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La grande corsa al GNL: l’Europa supera l’Asia, ma si spara sui piedi con la burocrazia

‘Europa diventa il primo importatore di GNL al mondo, superando l’Asia e facendo salire i prezzi. Ma il paradosso è servito: l’UE introduce nuove regole “verdi” e sui diritti umani, e i grandi fornitori come Exxon e Qatar minacciano di tagliare le forniture

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Per anni, l’Asia è stata la locomotiva della domanda mondiale di gas naturale liquefatto (GNL), con le sue economie in rapida crescita affamate di energia. Quest’anno, però, lo scenario è cambiato. La domanda asiatica sta vistosamente rallentando, mentre quella europea è in forte ascesa, compensando ampiamente il calo asiatico, e questo nonostante i continui proclami di Bruxelles sulla necessità di ridurre i consumi di idrocarburi.

L’Europa, di fatto, è diventata il nuovo centro della domanda globale di GNL, spodestando l’Asia.

I dati sono chiari. Secondo le rilevazioni di Kpler, nei primi dieci mesi dell’anno, le importazioni asiatiche di GNL sono calate di oltre 14 milioni di tonnellate rispetto all’anno precedente, attestandosi a 225,8 milioni. Nello stesso identico periodo, l’Europa ha importato 101,38 milioni di tonnellate, registrando un balzo di 16,75 milioni di tonnellate rispetto all’anno prima. Un aumento notevole, proprio mentre la leadership dell’UE si vantava di aver ridotto “permanentemente” i consumi di gas (non solo quello russo).

Il paradosso europeo: pagare di più per rischiare di meno

Questa massiccia e improvvisa fame di GNL da parte dell’Europa ha una conseguenza ovvia, da manuale di economia: il prezzo sale. È stata proprio la domanda europea a rendere il GNL più costoso su scala globale, mettendo di fatto fuori mercato molti importatori asiatici, economie notoriamente più sensibili ai costi energetici.

L’Europa si trova così in una posizione scomoda: pur di affrancarsi dal gas russo via tubo, si è gettata sul mercato GNL pagando conti salatissimi, in un difficile equilibrio tra il finanziamento di una costosa transizione energetica e il sostegno a un riarmo militare che, per definizione, richiederebbe energia a basso costo.

Proprio ora che l’Europa è il miglior cliente sulla piazza, capace di attirare tutti i produttori, e di avere ottime relazioni commerciali con loro, riesce nell’impresa di farli arrabbiare. Come? Con la burocrazia.

L’Unione Europea sta portando avanti la “Corporate Sustainability Due Diligence Directive” (CSDDD), una nuova direttiva che obbligherebbe le aziende internazionali a:

  • Tracciare e rendicontare le emissioni lungo tutta la loro catena di approvvigionamento.
  • Monitorare e garantire il rispetto dei diritti umani lungo tutta la filiera.

Il tutto, pena multe salatissime che possono arrivare al 5% del fatturato globale annuo.

La reazione dei grandi fornitori non si è fatta attendere. Exxon, uno dei maggiori esportatori mondiali, ha avvertito che potrebbe essere costretta a smettere di fare affari con l’UE. Non è sola: anche il Qatar, secondo esportatore di GNL al mondo, ha minacciato di chiudere i rubinetti se Bruxelles pretenderà di imporre a QatarEnergy queste regole.

La transizione energetica tra sogni e realtà

Mentre l’UE gioca a questo braccio di ferro normativo (continuando, tra l’altro, a importare GNL anche dalla Russia), i think tank focalizzati sulla transizione, come l’IEEFA (Institute for Energy Economics and Financial Analysis), lanciano un allarme diverso. Avvertono l’Europa di non legarsi a contratti di acquisto a lungo termine, prevedendo un crollo della domanda di gas di circa un quarto nei prossimi 25 anni, grazie all’espansione di eolico e solare.

L’IEEFA nota, ad esempio, la forte dipendenza dagli USA (che hanno fornito il 57% del GNL europeo nella prima metà del 2025, con picchi del 94% per la Germania).

Ma questa previsione di un rapido declino del gas si scontra con la realtà. Proprio la Germania, campione della transizione verde, ha recentemente registrato il più alto tasso di produzione di energia da centrali a gas, a causa di un anno di venti deboli che hanno messo in crisi la produzione eolica.

Nonostante le previsioni su una futura “sovrabbondanza” di GNL e sulla distruzione della domanda, la realtà è che il meteo resta imprevedibile. La dipendenza dal gas naturale, come fonte stabile e di riserva, sembra destinata a rimanere forte, sia in Europa che in Asia, indipendentemente dalle ambizioni (e dalle direttive) di Bruxelles.

Domande e risposte

Perché l’Europa sta comprando così tanto GNL se vuole fare la transizione verde? L’Europa ha dovuto sostituire in fretta e furia l’enorme quantità di gas che riceveva via gasdotto dalla Russia. Il GNL è stata l’unica alternativa scalabile e rapida. Sebbene l’obiettivo a lungo termine resti la decarbonizzazione con le rinnovabili, nel breve e medio termine la sicurezza energetica dipende da questa fonte. Paradossalmente, il gas è necessario anche per bilanciare la rete quando fonti rinnovabili come eolico e solare non producono (ad esempio, quando non c’è vento).

Perché i grandi fornitori come Exxon e Qatar minacciano di andarsene se l’Europa è un cliente così ricco? Non è un problema di prezzo, ma di regolamentazione. La nuova direttiva europea (CSDDD) impone ai fornitori oneri burocratici e legali enormi sul controllo delle emissioni e dei diritti umani lungo tutta la loro catena produttiva globale. Per queste aziende e stati produttori, si tratta di un costo e di un rischio legale (multe fino al 5% del fatturato mondiale) che preferirebbero evitare, vendendo il loro GNL a clienti meno esigenti, come quelli asiatici.

Il prezzo del GNL scenderà se la transizione energetica avrà successo? Molti analisti (come l’IEEFA) lo sostengono. Prevedono che l’Europa stia costruendo troppi rigassificatori e che, con il calo della domanda dovuto a eolico e solare, ci sarà un surplus di GNL. Tuttavia, altri osservano che la domanda di energia è resiliente. Se anche l’Europa riducesse i consumi, un GNL più economico stimolerebbe semplicemente una nuova domanda da parte dei paesi asiatici, oggi “fuori mercato” a causa dei prezzi troppo alti imposti dalla stessa Europa.

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