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La “Grande Diversificazione” del Kazakistan: Astana punta sul gas TAPI per corteggiare Nuova Delhi e fare la ruota all’Occidente
Kazakistan, mossa shock sul gas: Astana offre il 30% del TAPI. Il progetto da 33 miliardi di metri cubi all’anno che sposta il baricentro energetico verso l’India e cambia le regole del “Grande Gioco” in Asia Centrale.

Il panorama energetico globale è in costante ebollizione, e se per decenni l’attenzione è stata focalizzata sui flussi di idrocarburi diretti verso l’Occidente o, più recentemente, verso l’ingordo mercato cinese, ora l’Asia Centrale sta riscrivendo la mappa delle forniture. In questo “Grande Gioco” rivisitato, il Kazakistan si muove con acuta intelligenza strategica, non accontentandosi del ruolo di mero trasportatore.
Astana ha formalmente ribadito la sua volontà di entrare nel Gasdotto Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India (TAPI), un progetto epico e sfortunato (i 1.800 km più difficili del mondo, forse) che promette di spostare l’asse energetico sud. La mossa è chiara: differenziare l’export non solo attraverso il corridoio Caspio, ma anche verso Sud, puntando sull’India, la potenza demografica ed economica che, si sa, ha una fame insaziabile di gas.
L’Offerta kazaka: un’iniezione di capitali e credibilità
La proposta di Astana, veicolata per la prima volta lo scorso ottobre in seguito a un “accordo strategico di partnership sul gas” con il Turkmenistan, è tutt’altro che simbolica: il Kazakistan si è detto pronto ad acquisire una quota partecipativa fino al 30% nel consorzio TAPI.
Attualmente, il progetto è dominato dal veicolo speciale turkmeno Galkynysh Pipeline Company (controllato da Turkmengaz) con una partecipazione dell’85%, lasciando il restante 15% equamente diviso tra Afghan Gas Enterprise, il Pakistan Inter State Gas Systems Limited e l’India con Gail.
L’ingresso del Kazakistan avrebbe una triplice valenza:
Finanziaria: Apporterebbe il capitale necessario per sbloccare la costruzione, il cui costo complessivo è stimato intorno ai 10 miliardi di dollari.
Tecnica: Il Kazakistan è un attore maturo nel settore del gas, in grado di garantire un know-how infrastrutturale e gestionale.
Geopolitica: Aggiungerebbe un partner strategicamente stabile in Asia Centrale, potenzialmente facilitando il difficile percorso negoziale (e di sicurezza) che attraversa l’Afghanistan.
TAPI: Numeri da Capogiro, Geopolitica Complicata
Il TAPI è progettato per diventare un game-changer regionale.
| Caratteristica | Dettaglio | Note Economico-Strategiche |
| Lunghezza Totale | Circa 1.600 – 1.814 km | Una sfida logistica notevole. |
| Capacità Massima | 33 miliardi di metri cubi all’anno (Bcm/anno) | Capacità pari a quasi un terzo della domanda totale di gas dell’UE nel 2023. |
| Fase Iniziale | 11 Bcm/anno (Fase 1) | Garantirebbe subito forniture significative a Pakistan e India. |
| Punto di Partenza | Giacimento di Galkynysh (Turkmenistan) | Uno dei giacimenti più grandi del mondo. |
Il Turkmenistan, attualmente il principale motore del progetto, vede il TAPI come l’ancora di salvezza per diversificare le sue rotte di esportazione, oggi eccessivamente sbilanciate su Cina, Iran e Russia. In questo contesto, la disponibilità del Kazakistan a intervenire è stata discussa recentemente al più alto livello, durante un incontro tra i Presidenti Kassym-Jomart Tokayev (Kazakistan) e Serdar Berdymukhamedov (Turkmenistan).
Il Ministro dell’Energia kazako, Erlan Akkenzhenov, pur attendendo ancora una risposta ufficiale da Ashgabat, ha confermato che la questione è stata “spostata a un livello superiore”. Un’espressione diplomatica che, in economia e geopolitica, spesso significa: l’accordo ci sarà, stiamo solo definendo gli ultimissimi dettagli tra i capi di Stato. Il Kazakistan, da tempo partner affidabile nel trasporto di gas turkmeno verso la Cina, sta chiaramente cercando di capitalizzare questa fiducia per proiettarsi in un mercato in crescita esponenziale.
L’approccio espansivo è lampante: solo la grande infrastruttura fisica, supportata da accordi strategici tra Stati, può sbloccare riserve energetiche altrimenti “prigioniere” della geografia e garantire la stabilità necessaria per la crescita economica delle economie emergenti. E se l’Occidente si preoccupa solo di de-risking, l’Asia Centrale, tra un dittatore e un gasdotto, sta dimostrando che il vero risking è non fare nulla.
Domande e risposte
Qual è l’importanza strategica del TAPI per l’Asia e in che modo il Kazakistan ne beneficerebbe?
Il TAPI è vitale per l’Asia meridionale, in particolare per Pakistan e India, che necessitano di fonti energetiche stabili e più economiche per sostenere la loro rapida crescita industriale e demografica. Per il Turkmenistan, è essenziale per ridurre la dipendenza dalle rotte verso la Cina. Per il Kazakistan, che non è il fornitore diretto del gas TAPI, partecipare con una quota (fino al 30%) significa affermarsi come potenza infrastrutturale e finanziaria in Asia Centrale, diversificando le proprie relazioni strategiche e guadagnando influenza su una rotta commerciale cruciale verso il subcontinente indiano, riducendo la centralità del ruolo russo e cinese nel proprio export.
Perché il progetto TAPI è stato ritardato così a lungo e la partecipazione del Kazakistan potrebbe risolvere il problema?
Il TAPI è stato proposto fin dagli anni ’90, ma ha subito ritardi a causa di sfide finanziarie, questioni legali tra i paesi partecipanti e, soprattutto, l’estrema instabilità politica e di sicurezza che caratterizza il tratto afghano (774 km). Sebbene l’attuale governo talebano abbia mostrato interesse a riprendere la costruzione, i rischi restano alti. L’ingresso del Kazakistan, in quanto partner finanziariamente solido e diplomaticamente ben posizionato in Asia Centrale, rafforzerebbe la governance del progetto e ne aumenterebbe la credibilità presso le istituzioni finanziarie internazionali come l’Asian Development Bank (ADB).
In che modo questa mossa si inserisce nelle dinamiche energetiche tra Kazakistan, Turkmenistan e Cina?
Storicamente, Kazakistan e Turkmenistan sono stati partner della Cina, utilizzando gasdotti che transitano attraverso i loro territori per rifornire Pechino. L’interesse del Kazakistan per il TAPI e l’accordo strategico sul gas con il Turkmenistan mostrano la volontà di entrambe le nazioni di cercare acquirenti alternativi e di agire con maggiore autonomia rispetto a Mosca e Pechino. Questo è un chiaro tentativo di bilanciare la propria politica energetica, evitando una dipendenza eccessiva dal gigante cinese come unico cliente per volumi così elevati di gas (33 Bcm/anno per il TAPI).








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