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La guerra commerciale Cina USA bombarda il mercato: tariffe, terre rare e un venerdì da dimenticare
Un post di Trump su nuovi dazi alla Cina scatena il panico a Wall Street. Ecco perché la mossa di Pechino sulle terre rare ha innescato un crollo che ha cancellato i guadagni settimanali e messo in allarme gli investitori.

Sembrava un venerdì tranquillo, quasi euforico, con il Nasdaq che aggiornava i suoi massimi storici intraday. Un cielo terso, forse troppo, nel quale non si intravedeva una nuvola. Poi, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato un post su Truth Social firmato Donald Trump, e il mercato ha bruscamente invertito la rotta, chiudendo una delle peggiori sedute degli ultimi mesi.
La festa, insomma, è finita di colpo. Le vendite si sono accelerate nel finale di seduta, lasciando sul terreno perdite pesanti. Vediamo i numeri della chiusura di venerdì 10 ottobre:
- Dow Jones Industrial Average: -878,82 punti, pari a un calo dell’, a quota 45.479,60.
- S&P 500: – a 6.552,51.
- Nasdaq Composite: – a 22.204,43, la peggiore performance giornaliera dallo scorso 10 aprile.
Questi cali hanno azzerato i guadagni settimanali per tutti i principali indici, trasformando un’altra settimana positiva in un pesante passivo.
Cosa ha Scatenato il Panico?
La causa scatenante è stata la minaccia, neanche troppo velata, di Donald Trump di imporre un “massiccio aumento di tariffe sui prodotti cinesi”. Il Presidente, nel suo post, ha accusato Pechino di essere diventata “molto ostile” con le sue recenti restrizioni sull’export delle terre rare, risorse fondamentali per l’industria tecnologica e della difesa.
“Dovevo incontrare il Presidente Xi tra due settimane, all’APEC, in Corea del Sud, ma ora non sembra esserci alcun motivo per farlo,” ha scritto Trump. “Una delle politiche che stiamo calcolando in questo momento è un massiccio aumento delle tariffe sui prodotti cinesi che arrivano negli Stati Uniti d’America.”
La mossa di Pechino a cui si riferisce è il recente irrigidimento sulle esportazioni di materiali contenenti terre rare, che ora richiedono una licenza specifica per beni il cui valore dipenda per almeno lo da questi elementi. Una mossa che Trump ha definito un tentativo di tenere il mondo “in ostaggio”.
Come ha commentato Jeff Kilburg di KKM Financial, “le aspettative per un accordo commerciale con la Cina sono state spazzate via dal tavolo”. I “profit takers”, ovvero coloro che monetizzano i guadagni, sono usciti allo scoperto in forze.
L’effetto a catena: VIX, Tech e vendite “Meccaniche”
La reazione dei mercati non è stata solo emotiva, ma anche tecnica. L’indice della paura, il CBOE Volatility Index (VIX), è schizzato sopra quota 22, ponendo fine a quasi quattro mesi di calma piatta e ascesa costante. Questo picco segnala che gli operatori si sono precipitati a comprare opzioni di copertura, scommettendo su (o proteggendosi da) ulteriori ribassi.
A pagare il prezzo più alto sono stati, prevedibilmente, i titoli tecnologici, i più esposti sia alla filiera produttiva cinese sia al mercato di consumo di Pechino.
- Nvidia ha perso circa il .
- AMD è crollata di quasi l’ .
- Tesla ha ceduto circa il .
Ma c’è di più. Come aveva notato Charlie McElligott di Nomura solo 48 ore prima del crollo, la “calma mortale” della volatilità e l’euforia per l’Intelligenza Artificiale stavano creando le condizioni per un’inversione violenta. La stabilità, come si dice in finanza, genera instabilità. McElligott aveva avvertito del rischio di un deleveraging meccanico: un effetto domino in cui il calo del mercato innesca vendite automatiche da parte di fondi a leva (Leveraged ETF), strategie di Volatility Control e coperture degli operatori in opzioni.
Le stime di Nomura erano impressionanti: un calo del dell’indice avrebbe potuto innescare vendite automatiche per circa $88,9 miliardi di dollari. Un calo del le avrebbe portate a $151 miliardi. Numeri che spiegano l’accelerazione verticale delle vendite di venerdì. I sistemi automatici sono pericolossisimi, con stop loss che possono amplificare una piccola crisi rendendola una caduta devastante.
A complicare il quadro, si aggiunge lo shutdown del governo USA, che prosegue da 10 giorni, aggiungendo un ulteriore strato di incertezza e sentimento negativo.
In questo contesto, la vecchia memoria muscolare del “compra il ribasso” (buy the dip) questa volta sembra essersi inceppata. Con un weekend lungo per il mercato obbligazionario alle porte e il rischio di una contro-risposta cinese domenica, pochi se la sono sentita di scommettere contro la corrente. Ogni timido tentativo di rimbalzo è stato prontamente venduto.
Domande e Risposte per i Lettori
1) Perché i mercati hanno reagito in modo così violento a un semplice post sui social media?
I mercati finanziari odiano l’incertezza. Il post di Trump non è stato “semplice”, ma ha reintrodotto bruscamente lo spettro di una guerra commerciale su larga scala con la Cina, un fattore che aveva già destabilizzato l’economia globale in passato. Questa minaccia colpisce direttamente le catene di approvvigionamento, i costi di produzione e i profitti delle aziende, specialmente quelle tecnologiche. Inoltre, la reazione è stata amplificata da un mercato che si trovava ai massimi storici, ipercomprato e con una volatilità molto bassa: le condizioni ideali per un’inversione rapida e violenta non appena arriva un catalizzatore negativo.
2) Cosa sono le “terre rare” e perché la Cina le usa come arma geopolitica?
Le “terre rare” sono un gruppo di 17 elementi chimici cruciali per la produzione di quasi tutta la tecnologia moderna: smartphone, veicoli elettrici, turbine eoliche, ma anche sistemi missilistici e caccia militari. La Cina non è l’unico paese ad averne giacimenti, ma controlla circa l’80-90% della raffinazione e della lavorazione globale. Questo le conferisce un potere quasi monopolistico. Limitandone l’esportazione, Pechino può esercitare una forte pressione sulle economie occidentali, aumentando i costi e rallentando la produzione in settori strategici, usandole di fatto come un’efficace arma di ricatto economico e geopolitico.
3) Questo crollo è l’inizio di una crisi più grande o solo uno scossone temporaneo?
È la domanda da un milione di dollari. Al momento è impossibile dirlo con certezza. Potrebbe essere uno scossone temporaneo se le minacce di Trump rientrassero nella sua tipica tattica negoziale e non si traducessero in dazi reali, o se la Cina facesse un passo indietro. Tuttavia, ci sono segnali preoccupanti. Il fallimento della strategia “buy the dip” e la potenza delle vendite meccaniche suggeriscono che la fiducia degli investitori si è incrinata. Molto dipenderà dalle prossime mosse politiche di Washington e Pechino. Un’escalation della guerra commerciale potrebbe certamente innescare una correzione più profonda e duratura.

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