Attualità
La dura realtà dei volontari stranieri nella guerra in Ucraina
Non sono pochi i “Foreign fighters” che combattono al fianco dell’Ucraina nella guerra alla Russia. Molti sono dei dilettanti, che spesso finiscono a concimare le terre agricole dell’ucraina orientale e meridionale. Però un certo numero sono anche volontari con una vasta esperienza bellica, molto spesso americani, che però si trovano ad affrontare una situazione per loro nuova.
I reduci americani, anche delle forze speciali, erano abituati a combattere in una situazione di schiacciante superiorità tecnologica: anche nelle situazioni più dure potevano contare sul supporto aereo, dell’artiglieria, e su armi che erano ampiamente migliori rispetto a quelle dei loro avversari, spesso guerriglieri coraggiosi, pieni di risorse, ma poco equipaggiati e senza un comando-controllo centralizzato. Ora si trovano in una situazione diversa, come sottolineano David Bramlette e Troy Offenbecker, un ex corpi speciali ed un ex marine con missioni in Afghanistan e Iraq. Bramlette rilascia una sua interessante intervista per The Daily Beast, dove ripercorre la sua esperienza come volontario straniero nell’esercito ucraino. Ecco un estratto:
Anche Offenbecker, ex marine, ha dovuto organizzare al volo la sua squadra di combattimento. Aveva fatto domanda alla legione internazionale, ma non aveva avuto risposta dopo circa una settimana. Invece di aspettare i piani definitivi, ha informato alcuni membri della famiglia e amici intimi, ha fatto le valigie e si è recato in Ucraina.
“Non ho avuto notizie, così ho preso l’aereo… in ogni caso. Ho pensato di fare volontariato e di aiutare in qualche altro modo”, ha detto Offenbecker.
Una volta in Ucraina, si è messo in contatto con le persone giuste per unirsi alla legione internazionale e presto ha combattuto con loro nel Donbas, nell’Ucraina orientale.
Già in quei primi giorni, ha iniziato a vedere alcuni volontari stranieri che non avevano la minima idea di cosa li aspettasse.
“Sono giunto alla conclusione che non tornerò a combattere”.
“È la terza guerra in cui ho combattuto e questa è di gran lunga la peggiore”, ha detto Offenbecker al Daily Beast. “Ti distruggono con l’artiglieria e i carri armati. La settimana scorsa un aereo ha sganciato una bomba vicino a noi, a 300 metri di distanza. È una roba orribile”.
Una volta lì, alcuni dei suoi amici dell’esercito hanno iniziato a mandargli messaggi chiedendo informazioni su come arruolarsi. Ma lui ha ignorato i messaggi per mesi.
“Ad essere onesti era piuttosto brutto, quindi non volevo coinvolgere nessun altro”, ha detto.
Le missioni erano estenuanti, ha detto Bramlette. In Iraq o in Afghanistan, Bramlette aveva un supporto aereo, o un supporto ISR, ovvero intelligence, sorveglianza e ricognizione. “Il giorno peggiore in Afghanistan e in Iraq è un grande giorno in Ucraina”, ha detto. “Anche quando pensavamo che non fosse così, avevamo sempre il controllo della situazione… rispetto al comandante di una squadra in Ucraina”, dove ci sono più incognite.
Nelle missioni di ricognizione in Ucraina, bisogna aspettare che i membri della squadra tornino, perché le comunicazioni non sono affidabili. “Manderei sempre un elemento di ricognizione per primo… non appena quei ragazzi si allontanano da me, non li sentirò fino a quando non saranno di nuovo a portata di mano. E questo può avvenire 24 ore dopo, forse 48 ore dopo”, ha spiegato. “Se due di loro si feriscono… non c’è un elicottero che viene a prenderti… la situazione può precipitare molto, molto velocemente. E questo è il genere di cose che è piuttosto difficile”.
Ecco quello che stupisce i veterani, anche esperti, che combattono con gli ucraini: non c’è nessuna superiorità sul campo. Si combatte alla pari, anzi c’è una superiorità aerea della parte russa che impedisce molte azioni tattiche, oltre a rendere impossibili missioni che erano banali in altri contesti, come il SAR, cioè la ricerca e soccorso. In questo contesto i combattenti americani tornano indietro di 80 anni al 1942, quando, in Nord Africa, si trovarono in una situazione di inferiorità che, da allora, non hanno più provato. Perfino nell’ostile VietNam potevano comunque chiedere l’aiuto dall’alto, oltre a godere di una mobilità sino ad allora inedita grazie all’introduzione degli elicotteri.
In Ucraina è tutta un’altra cosa.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login