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La crisi della Sinistra europea e la fine della democrazia

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Una cosa strana che qualunque osservatore può notare è l’adesione pressoché unanime in europea dei partiti della sinistra tradizionale europeo al progetto globalista. Tale progetto coincide con gli interessi del potere finanziario, eppure questi partiti nacquero per difendere i lavoratori dal “capitale” sembrerebbe quindi una strana associazione. Parimenti la predicazione dell’attuale Pontefice può a buon diritto appartenere al filone pauperista della Chiesa Cattolica con una spiccata preferenza per i poveri del Terzo Mondo (meglio se non cristiani) però tale linea politica (perché di politica si tratta) che prevede l’immigrazione di massa e al sostituzione dei popoli europei a corto di prole, coincide in maniera impressionante con gli interessi di chi vuole un esercito di lavoratori di riserva (per dirla in modo marxiano) che permetta di abbassare i redditi dei lavoratori in Europa . Cosa hanno in comune i due fenomeni e le due posizioni? E soprattutto cosa hanno in comune ambedue con gli interessi del capitale finanziario? Semplice: la distruzione del ceto medio europeo.
Con l’aumento del benessere gli stessi ceti lavorativi si son fortemente deproletizzati diventando ceto medio, ora il processo viene invertito dalla società a forma di damigiana si passa alla clessidra con una parte piccola del ceto medio che sale e il resto che scende.
Bisogna per onestà intellettuale dire che l’evoluzione delle società capitaliste in società del benessere diffuso aveva vari padri e qualche lacuna. Tra i padri possiamo anche mettere la spinta sindacale e politica dei partiti di sinistra ma anche un elemento di solidarietà sociale originato da un’identità culturale o nazionale all’origine di un senso di solidarietà che permetteva e spingeva alla mediazione sociale.
Questo sentimento era presente in quasi tutti gli stati occidentali ( è assai debole nel terzo mondo) ed ha contrastato sia le spinte alle rivoluzioni classiste sia quelle egoistiche delle classi dominanti ed è all’origine delle società del benessere.. Ora il patto è rotto e bisogna eliminare al colla culturale che lo reggeva. In fondo si tratta di ridurre le società occidentali al modello originario del Terzo Mondo dove spesso basta corrompere la classe dirigente per manipolare il destino di interi popoli perché la base della democrazia rappresentativa è proprio il ceto medio numeroso. Che la democrazia in occidente sia sotto attacco evidente e non solo per le dichiarazioni di insofferenza verso le elezioni e gli strumenti rappresentativi più volte apparse sulla bocca degli euristi, sia esponenti del mondo finanziario, sia del potere burocratico, ma perché l’attuale politica sociale sta distruggendo o ha distrutto le basi sociali su cui si reggeva. Un recente studio del Censis parla di una avanzata in Italia della politica del rancore, non sbaglia il ceto medio impoverito ed arrabbiato non crede più ai suoi strumenti di rappresentanza tradizionale ed alle mediazioni tradizionali da cui è stato tradito. Rimangono e crescono in campo politico solo le formazioni identitarie, nazionali o regionali che siano, ed antisistema il resto sta bruciando. La stessa elezione di un presidente populista americano è stata una sorta di ribellione popolare ad un sistema in cui i due partiti tradizionali erano entrambi controllati dagli stessi finanziatori.
Ovviamente il mondo occidentale era solo una parte del mondo e questo benessere era limitato a questo mondo. D’altra parte, come ho detto prima, la solidarietà nasceva da identità culturali politiche e religiose e tale identità sul piano globale erano tramontate con la fine dell’epoca coloniale. Sotto questo aspetto si spiegano molte cose divenatti slogan dei progressisti globalisti ,compresa quella visione che vede nell’emigrazione di massa la rivincita degli esclusi, nella caduta delle frontiere un atto di giustizia, nel crollo dei consumi un passo verso un mondo migliore. L’equiparazione del mondo occidentale alle società del terzo mondo era quindi un passaggio purificante verso una società più autentica, sostenibile, ed anche spirituale. La cosa più probabile che si può ottenere così a parte la povertà diffusa sarà il potere assoluto di chi attraverso il potere finanziario controlla i media, la fine delle democrazie, la lotta feroce tribale tra poveri, e la libertà di sfruttamento e la fine di ogni tutela collettiva, ha, dimenticavo, le guerre civili…

Se ciò sarà stabilizzato alla fine del processo dalle elitè dominanti che si presenteranno come salvatrici dal caos sarò comunque la fine della democrazia,ed anche della civiltà che l’ha creato. Questa civiltà  infatti rappresenta l’ostacolo più forte verso una società equalizzata in basso, priva di diritti collettiva e ben manovrabile dalle elitè dominanti. Curiosamente ciò assomiglia in modo impressionante agli obiettivi del cosiddetto piano Kalergi personaggio che non a caso ricevette il Premio Carlo Magno dalle stesse elite che l’hanno dato a Papa Francesco.

Non è un caso che queste èlite (  e i loro servitori locali ed istituzionali) stanno cercando  impedire in ogni modo oggi la nascita in Italia di un governo “populista”, seppure legittimato democrticamente , ma il loro schierarsi apertamente è un preciso segnale che indica  chi è oggi il vero nemico dei popoli italiani.

 


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