Analisi e studi
La Libya prima e dopo l’attacco francese a Gheddafi del 2011: eppoi qualcuno ancora si stupisce degli attentati islamici in Francia…
E’ un dato di fatto che, di norma, le genti del nord Africa odino i francesi. Oddio, tutti gli occidentali sono considerati infedeli a quelle latitudini specialmente dai musulmani, è lecito, visto che sono centinaia di anni che sfruttano le loro risorse. Però ci sono stranieri e stranieri, infedeli ed infedeli. In media gli italiani – di norma – sono considerati tra i più accettabili degli infedeli e questo per una semplice ragione: nonostante l’indubbio atteggiamento occidentaleggiante dedito allo sfruttamento delle risorse (ed all’apprezzamento del sesso femminile), almeno gli abitanti dello Stivale riconoscono il loro passato di emigranti con la valigia di cartone. Forse è per questo che comunque – alla loro maniera – di norma fanno fatica a sfregiare il Paese che li ospita, spesso lasciano qualcosa nei posti dove vanno a lavorare, non di rado figli, a volte case, molto spesso strade, infrastrutture, un minimo di assets.
Muhammar Gheddafi e la sua Libya felix fu un caso da manuale (era il paese con il più elevato tenore di vita nel continente africano prima della deposizione violenta permano francese del Rais, ndr): da sempre protetto dall’Italia, che gli aveva anche riservato un canale di volo fuori dai radar NATO ed italiani, con scorta di caccia nazionali nei suoi spostamenti durante la guerra fredda (nell’incidente di Ustica i francesi – sì, sempre loro – cercarono di farlo fuori forse per la troppa vicinanza storica all’Italia, giudice Rosario Priore docet, “Intrigo Internazionale”, Chiarelettere). Favore ricambiato con petrolio e liquidità ogni qual volta l’Italia cadeva in disgrazia, una volta alzava la posta uno, la volta dopo l’altro. Fu così che Fiat fu salvata dai soldi libici alla fine egli anni ’70 dello scorso secolo, poi Tripoli venne graziata dall’Occidente post Lockerbie anche grazie ai buoni uffizi italiani con stop dopo un solo bombardamento USA alla reggia del Rais, fino ad arrivare ad Unicredit, unica banca italiana caduta nella trappola subprime nel 2008 a causa delle sue partecipate tedesche ed austriache e letteralmente salvata dai libici, permettendo così all’Italia di essere l’unico paese occidentale immune dal subprime ossia dove lo stato non aveva dovuto salvare nessuna banca italiana, ne uscivamo addirittura da vincenti. Forse per questa ragione ci fu il colpo di mano contro Roma nel 2011…
Eh si, la mamma di Gheddafi aveva ascendenze italiane (non lo sapevate, eh?), forse anche per questo alla fine c’era dell’amore fra i due Paesi. Pensate – si dice – che Berlusconi appena prima del golpe del 2011 andasse a fare le riunioni coi suoi a Tripoli per non essere intercettato nelle sue conversazioni…
Poi Gheddafi venne ucciso, nel 2011, dai francesi. Anche se non era necessario, guarda caso. Una vera e propria esecuzione, dopo un’invasione della Libya basata su prove inventate (fosse comuni che invece erano semplici funerali ecc.). Da lì partì il disastro italico, senza rete di protezione finanziaria anti-crisi e nemmeno la diga contro i migranti via mare, ricordiamo sempre che con Gheddafi di barconi non ne arrivava uno. In cambio ENI lavorava con NOC, l’azienda di stato libica, per il di fatto sfruttamento congiunto delle risorse libiche.
I soldi del petrolio destinati ai libici, un flusso enorme, andavano solo in piccola parte al Rais, in gran parte al Paese ed ai cittadini libici, che aveva welfare, scuole, università a livello – ed anche meglio – dei paesi occidentali. Esisteva una classe media, la gente era tranquilla e relativamente agiata rispetto al resto dell’Africa. Ad esempio rispetto all’Algeria, il vicinale paese anche lui ricco di gas e petrolio il cui presidente, Bouteflika, è da anni residente di fatto a Parigi per farsi curare da una lunga malattia, la Francia funge di fatto da badante. In compenso la gente algerina sta molto peggio della Libya pre-caduta di Gheddafi, gli algerini si sognano il welfare che fu libico (…) [magari perchè la la maggior parte della ricchezza va in Francia? ndr].
Appunto, storicamente i francesi restano i soliti colonialisti di sempre, di quelli certamente “cattivi”: quando conquistano in un Paese gli tolgono la linfa per portarla a Parigi. Bollorè è sotto indagine per qualc0sa del genere in Africa, o sbaglio? Pensate che addirittura il metodo coloniale in Francia lo insegnano nelle loro grandi scuole, metodo – nella declinazione francese – fatto di corruzione dei primi ministri e politici influenti dei paesi che si vogliono colonizzare, pagando loro qualche milione di euro affinchè rubino al proprio popolo decine di miliardi annui…. Precisamente questo metodo coloniale viene insegnato nelle grandi scuole di Parigi, spesso di derivazione militare. Ad esempio nella scuola dove si formano i servizi segreti d’oltralpe, Science Po, dove guarda caso è professore un ex primo ministro Italiano, Enrico Letta, certamente pagato a peso d’oro dallo Stato francese per le sue prestazioni di insegnante…
IN tale contesto vanno interpretate le foto della Libya prima e dopo l’attacco francese che vedete sopra.
Ricordo tutto questo con buona pace di quelli che vedono di buon occhio la conquista economica dell’Italia da parte di Parigi, quanto successo a Montedison svenduta dagli “amici” francesi agli amici dei francesi dopo la strana morte di Gardini dovrebbe essere un monito da considerare con estrema attenzione dagli italiani, sia come metodo che come risultati (vedasi LINK).
Chi scrive non si stupisce dunque delle parole di fuoco di Macron contro l’Italia di oggi: tutte le volte che Roma cerca di far valere i suoi diritti Parigi si incazza. Parigi vuole Roma debole, dovremmo chiederci cosa ha fatto Gentiloni negli scorsi anni, ovvero possiamo solo rilevare che ha spessissimo abbassato il capo a partire da quando ha tentato di cedere tratti di mare alla Francia, indebitamente. Avrà il conte Gentiloni Silveri fatto gli interessi italiani o Francesi? Ai posteri l’ardua sentenza. Vedremo quando – va a poco – gli concederanno la Legion d’Onore per i servigi prestati alla Republique (Enrico Letta [detto anche il marsigliese] la Legion d’Onore l’ha già presa da tempo, idem Prodi, De Benedetti ecc. – di norma quasi tutta gente di sinistra -).
Teniamo duro.
MD
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