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La “Lady di Ferro” giapponese parla di Taiwan. Pechino risponde: blocco a turisti e studenti, droni e navi da guerra.

a premier Takaichi parla di Taiwan, la Cina scatena la reazione: stop a turisti e studenti, droni militari e navi da guerra vicino alle isole giapponesi. La tensione è massima

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La tensione tra Cina e Giappone, mai sopita, è esplosa di nuovo. La miccia, questa volta, è stata accesa dalla neopremier giapponese, Sanae Takaichi, la “Lady di Ferro” di Tokyo. Le sue dichiarazioni, che hanno rotto un tabù decennale sulla difesa di Taiwan, hanno provocato una reazione a catena da parte di Pechino, che ha risposto su tutti i fronti: diplomatico, economico, sociale e militare.

Il casus belli risale al 7 novembre. Parlando in parlamento, Takaichi ha mandato in soffitta la tradizionale “ambiguità strategica” di Tokyo. Ha ipotizzato che un attacco cinese a Taiwan (come un blocco navale) potrebbe configurare una “situazione di minaccia alla sopravvivenza” per il Giappone.

Questo termine non è affatto casuale: è il preciso criterio legale che, secondo la reinterpretazione della costituzione pacifista, permetterebbe alle Forze di Autodifesa giapponesi di intervenire militarmente in uno scenario di difesa collettiva. Considerando che l’isola giapponese più vicina, Yonaguni, dista solo 110 km da Taiwan, la dichiarazione ha fatto suonare tutti gli allarmi a Pechino.

Sanae Takaichi da Wikipedia

La Reazione a Catena: Dalla Leva Economica ai Droni

Pechino, che considera Taiwan “il nucleo dei suoi interessi vitali”, ha definito le parole una provocazione. Ma la reazione è andata ben oltre la convocazione dell’ambasciatore giapponese. Ha attivato una strategia di pressione su più livelli.

1. Il Fronte Economico e Sociale

Qui la Cina ha colpito dove sa di far male, usando la leva del suo enorme bacino di cittadini.

  • Turismo Bloccato: L’ambasciata cinese in Giappone ha sconsigliato “vivamente” ai cittadini di recarsi nel paese “nel prossimo futuro”, citando “rischi significativi per la sicurezza”. Subito, le tre principali compagnie aeree cinesi (Air China, China Southern, China Eastern) hanno offerto rimborsi completi sui voli per il Giappone fino al 31 dicembre. Non che questo sia un problema per Tokio, che considera l’attuale flusso “Overturism”.

  • Allerta Studenti: L’escalation più recente. Il governo cinese ha esortato i suoi cittadini a “riconsiderare attentamente” lo studio in Giappone. Non è un divieto, ma un avvertimento pesante. I 123.000 studenti cinesi sono di gran lunga il gruppo più numeroso (su 336.000 studenti stranieri totali) e una loro drastica riduzione avrebbe un impatto enorme sulle università giapponesi.

    Cacciatorpediniere giapponese classe Maya

2. Il Fronte Militare e Diplomatico

Parallelamente, Pechino ha alzato la tensione sul mare e in cielo.

  • Pattuglie sulle Senkaku: La Guardia Costiera cinese ha inviato navi in quella che definisce una “pattuglia per l’applicazione dei diritti” nelle acque delle isole Senkaku (Diaoyu per i cinesi), amministrate da Tokyo ma rivendicate da Pechino. Un classico teatro di scontro tra i due paesi.

  • Accerchiamento di Taiwan: Il Ministero della Difesa di Taipei ha denunciato una massiccia “pattuglia di combattimento congiunta” nelle ultime 24 ore, rilevando 30 aerei militari cinesi e 7 navi da guerra attorno all’isola.

  • Droni su Yonaguni: L’azione più simbolica. Diversi droni militari cinesi sono stati rilevati mentre volavano tra Taiwan e le isole giapponesi, spingendosi molto vicino proprio a Yonaguni. Un messaggio chiaro: se parlate di 110 km, vi mostriamo quanto siamo vicini.

    Yonaguni, l’isola più meridionale del giappone a soli 107 km da Taiwan

Una Guerra di Nervi (e di Parole)

La guerra diplomatica non è stata da meno. Tokyo ha protestato formalmente per il travel advisory e per i commenti del console generale cinese a Osaka, che avrebbe detto che “la testa sporca che sporge deve essere tagliata” (un post poi rimosso).

La risposta cinese è stata glaciale. Un editoriale dei media statali ha definito la mossa di Takaichi “non solo pericolosamente provocatoria ma fondamentalmente perversa”, avvertendo che un conflitto “potrebbe rapidamente degenerare in un conflitto su larga scala con conseguenze inimmaginabili”, coinvolgendo probabilmente gli Stati Uniti.

Mentre il governo di Tokyo, tramite il portavoce Minoru Kihara, cerca di abbassare i toni (“È proprio perché ci sono divergenze che la comunicazione è essenziale”), la premier Takaichi per ora rifiuta di ritrattare. La sua mossa ha posto fine all'”ambiguità strategica”, ma ha aperto le porte a una reazione cinese multidominio, molto più concreta e immediata.

Lanciamissili antinave giapponesi “Type 2” con gittata di circa 1000 km

Domande e risposte

Perché la Cina ha reagito in modo così duro alle parole della premier giapponese? Perché Takaichi ha rotto la tradizionale “strategica ambiguità”. Ipotizzando un intervento militare giapponese per difendere Taiwan (che la Cina considera suo territorio), ha toccato la “linea rossa” di Pechino. La Cina vede questo come un’interferenza diretta e una minaccia alla sua sovranità, reagendo non solo diplomaticamente ma anche economicamente e militarmente per inviare un messaggio inequivocabile.

Quali sono le conseguenze economiche e sociali della reazione cinese? Sono immediate e potenzialmente gravi. Bloccando di fatto il turismo (25% del totale in Giappone) e sconsigliando i viaggi di studio (123.000 studenti cinesi sono il gruppo straniero più numeroso), Pechino colpisce due settori chiave dell’economia e della società giapponese. È una forma di pressione economica che la Cina usa per “punire” Tokyo e influenzarne le decisioni politiche.

Ci sono state solo parole o anche azioni militari? Ci sono state azioni militari concrete, quasi immediate. Parallelamente alle minacce economiche, la Cina ha inviato navi della Guardia Costiera nelle acque contese delle isole Senkaku (Diaoyu). Fatto ancora più grave, ha intensificato le manovre attorno a Taiwan (30 aerei e 7 navi) e ha inviato droni militari a ridosso dell’isola giapponese di Yonaguni, la stessa che Takaichi citava per la sua vicinanza a Taiwan.

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