Attualità
“La fame fa bene”. L’articolo “Satirico” del sito dell’ONU che non fa ridere, ma spiega molto
“I Benefici della Fame”: ecco il bel titolo di un articolo che appariva sino a qualche giorno fa sul sito dell’ONU e che, chissà come mai, negli scorsi giorni è stato fatto sparire. Probabilmente qualcuno si è reso conto che era un po’ troppo “Satirico”, come hanno cercato di farlo passare, oppure diceva un po’ troppo la verità. Però internet non perdona e una copia è stata salvata dalla Web Archive, dove potete trovarla.
A scrivere l’articolo è George Kent, professore di Scienze Politiche alle Hawaii, dove non si soffre la fame, e lavora nei “Diritti umani, relazioni internazionali, sviluppo e problemi ambientali”. Siamo proprio ben mesi.
Perché la fame è un bene? “Perché le persone affamate sono le persone più produttive, soprattutto quando si tratta di lavori manuali.” Prosegue poi l’autore che si lavora per la fame (cosa non corretta, un noto detto romanesco afferma che Se lavora e se fatica pe’ la panza e pe’ la f…) e che “.. quanti di noi venderebbero i propri servizi a così poco prezzo se non fosse per la minaccia della fame? Quando vendiamo i nostri servizi a basso costo, arricchiamo altri, coloro che possiedono le fabbriche, le macchine e le terre e, in ultima analisi, le persone che lavorano per loro. Per coloro che dipendono dalla disponibilità di manodopera a basso costo, la fame è il fondamento della loro ricchezza.”
Non è finito, l’articolo prosegue con l’esame del perché la gente fa la fame : il pensiero convenzionale è che la fame sia causata da lavori poco remunerativi. Per esempio, un articolo riporta “Gli schiavi dell’etanolo in Brasile: 200.000 tagliatori di zucchero migranti che sostengono il boom delle energie rinnovabili”. Se è vero che la fame è causata da lavori poco remunerativi, dobbiamo capire che la fame provoca allo stesso tempo la creazione di lavori poco remunerativi. Chi avrebbe creato in Brasile massicce operazioni di produzione di biocarburanti se non sapesse che ci sono migliaia di persone affamate abbastanza disperate da accettare i terribili posti di lavoro che offrirebbero? Chi avrebbe costruito un qualsiasi tipo di fabbrica se non avesse saputo che molte persone sarebbero state disponibili ad accettare i posti di lavoro a basso salario? Non fa una piega, se uno lavora per un tozzo di pane, allora qualcuno che lo sfrutta lo trova.ò Un po’ come accade al sud per i migranti: accettano di raccogliere i pomodori per due euro alla cassetta e, per far contento l’attore pariolino di turno, qualcuno glieli dà. Peccato che lo sfruttatore potrebbe anche comprare una macchina che taglia la canna da zucchero, o che raccoglie i pomodori, e pagare degli stipendi decenti a lavoratori che non soffrirebbero la fame. A quel punto gli affamati magari coltiverebbero la propria terra e NON farebbero la fame, ma il benestante attore pariolino non potrebbe dire che “Senza i migranti non ci sarebbero i pomodori” e, magari, in Brasile non produrrebbero l’etanolo, ma lo zucchero alimentare e sfrutterebbero meno il terreno.
L’ONU ha fatto sparire il pezzo, perché rivelava troppo come la fame sia veramente uno strumento di repressione e sfruttamento, e infatti l’autore non si spiegava tanto bene perché bisognerebbe farla sparire.Il discorso, anche se satirico, era un po’ troppo chiaro ed evidente. Meglio cancellare la pagina….
Post Scriptum: purtroppo gli scienziati economici non apprezzano il metodo sperimentale che, in questo caso, sarebbe stato invece estremamente utile. Far provare all’autore un po’ di fame gli avrebbe permesso di capire meglio il problema…
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