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La “Garibaldi” va in pensione in Indonesia: l’affare è (quasi) fatto? Intanto l’Indonesia si finanzia
Cessione di Nave Garibaldi all’Indonesia: il Paese del Sud Est asiatico autorizza i finanziamento necessari per l’acquisto della nave e della sua nuova squadra aerea

Sembra chiarirsi sempre più il futuro della ITS Garibaldi la prima portaerei della nostra Marina Militare: infatti, secondo quanto riportato da Zona Militar, l’Indonesia avrebbe messo nero su bianco un piano di finanziamento che sblocca il processo, indicando che l’affare è in dirittura d’arrivo.
Una questione di soldi (e di volontà)
Il Ministero per la Pianificazione dello Sviluppo Nazionale indonesiano (BAPPENAS) ha dato il via libera all’utilizzo di prestiti esteri per l’acquisizione della nave, con un tetto di 450 milioni di dollari. Non solo, ma il pacchetto include anche fondi per l’acquisto di nuovi elicotteri: 250 milioni di dollari per elicotteri da trasporto e 300 milioni di dollari per elicotteri multiruolo. L’atto formale, una lettera del 29 agosto 2025, inserisce questi progetti tra le priorità finanziabili a livello internazionale, con prestiti che potrebbero arrivare da agenzie di credito all’esportazione, creditori bilaterali o istituti privati.
Che significa tutto questo?
Significa che l’Indonesia non sta semplicemente sondando il terreno, ma ha creato le condizioni economiche per procedere all’acquisto, avendo già una chiara idea del costo dell’operazione nel suo complesso.
La ricerca di un finanziamento è il passaggio che trasforma una trattativa da “possibile” a “probabile”. La mossa dimostra una seria volontà politica di portare a termine l’operazione. E l’idea di accoppiare la spesa per la portaerei con quella per gli elicotteri non è casuale: questi velivoli, infatti, sarebbero fondamentali per equipaggiare la nave una volta operativa.
Una portaerei “rinata” (e un po’ cambiata)
L’idea indonesiana non è di usare la Garibaldi come lo abbiamo conosciuto noi, ma di adattarlo alle loro esigenze. Le proposte viste a Jakarta puntano a trasformarlo in una piattaforma per elicotteri e droni.
- Due isole di comando: un modello presentato alla fiera Indodefence 2025 ha mostrato una configurazione con due torri di comando, un’idea che si sposa bene con l’operatività di droni e velivoli a decollo corto.
- Droni turchi: l’Indonesia ha già espresso interesse per i droni turchi Bayraktar TB3, che hanno già dimostrato la loro compatibilità con un ponte di volo a decollo “ski-jump”, proprio come quello del Garibaldi. L’industria indonesiana ha già firmato accordi per la produzione locale di 60 droni navali TB3 e nove Akinci.
- Fincantieri in campo: a luglio 2025, una delegazione di Fincantieri, con ingegneri e un ex comandante del Garibaldi, è stata a Jakarta per presentare i piani di ammodernamento. Anche se i dettagli non sono pubblici, si parla di quattro aree di intervento per il refit.
Il Garibaldi, dopo la sua messa in riserva a ottobre 2024 con l’ingresso in servizio del Trieste, ha ancora molto da offrire. Non è più la portaerei della Marina Militare Italiana, ma con un restyling potrebbe diventare il cuore della flotta indonesiana.
Il ruolo del “Garibaldi” nel piano strategico indonesiano
L’acquisizione si inserisce nel più ampio programma indonesiano Minimum Essential Force e nella modernizzazione della sua Marina. L’obiettivo è chiaro: creare un hub mobile per operazioni marittime, che spaziano dalla lotta ai sottomarini al soccorso in caso di disastri, dalla sorveglianza all’integrazione di droni. L’Indonesia ha l’ambizione di operare almeno quattro portaelicotteri anfibi, e l’industria navale locale ha già presentato proposte per costruirne di propri. In questa funzione la Garibaldi potrebbe anche fungere da “Nave scuola” per i cantieri locali.
Tuttavia, gli analisti guardano con cautela all’esperienza della Thailandia con la sua portaerei HTMS Chakri Naruebet, che ha sofferto di problemi di budget e manutenzione, limitandone l’utilizzo. Questo è un monito per l’Indonesia, che dovrà valutare attentamente i costi operativi a lungo termine.
Un pezzo di storia in viaggio
L’ITS Giuseppe Garibaldi è stata una nave chiave per l’Italia per quasi quarant’anni. Varata nel 1985, è stata la prima unità italiana con ponte di volo continuo e ha servito in diverse operazioni internazionali, dal Kosovo alla Libia, dal Golfo Persico al Mediterraneo. Con un dislocamento di 14.150 tonnellate, è stata progettata per la lotta antisommergibile, ma le modifiche legislative del 1989 le hanno permesso di ospitare gli aerei a decollo verticale (STOVL), come gli Harrier II.
La nave è stata ben manutenuta e più volte aggiornata: i lavori del 2003 hanno comportato la rimozione dei missili antinave Otomat Mk 2 per ampliare lo spazio sul ponte e migliorare le comunicazioni; un’ulteriore revisione nel 2013 ha aggiornato i sistemi di propulsione, supporto al volo e C4I. I dati tecnici indicano un dislocamento a pieno carico di 14.150 tonnellate, una lunghezza di 180,2 metri, una larghezza di 33,4 metri e quattro turbine LM2500 che producono 81.000 cavalli vapore, garantendo una velocità superiore a 30 nodi e un’autonomia di 7.000 miglia nautiche a 20 nodi. Un’ottima nave, solida e ben testata.
L’ultima fase della sua vita è stata segnata da una curiosa esibizione con una Ferrari che ha stabilito il record di velocità su una portaerei, quasi a voler mostrare, per l’ultima volta, la sua forza prima del pensionamento. Ora, si appresta a iniziare una nuova vita, con un nuovo nome e una nuova bandiera.
Tre domande dal lettore (e le risposte)
- Perché l’Italia vende una nave così importante e non la smantella? La Marina Italiana ha dismesso il Garibaldi a seguito dell’entrata in servizio della LHD (Landing Helicopter Dock) “Trieste”, che rappresenta una nave più moderna e versatile. Cedere il Garibaldi a un paese partner come l’Indonesia permette di ottenere un rientro economico, evitando i costi di demolizione, e di rafforzare i legami diplomatici e industriali, promuovendo la cooperazione militare con un paese strategicamente rilevante nel Pacifico.
- Quali modifiche dovrà subire il “Garibaldi” per l’Indonesia? Le principali modifiche previste si concentrano sull’adattamento della nave per l’uso di elicotteri e droni. Si parla di una configurazione a “due isole” di comando per ottimizzare le operazioni di volo, e di aggiornamenti ai sistemi di comunicazione e di supporto ai velivoli. L’obiettivo è trasformare l’unità in una piattaforma multifunzionale, focalizzata su sorveglianza, pattugliamento marittimo e supporto aereo, piuttosto che su un ruolo di attacco con aerei a decollo fisso.
- L’acquisizione del “Garibaldi” è un’operazione sicura per l’Indonesia? L’operazione non è esente da rischi. Anche se il Garibaldi è una nave ben tenuta, una portaerei richiede ingenti investimenti per la manutenzione e la gestione operativa. L’Indonesia dovrà valutare attentamente i costi a lungo termine per l’equipaggio, la logistica e gli ammodernamenti futuri, per evitare di replicare i problemi che altre nazioni hanno avuto con unità simili. Il piano finanziario approvato è un segnale di forte impegno, ma i dettagli operativi e logistici sono ancora in fase di definizione.

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