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La guerra sotterranea a Washington tra Trump e Obama

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Carissimi lettori, che abbia inizio il mese cruciale per la democrazia americana. Le lobby di entrambi gli schieramenti hanno deciso di affrontarsi apertamente, adottando tutte le tecniche e tattiche informative necessarie all’incremento della tensione permanente tra verità e post verità.

Cosa convenga agli uni e agli altri è ben facilmente distinguibile, ma i fattori chiave sono due. Per i Clinton e Soros, il fattore fondamentale è che la macchina da guerra della Cia e del Dipartimento di Stato vengano delegittimati dallo spoil system trumpiano, cambiando tutto il network che ha reso possibile la gestione semi privata dei funzionari di Stato alle logiche “democratiche”, sia nell’esportazione che nella conservazione delle strategie globaliste.

Ma la reale frattura è il documento di senatori e deputati repubblicani contro il DOD, ossia il Pentagono. Molti generali americani si sono rivoltati contro la gestione allegra dei contractor da parte delle élite obamiane e di alcuni repubblicani contrari a Trump. 600 miliardi di commesse contestate, vere e proprie manne dal cielo per le industrie della difesa e la privatizzazione degli interessi USA. Il lavoro della commissione potrebbe portare ad accuse formali di distrazione di fondi pubblici, il che si coniuga alla perfezione con la volontà di Trump di interrompere la costruzione del nuovo Air Force One e dei budget per gli F35 della Lockhead Martin, oltre a voler imporre il divieto per i responsabili acquisti delle Forze Armate a transitare al comparto privato, vero covo di interessi lobbistici convergenti.

Ecco la paura di Obama, quella di essere accusato insieme ai vertici della Difesa e del Dipartimento dello Stato, oltre alla Cia e alla NSA, di aver rovinato i budget e incrementato i deficit a scapito dell’ammodernamento delle truppe e delle paghe dei militari di ruolo, oltre al mancato impiego di riservisti. La base delle forze armate americane è con Trump, oltre alla maggior parte dei generali sul terreno. Egli nominando ex generali di fresca uscita dai ranghi quali baluardi della sua missione nazionale, ha voluto rafforzare il legame con la base delle forze armate e con i veterani dell’America delle guerre per la democrazia.

La scelta di Obama, insieme agli uscenti generali elitari della Cia e del DNI, di accusare la Russia di aver aiutato Trump alle elezioni di novembre, sa di estremo tentativo di condizionare la nomina formale di Trump nei prossimi giorni da parte del Congresso. Il paradosso è rappresentato proprio dalla massiccia presenza di contractor al lavoro per conto della Cia e del NSA a tutela dello spazio cibernetico americano, oltre alla cintura di protezione hi tech da parte dei giganti digitali a favore della Clinton.

La sfida interna ai repubblicani, dei vecchi falchi rimasti fuori dalla vittoria schiacciante di Trump, inasprirà ulteriormente gli scontri. Le varie commissioni e le rispettive lobby presenti, quella dei Servizi e delle Forze Armate, verranno a scontrarsi sulle rispettive competenze incrociando le accuse tra le parti. Gli americani però ne hanno abbastanza di post verità per non credere che alla loro vita reale.

Chi vuole incendiare il popolo americano con interessi di parte, forse ha da perdere molto, di sicuro il popolo ha capito che con certe élite gli americani morirebbero in una post verità, quella di una nuova guerra civile americana, da combattersi per i diritti reali costituzionali contro i diritti acquisiti con la distorsione delle regole e delle minoranze, a favore di una missione globale. In hoc Signo vince, alla fine quale miglior favore a Dugin e Putin, così gli interessi convergono…

Dardo


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