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di Elliott Morss, 30 marzo 2015

 Introduzione

I mezzi di informazione stanno coprendo abbondantemente l’inutile balletto tra i “leader” dell’eurozona e la Grecia. Ma la Grecia non è l’unico paese che deve affrontare gravi problemi economici. Questo articolo identifica altri paesi in situazioni critiche e i problemi che essi devono affrontare.

Metodologia utilizzata per selezionare i paesi maggiormente nei guai

Per selezionare i paesi maggiormente in crisi, sono stati utilizzati cinque indicatori chiave: il tasso di crescita del PIL, il tasso di disoccupazione, i disavanzi pubblici, il debito pubblico e il deficit delle partite correnti. Tassi di crescita del PIL in declino o negativi sono spesso un precursore di problemi economici emergenti. Alti tassi di disoccupazione significano problemi già esistenti. Disavanzi pubblici elevati significano che un paese ha limitate capacità di generare ulteriori stimoli fiscali: i deficit portano ad ulteriori debiti pubblici, debiti che possono diventare insostenibili. I saldi delle partite correnti sono la somma dei flussi commerciali e dei capitali. I paesi possono mantenere saldi delle partite correnti negativi solo fino all’esaurimento delle loro riserve internazionali.

Il FMI raccoglie questi dati su 189 paesi. Per gli scopi di questo lavoro, paesi con una popolazione di meno di 500.000 abitanti sono stati scartati. Quindi, sono stati selezionati i 30 paesi con la peggiore performance  in ciascuno di questi indicatori nel 2014. Ciò ha ristretto la lista a 74 paesi. L’elenco è stato accorciato ulteriormente scegliendo i paesi con performance peggiori su almeno 3 di questi 5 indicatori. Ciò ha ridotto la lista a 12 paesi. Questi paesi insieme ad altri 3 con problemi particolari – Ecuador, Ucraina e Venezuela – vengono analizzati qui sotto. La Libia e la Siria non sono inclusi. I loro gravi problemi economici sono principalmente riconducibili alle guerre. Ma, almeno per ora, la Libia produce ancora petrolio e la Siria riceve molta assistenza economica dall’Iran.

Paesi senza una propria moneta

Sei paesi tra quelli da noi selezionati utilizzano l’euro e l’Ecuador utilizza il dollaro USA. Le situazioni di questi paesi sono più precarie perché senza avere una moneta che si può svalutare, essi possono letteralmente finire i soldi. La tabella 1 elenca i sei paesi in difficoltà che non hanno una propria moneta. I numeri in rosso segnalano gli indicatori dove il paese classificato è uno dei 30 paesi peggiori secondo il database IMF.

Grafico 1. – Indicatori di Performance Economica, 2014

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 Fonte: FMI

I paesi, classificati secondo il loro debito pubblico, hanno tutti problemi un po’ diversi. La Grecia è un caso a parte: il 25% della sua forza lavoro è disoccupata e il debito è insostenibile. Ma il suo problema principale è che i suoi capi, la Banca centrale europea e i funzionari della zona euro stanno combattendo senza che si prospetti alcuna soluzione. L’Italia tende a viaggiare sottotraccia. Ma è in recessione con un crescente tasso di disoccupazione e il peso del debito è pericolosamente alto. I report dei media suggeriscono che il Portogallo è “uscito dal tunnel”, ma è vero? Con una disoccupazione alta e un pesante debito, ad essere ottimisti il suo futuro è almeno nebuloso. Cipro è in caduta libera, ma non desta molta attenzione a causa delle sue dimensioni. La Spagna sta utilizzando grandi deficit per ridurre l’alto tasso di disoccupazione e non ha ancora un indebitamento elevato. Il tempo ci dirà se il gioco funziona. Negli ultimi anni, l’economia francese è stata fiacca e il suo grande disavanzo ha ricevuto le attenzioni dei funzionari dell’eurozona. Anche il disavanzo delle partite correnti è problematico. Sulla base dei dati della tabella 1, i problemi dell’Ecuador non sembrano gravi. Sotto spiegheremo perché invece lo sono.

Al fine di evidenziare i problemi dei paesi privi di una propria moneta, si consideri un esempio semplice – supponiamo che esista un solo prodotto fatto da tutti i paesi. Supponiamo inoltre che la Germania sia in grado di vendere quel prodotto a prezzi più bassi rispetto a qualsiasi altro paese. Tutti nell’eurozona comprerebbero quel prodotto dalla Germania, fino ad esaurire tutti i propri euro: in breve, fino all’esaurimento dei soldi. Questo è infatti quello che è successo in Grecia e che potrebbe accadere agli altri paesi elencati nella tabella 1.

La Tabella 2 mostra più da vicino questi paesi, con i dati sui saldi commerciali 2014 e i flussi di capitali (come percentuali del PIL). La tabella comprende anche i dati sulle riserve internazionali espressi come mesi di importazioni che potrebbero essere coperti dalle riserve.

Grafico 2. – Finanze internazionali, 2015

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Fonti: FMI e FocusEconomics

I media segnalano che la Grecia esaurirà il “denaro” in aprile. Il grafico illustra il perché. Gli afflussi di capitale positivi (10,7%) nel 2014 sono venuti dalla troika UE/BCE/FMI. Se questi afflussi si arrestassero con riserve internazionali della Grecia equivalenti a soli 3 giorni di importazioni, la Grecia finirebbe in bancarotta in pochissimo tempo. L’afflusso di capitali che compensa i disavanzi commerciali in questi altri paesi viene dal settore privato e dall’assistenza straniera. Negli ultimi mesi, il deflusso di capitali privati è stato grande. E senza assistenza da parte della troika… E a questo proposito val al pena osservare l’Ecuador, che utilizza il dollaro come valuta. I media suggeriscono che la Cina stia fornendo alcuni finanziamenti. C’è da chiedersi per quanto tempo l’Ecuador potrà avere afflussi di capitali e che cosa accadrà se essi si interrompono…

Paesi con la propria moneta

Il grafico 3 fornisce i dati sui paesi problematici che hanno le proprie monete. A differenza di quelli bloccati in una moneta il cui valore è determinato da altri paesi, questi paesi trovano un po’ di sollievo quando la loro moneta si indebolisce. E questo, a sua volta, rende le importazioni più costose per loro e le esportazioni più economiche per gli altri paesi.

Grafico 3. – Indicatori di Performance, 2014

tabella3

 

Fonte: FMI

Il Giappone rimane un’anomalia. Ha un debito molto più elevato di qualunque altro paese al mondo, ed è in grado di “tirare avanti” perché i suoi cittadini, scottati dalle perdite del mercato azionario negli anni precedenti, acquistano la maggior parte del suo debito. Val la pena notare anche che nonostante l’enorme deficit, il paese ha avuto poca crescita negli ultimi due decenni. Sia la Giordania, sia il Libano devono affrontare un grande afflusso di migranti dalla Siria. Ed entrambi hanno disavanzi pubblici notevoli, compensati in qualche misura da assistenza straniera. Il Libano ha un debito molto maggiore rispetto alla Giordania, mentre entrambi hanno grandi deficit di partite correnti.

La Giamaica è in recessione (questo vale anche per molte altre isole caraibiche troppo piccole per essere considerate). E con un alto tasso di disoccupazione e un grande debito, ulteriori deficit per stimolare l’economia non sono un’opzione valida per la Giamaica. Anche i numeri dell’Egitto sono preoccupanti: un alto tasso di disoccupazione e anche un grande deficit pubblico. Il fatto di avere una propria moneta che si è svalutata ha aiutato l’Egitto rendendo più costose le importazioni e più convenienti le sue esportazioni: la lira egiziana è passata da 5,5 per dollaro USA nel 2010; a 7,6 oggi.

Secondo l’amministrazione per le informazioni sull’energia degli USA, il Venezuela ha le più grandi riserve di petrolio del mondo. Transparency International classifica questo paese al 161mo posto su 174 per la cattiva gestione economica e la corruzione. E, infine, c’è l’Ucraina. Anch’essa con tanta corruzione (142ma nella classifica di Transparency International) e in stato di guerra, l’economia è comprensibilmente in declino. Ma anche prima della situazione attuale, l’Ucraina era diventata dipendente dalle enormi sovvenzioni energetiche della Russia. Oggi è sempre più dipendente da quanta assistenza la Russia e le nazioni occidentali sono disposte a fornirle.

Il grafico 4 fornisce i dati sulla situazione finanziaria internazionale di questi paesi. Nonostante le sue enormi riserve di petrolio, il Venezuela non si è preoccupato di accumulare riserve finanziarie, pensando che il suo saldo attivo di partite correnti possa fornire tutto il potere d’acquisto internazionale di cui ha bisogno. Sia l’Ucraina sia l’Egitto saranno aiutati da afflussi di capitale. L’Egitto ottiene circa 1,5 miliardi di dollari ogni anno dagli Stati Uniti come parte degli accordi di Camp David.

Grafico 4. – Finanza Internazionale, 2015

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Fonti: FMI e FocusEconomics

Il Libano è interessante. Nel 2015, i suoi deflussi di partite correnti previsti sono dell’ordine di 6,5 miliardi di dollari, ma  avrà ancora notevoli riserve internazionali, un retaggio degli anni precedenti, quando era il centro finanziario del Medio Oriente.

Conclusioni: i paesi che affrontano gli ostacoli più gravi

Cominciamo eliminando il Giappone e il Venezuela. Ognuno di essi dispone di molte risorse per potersela cavare. E tra i rimanenti paesi con le proprie monete, solo l’Ucraina dovrà affrontare un futuro estremamente pericoloso.

Tuttavia, guardando ai paesi senza una propria valuta, tutta l’eurozona rimane a rischio. Anche se la Grecia attualmente sta ottenendo tutta l’attenzione mediatica, gli altri 4 paesi dell’eurozona qui considerati – Francia, Italia, Portogallo e Spagna – sono in seri guai. Il punto più preoccupante è che i leader dell’eurozona e della Grecia non riconoscono questo fatto e non stanno discutendo di cosa deve essere fatto per risolvere la situazione. Yanis Varoufakis, il ministro greco delle finanze, ha detto recentemente: “a cinque anni dal primo salvataggio, la Grecia rimane in crisi. L’animosità fra gli europei è a un livello record, con i greci e i tedeschi, in particolare, che sono scesi fino al punto di rivendicazioni morali, accuse reciproche e aperto antagonismo.

Yannos Papantoniou, l’ex ministro delle finanze della Grecia, ha recentemente scritto un pezzo in cui definisce la situazione “insostenibile”. Ha proseguito parlando apertamente di come potrebbe avvenire una rottura: “il primo passo in tale processo probabilmente sarebbe la divisione dell’eurozona in sub-aree, che comprendano i paesi di forza relativamente comparabile. Mentre diventa sempre più difficile perseguire politiche fiscali e monetarie coerenti, crescerà il rischio di una dissoluzione completa dell’eurozona. Un’uscita della Grecia potrebbe accorciare considerevolmente questo processo.”

Secondo me i negoziati in corso tra l’eurozona e la Grecia sono futili e uno spreco di tempo. La Grecia dovrebbe concentrarsi sull’uscita dall’eurozona e sull’introduzione di una propria moneta. E quando diventerà evidente che accadrà presto, altri paesi potrebbero seguirne l’esempio.

E l’Ecuador, il paese che utilizza il dollaro come moneta? Nessuna reale preoccupazione: i cinesi sono interessati alle sue risorse naturali.