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La democrazia “tagliata” (di Davide Mura)

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Qualche giorno fa, la maggioranza del nostro Parlamento – quella che per inciso doveva restituire all’Italia un minimo di quella sovranità sottrattagli dall’Europa – non si è smentita nel suo “altroeuropeismo” e neoliberismo. Eccola dunque che ha votato una riforma che va esattamente nella direzione opposta rispetto a qualsiasi istanza di recupero della democrazia popolare: il taglio dei parlamentari.

Premesso. Ci vorrà ancora un po’ prima che questa (insulsa) riforma diventi legge costituzionale dello Stato. Perciò il sottoscritto spera che accada qualcosa che la stoppi, visto che il rischio è che non ci sia referendum costituzionale in proposito. Non è un mistero infatti che la maggioranza punti a far approvare la riforma senza il passaggio referendario (vi ricorda qualcosa? Tipo l’approvazione del pareggio di bilancio?). E se qualora ciò accadesse, è chiaro che avremmo una democrazia “tagliata” senza che il popolo (quello che, soprattutto i 5s, evocano un giorno sì e l’altro pure) sia stato consultato in proposito. Quello stesso popolo che – è bene ricordare (ed è bene ricordarlo ai 5s) – nel 2016 votò un sonoro NO alla riforma costituzionale voluta dall’allora Governo Renzi

Mi chiedo come si possa anche solo pensare che tagliare 230 parlamentari alla Camera e 115 al Senato possa effettivamente rafforzare la democrazia. Togliere rappresentatività al popolo italiano va esattamente nella direzione opposta, ed è un obiettivo a cui ha sempre puntato l’ideologia neoliberista: neutralizzare la democrazia popolare e parlamentare, diminuendo l’efficacia della rappresentatività. Quale modo migliore, dunque, per neutralizzare la democrazia (e diminuire l’efficacia della rappresentatività), se non operando un taglio dei rappresentanti del popolo?

Eppure basterebbe una semplice operazione aritmetica per capire il concetto. Se io ho 60 milioni di abitanti e ho 630 deputati, significa che io ho all’incirca 1 deputato ogni 90 mila abitanti. Se io taglio il numero dei deputati di 230 unità, il rapporto diventa di 1 parlamentare ogni 150 mila abitanti! L’aumento del numero di abitanti per parlamentare rende ancora più diluita la rappresentatività democratica. Senza contare che i gruppi di potere e di pressione sul Parlamento avranno minore difficoltà a far approvare le leggi a loro vantaggio.

La verità è che l’efficienza ricercata (presunta e tutta da dimostrare) non sempre corrisponde alla democrazia. Ed è indubbio che il taglio dei parlamentari – la cui ragione peraltro si basa su un risparmio di spesa ridicolo (appena 500 milioni in cinque anni), a fronte dei miliardi che versiamo all’Unione Europea e all’ESM – è una riforma che, dinanzi al modesto risultato che si intende perseguire (pure dubbio), è in grado di deprimere ancor più i processi democratici e la capacità del popolo di incidere sull’indirizzo politico del Governo.

Non solo. A sostegno della riforma non si può certo accampare la scusa che il numero dei parlamentari italiani (in rapporto alla popolazione) sia maggiore rispetto a quello degli altri paesi. A riprova di quanto affermo, eccovi un’interessante tabella offerta dal centro studi del Senato, che dimostra – anzi – che l’Italia ha un rapporto numero abitanti per parlamentare decisamente più basso rispetto ad altri paesi: appena 1,6 parlamentari ogni 100 mila abitanti.

Insomma, a fronte delle vere riforme costituzionali che questa maggioranza avrebbe dovuto mettere in cantiere già da tempo, quale per esempio l’abolizione del vergognoso pareggio di bilancio, si è occupata invece di “riforme” che si inseriscono perfettamente nel solco neoliberista/eurista della desovranizzazione del nostro paese e dell’indebolimento dell’unità nazionale, quali il regionalismo differenziato da una parte e il taglio dei parlamentari dall’altra. Al netto dell’abolizione del pareggio di bilancio (di cui si è detto), restano ancora in panchina i minibot, le misure antispread, la riforma del sistema bancario, la riforma della Banca d’Italia (urgente) e molte altre leggi che questa maggioranza avrebbe potuto e dovuto avviare fin da subito per restituire al nostro paese non dico tutta, ma almeno una buona parte della sovranità perduta.


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