Difesa

La guerra silenziosa sottomarina: come la Cina punta a sabotare la rete di sorveglianza USA

Pechino ha individuato una vulnerabilità critica nel sistema di sorveglianza oceanica americano. Con droni e sottomarini autonomi, la Cina sviluppa una strategia per accecare la U.S. Navy, minacciando di alterare gli equilibri di potere nel Pacifico.

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La crescente rivalità tra Stati Uniti e Cina si sta spostando sempre più nelle profondità oceaniche, in una contesa tecnologica e strategica che potrebbe definire i futuri equilibri militari. Secondo recenti analisi, alcuni ufficiali della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLAN) cinese starebbero promuovendo una strategia mirata a neutralizzare la rete di sorveglianza sottomarina americana, considerata la principale minaccia per la flotta di sottomarini di Pechino.

L’esperto Ryan Martinson, del China Maritime Studies Institute presso il U.S. Naval War College, ha evidenziato come gli strateghi cinesi ritengano questo sistema vulnerabile. La sua efficacia, basata sul monitoraggio di vaste aree marittime nel Pacifico occidentale, potrebbe essere compromessa disabilitando un numero sufficiente di sensori, paralizzando di fatto l’intera capacità di rilevamento avversaria.

Il sistema di sorveglianza americano

Per comprendere la posta in gioco, è necessario analizzare la struttura della rete di sorveglianza sottomarina degli Stati Uniti. Si tratta di un’architettura integrata che combina sensori fissi, sistemi mobili e piattaforme aeree. Il cuore del sistema è l’Integrated Undersea Surveillance System (IUSS), erede del network SOSUS della Guerra Fredda, composto da una serie di sensori acustici posati sui fondali marini e collegati alla terraferma tramite cavi sottomarini. Questa rete fissa monitora costantemente aree strategiche, come i punti di passaggio obbligati e le rotte dei sottomarini.

A questo si aggiungono sistemi mobili come il Surveillance Towed Array Sensor System (SURTASS), schierato su navi specializzate che utilizzano sonar passivi o attivi a bassa frequenza per rilevare sottomarini a grande distanza.

L’architettura è completata da cacciatorpediniere, fregate e sottomarini d’attacco, oltre a velivoli come il P-8A Poseidon e gli elicotteri MH-60R Seahawk, che impiegano boe sonar (sonoboe) e sonar calabili. Il tutto è supportato da satelliti e veicoli senza equipaggio che raccolgono dati oceanografici essenziali per ottimizzare il rilevamento.

La prospettiva di Pechino: un “tallone d’Achille”

Se Washington è preoccupata per la rapida espansione della flotta sottomarina cinese, che si prevede raggiungerà le 80 unità entro il 2035, Pechino considera la sofisticata capacità di guerra antisommergibile (ASW) americana una minaccia diretta alla furtività dei propri mezzi, un fattore chiave per la loro efficacia.

In un articolo pubblicato sulla rivista cinese Military Art, gli autori descrivono i cavi e i sensori statunitensi come “fragili e facili da tagliare”, identificando i sistemi di comando e controllo come il “tallone d’Achille” della rete, vulnerabili ad attacchi cinetici o informatici. Si invoca quindi lo sviluppo di tecnologie di rilevamento e di veicoli sottomarini autonomi capaci di distruggere queste infrastrutture.

SOSUS network

Bryan Clark, esperto dell’Hudson Institute ed ex ufficiale sommergibilista della U.S. Navy, ritiene credibile questa valutazione. Pur riconoscendo l’efficacia dei sistemi americani, ammette la possibilità di attacchi mirati su nodi specifici della rete. Sottolinea, tuttavia, la difficoltà e il costo operativo di una simile campagna, che richiederebbe risorse ingenti e limiterebbe l’impiego dei sottomarini cinesi.

Gli strumenti cinesi per il sabotaggio

La Cina possiede già diversi mezzi in grado di minacciare la rete americana. Tra questi spiccano i veicoli sottomarini senza equipaggio (UUV), come l’HSU-001, presentato nel 2019 e capace di missioni di ricognizione e sabotaggio. A questi si aggiungono droni oceanografici come il Sea Wing (Haiyi), utilizzato per raccogliere dati ambientali con possibili applicazioni militari. Queste piattaforme possono essere lanciate da navi militari o civili, inclusa la vasta flotta peschereccia cinese.

HSU001

Pechino sta inoltre investendo in sistemi di rilevamento avanzati come la serie Qianlong e l’Haishen-6000, progettati per l’esplorazione profonda ma adattabili a scopi militari. Sul fronte offensivo, si valuta la militarizzazione di sommergibili da ricerca come il Jiaolong e lo Shenhai Yongshi, in grado di raggiungere grandi profondità per piazzare cariche esplosive, tagliare cavi o disattivare sensori.

HAISHEN 6000

Conseguenze strategiche di un attacco

Un’eventuale campagna sistematica contro la rete di sensori sottomarini USA avrebbe conseguenze di vasta portata. La capacità della U.S. Navy di tracciare i sottomarini cinesi verrebbe drasticamente ridotta, complicando i piani di controllo del mare. Ciò spingerebbe Washington a investire in sistemi più ridondanti, discreti e resilienti, aumentando l’uso di veicoli autonomi.

A livello strategico, la perdita, anche temporanea, del dominio informativo sottomarino aumenterebbe l’incertezza operativa per le forze statunitensi e alleate, creando finestre di opportunità per le operazioni cinesi. In uno scenario simile, il ruolo delle capacità ASW di alleati regionali come Giappone e Australia diventerebbe ancora più cruciale, all’interno di un’architettura di sorveglianza più decentralizzata ma comunque esposta alle contromisure avversarie.



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