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La Guerra dei Droni si estende: l’Ucraina colpisce una mega-raffineria a 1300 km dal confine

La strategia di Kiev sta funzionando: la produzione russa di carburante è crollata di quasi il 20%, con prezzi record e razionamenti. Mosca è costretta a ripensare la sua intera economia mentre i droni colpiscono sempre più in profondità.

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Un altro giorno, un altro attacco di droni ucraini a un impianto petrolifero russo. Sembra quasi una routine, se non fosse per la portata strategica ed economica di questa campagna. Giovedì è stato il turno di un importante impianto petrolifero e petrolchimico della Gazprom nella repubblica del Bashkortostan, a Salavat. Un obiettivo situato a una distanza quasi impensabile solo un anno fa.

“Due droni hanno attaccato l’impresa Gazprom Neftekhim Salavat”, ha dichiarato su Telegram il capo regionale del Bashkortostan, Radiy Khabirov, definendolo senza troppe sorprese un “attacco terroristico”. Secondo la sua versione, le guardie di sicurezza avrebbero aperto il fuoco contro i droni in avvicinamento, ma l’attacco non avrebbe causato feriti. I video della scena, come ormai di consueto, mostrano dense colonne di fumo nero che si levano sopra l’impianto, mentre le squadre di emergenza cercano di domare l’incendio e valutare danni la cui entità resta incerta.

Dove si trova Savalat e la sua raffineria

Non si tratta di un impianto secondario. La raffineria Gazprom Neftekhim Salavat è una delle più grandi del paese, classificata come la decima in Russia, con una capacità di lavorazione di circa 10 milioni di tonnellate di petrolio all’anno e una vasta produzione di prodotti petroliferi e chimici. Non è nemmeno la prima volta che viene presa di mira, dato un incidente simile già avvenuto nel 2024.

Una strategia sistematica con effetti pesanti

L’attacco a Salavat non è un episodio isolato, ma il tassello di una strategia ben precisa e sempre più efficace. Dall’inizio di agosto, sono almeno dieci le raffinerie russe colpite da attacchi transfrontalieri di droni ucraini. Gli effetti si fanno sentire, e pesantemente:

  • Riduzione della produzione: La capacità di raffinazione nazionale russa è diminuita di quasi il 20%, una cifra enorme che si traduce in circa 1.1 milioni di barili al giorno in meno.
  • Aumento dei prezzi interni: I prezzi all’ingrosso del carburante in Russia sono aumentati vertiginosamente, con un balzo del 54% per la benzina da gennaio.
  • Carenze e razionamenti: Le conseguenze per i cittadini russi sono tangibili, con carenze di carburante, lunghe code ai distributori e l’imposizione di razionamenti in alcune regioni.
  • Stop alle esportazioni: Le autorità sono state costrette a sospendere le esportazioni di carburante per cercare di stabilizzare il mercato interno.

Per Kiev, la logica è cristallina: le raffinerie russe non sono obiettivi civili, ma militari. Sono la linfa vitale che finanzia lo sforzo bellico del Cremlino e rifornisce le sue forze armate. Colpirle significa minare permanentemente la capacità di Mosca di sostenere la sua “operazione militare speciale”.

La tabella seguente riassume alcuni dei principali attacchi recenti, a testimonianza della sistematicità della campagna.

Impianto ColpitoLocalità/RegioneNote
Gazprom Neftekhim SalavatBashkortostanUno dei più grandi complessi petrolchimici, a oltre 1300 km dal confine.
RyazanRegione di RyazanUna delle principali raffinerie a sud-est di Mosca.
Slavyansk-na-KubaniKrasnodar KraiImportante per la logistica verso il Mar Nero.
NovoshakhtinskRegione di RostovPiù volte colpito, vicino al confine ucraino.
TuapseKrasnodar KraiImpianto strategico sul Mar Nero, di proprietà di Rosneft.
NizhnekamskTatarstanUn altro obiettivo a lunga distanza, parte di un grande polo industriale.
Kstovo (Lukoil)Regione di Nizhny NovgorodUna delle più grandi raffinerie della Russia europea.

Ad esempio, all’inizio di agosto i media ucraini hanno riportato la seguente dichiarazione:

Secondo lo Stato Maggiore ucraino, è stata colpita l’unità di lavorazione primaria del petrolio ELOU-AVT-6, con una capacità stimata di 6 milioni di tonnellate all’anno.

L’impianto, che ha una capacità di 13,8 milioni di tonnellate all’anno, era già stato colpito in precedenza dai droni ucraini il 2 agosto, costringendo due delle sue tre principali unità di raffinazione a interrompere le operazioni.

L’esercito ucraino ha affermato che l’impianto svolge un ruolo di supporto alle forze armate russe.

Mentre le raffinerie bruciano, Mosca pensa al 2030

L’aspetto forse più interessante è la reazione, o meglio, la pianificazione a lungo termine del Cremlino mentre la sua infrastruttura energetica subisce colpi durissimi. Secondo l’agenzia di stampa TASS, il Ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ha dichiarato durante il Forum Finanziario di Mosca che il suo ministero sta lavorando a una graduale diminuzione della dipendenza del bilancio statale dal petrolio e dal gas.

“Per rendere le finanze sostenibili, proponiamo e mettiamo a bilancio una riduzione della dipendenza del budget da varie restrizioni, siano esse di prezzo o di volume, sui ricavi da petrolio e gas”, ha affermato Siluanov. L’obiettivo è portare il prezzo di “cutoff” (il prezzo del petrolio sopra il quale i ricavi extra vengono messi in un fondo sovrano) a $55 al barile entro il 2030.

Una mossa di pianificazione strategica che suona quasi surreale mentre il paese affronta una crisi immediata nella sua capacità di raffinazione. È un’ammissione implicita che il modello economico basato sugli idrocarburi è sempre più vulnerabile, non solo alle sanzioni internazionali, ma anche a una guerra asimmetrica che sta colpendo il cuore produttivo della Russia.

Domande e Risposte

1) Qual è il tema centrale di questa notizia e perché è rilevante?

Il tema centrale è l’intensificazione e l’estensione della campagna militare ucraina contro le infrastrutture energetiche russe, esemplificata dall’attacco alla raffineria di Salavat, a 1300 km dal confine. La sua rilevanza risiede nel dimostrare la crescente capacità tecnologica e strategica di Kiev, che ora può colpire obiettivi profondamente all’interno del territorio russo. Questo trasforma il conflitto da una guerra di logoramento sul fronte a una vera e propria guerra economica che mira a paralizzare la macchina bellica e l’economia interna della Russia.

2) Qual è l’importanza strategica di questi attacchi per l’Ucraina e per la Russia?

Per l’Ucraina, questi attacchi sono di enorme importanza strategica. Riducono direttamente i ricavi che la Russia utilizza per finanziare la guerra, creano problemi logistici per l’esercito russo e generano malcontento interno a causa dell’aumento dei prezzi e della carenza di carburante. Per la Russia, la situazione è critica. Oltre al danno economico immediato, questi attacchi espongono la vulnerabilità delle sue difese aeree su un territorio vastissimo e costringono Mosca a dirottare preziose risorse militari dalla prima linea per proteggere le infrastrutture strategiche interne.

3) Quali potrebbero essere le ricadute economiche a lungo termine per la Russia e per il mercato globale?

Per la Russia, le ricadute a lungo termine potrebbero essere severe. La continua distruzione della capacità di raffinazione potrebbe trasformarla, paradossalmente, da esportatore netto di prodotti raffinati a importatore. Ciò indebolirebbe ulteriormente la sua bilancia commerciale e la sua valuta. A livello globale, una significativa e prolungata riduzione della capacità di raffinazione russa potrebbe portare a una diminuzione dell’offerta di prodotti come diesel e benzina sul mercato mondiale, causando un aumento dei prezzi. Tuttavia, questo effetto potrebbe essere mitigato dall’aumento della produzione di altri paesi.

 

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