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LA DEMOCRAZIA DI URSULA E QUELLA DEL 1948 (di Nino Galloni)

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Il drammatico risultato elettorale della candidata Presidente della Commissione Europea (risultata, infatti, eletta con una risicatissima maggioranza) ha stimolato un paio di riflessioni sul caso.

Prima di tutto, le sue immediate parole – anche alla domanda che ne pensasse di uno scarto così effimero – sono state: “E’ la democrazia!” intendendo che sia nelle sue regole che, in qualche modo, una maggioranza si esprima anche così (e va bene); ma subito dopo ha fatto capire esplicitamente che non si sentirà Presidente di tutti – come invece è implicito nel “gioco” democratico – ma solo di chi l’aveva appena eletta. E, come se non bastasse, ha aggiunto una minaccia altrettanto esplicita: combatteremo quelli che sono contro l’Europa ecc. ecc.

Dunque, c’è una guerra? Se sì ha ragione la Ursula (non raccoglierà feriti, non farà prigionieri); se no è la democrazia stessa ad essere minacciata. Che ne sarà di chiunque (populista, sovranista o nazionalista, pur deputato europeo, cioè eletto con i voti dei suoi concittadini) oserà dichiararsi contro questa Europa, per un superamento dell’euro o qualsiasi altra – legittima…che non vuol dire “giusta”, ma legittima sì – proposta, idea, manifestazione non violenta? Sembrava dai toni della neopresidenta che violenza e non violenza fossero sostanzialmente equiparate!

Basterà dichiararsi contro la Commissione, l’Unione, di lei per subire ritorsioni?

Suvvia, cerchiamo di ragionare diversamente: l’economia attuale è in forte crisi soprattutto in Europa; esistono ricette ben diverse: quelle classiche – fatte proprie dalla Commissione uscente – si sono rivelate dannose per tutti (è andata peggio a Grecia e Italia, per esempio, ma anche Germania e Francia vivono serissimi problemi). Essere pro-euro e pro-europa significa continuare così? Forse; ma essere contro può significare un ragionamento attorno a formule che, consentendo ai popoli che hanno sofferto di più negli ultimi decenni di recuperare, farebbe un servizio persino all’idea di un’Europa diversa ed efficace. Un’idea che sembrerebbe utopistica date le premesse; ma, l’altra faccia della medaglia è che con proposte positive si va da qualche parte, mentre, con il muro contro muro, non si va da nessuna parte.


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