il 54% della produzione globale di ETR e il 77% della raffinazione. Secondo l’analisi dell’AIE, nel 2030 la Malesia sarà il secondo raffinatore di ETR al mondo, con una quota di mercato del 12%. L’agenzia avverte che il rischio geopolitico continuerebbe ad essere molto elevato, con il 77% della raffinazione di ETR detenuto da un solo Paese. Anche la capacità di reagire alle interruzioni dell’approvvigionamento è elevata, in quanto c’è poca trasparenza sui sistemi di determinazione dei prezzi, secondo l’AIE.
Ricerca di alternative alla Cina
In mezzo a tutti questi fattori e preoccupazioni geopolitiche, la Malesia sta avendo colloqui con l’Australia, gli Stati Uniti, la Cina e potenziali partner giapponesi e sudcoreani per estrarre e lavorare le sue riserve non sfruttate, il cui valore è stimato in 49,7 miliardi di dollari (200 miliardi di ringgit), ha dichiarato a This Week in Asia il ministro malese per le Risorse naturali e la Sostenibilità ambientale Nik Nazmi Nik Ahmad.
La Malesia è consapevole che una forte dipendenza dalla Cina per lo sviluppo dell’industria delle terre rare limiterebbe il numero dei suoi potenziali partner commerciali per i prodotti finiti.
“Nella lavorazione e nell’estrazione, molta tecnologia è detenuta dalla Cina. Per molti aspetti sono i più competitivi”, ha dichiarato Nik Nazmi a This Week in Asia.
“Alcuni Paesi hanno delle limitazioni… se si usa la tecnologia cinese per l’estrazione, forse ci saranno delle limitazioni [sul commercio]”.
C’è poi la questione della normativa cinese che impone che la lavorazione delle ETR estratte da aziende cinesi all’estero avvenga esclusivamente in Cina.
Il ministro malese intende visitare la Cina all’inizio del 2025 per discutere con i funzionari la possibilità che la Cina escluda la Malesia da questo requisito o che permetta alla Malesia di importare minerali lavorati per fabbricare prodotti finali, ha dichiarato Nik Nazmi a This Week in Asia.
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