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La corsa europea alle Super-Portaerei: Francia e Turchia accelerano sui programmi PANG e MUGEM
Portaerei: La sfida tra la PANG francese e la MUGEM turca. Ecco i nuovi giganti dei mari.

Nonostante il dibattito accademico e strategico sulla presunta obsolescenza delle grandi navi da guerra nell’era dei missili ipersonici, la realtà dei cantieri navali ci racconta una storia diversa. Le potenze regionali e globali non smettono di investire in questi giganti del mare. Mentre la Francia ha appena confermato il programma per la sua nuova portaerei a propulsione nucleare (PANG), la Turchia ha svelato dettagli ambiziosi sul progetto MUGEM.
Sembra che, alla fine, la capacità di proiettare forza aerea ovunque nel globo rimanga un asset irrinunciabile, al di là dei costi e dei rischi.
La scommessa di Erdogan: Il progetto MUGEM
Parlando dai cantieri navali di Istanbul, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato l’inizio della costruzione della MUGEM. Definita come il “fratello maggiore” della TCG Anadolu (già operativa come nave d’assalto anfibio), la nuova unità rappresenta un salto di qualità notevole per la marina di Ankara. La sigla significa Milli Uçak Gemisi, “Portaerei nazionale”
Le specifiche emerse sono impressionanti e riviste al rialzo:
Lunghezza: Anticipata ora a 300 metri, rispetto ai 285 metri previsti inizialmente.
Dislocamento: Stimato tra le 60.000 e le 70.000 tonnellate. La Trieste italiana stazza 38 mila tonnellate.
Capacità: Paragonabile alla classe Queen Elizabeth britannica e nettamente superiore all’attuale Charles de Gaulle francese.
La MUGEM non è solo scafo. Il design, ottimizzato da strumenti multidimensionali, promette una migliore tenuta al mare e una riduzione del consumo di carburante dell’1,5%. Tuttavia, l’ambizione tecnica nasconde una sfida industriale titanica: la Turchia intende dotare la nave di un sistema di lancio a catapulta sviluppato internamente.
Qui risiede il vero nodo gordiano. Sviluppare catapulte (specialmente se elettromagnetiche) è costoso e tecnicamente complesso, come ha dimostrato la fatica fatta dalla Cina per la sua portaerei Fujian. Ankara, che non ha esperienza pregressa in questo specifico settore, rischia di vedere i costi lievitare, mettendo sotto pressione il bilancio della difesa.
L’armamento e il gruppo di volo
La nave, pensata per passare dalla difesa costiera alla proiezione di forza “blue-water”, ospiterà circa 50 velivoli tra ponte e hangar.
Velivoli: Varianti navali dell’Hurjet, il drone ANKA-III e il Bayraktar KIZILELMA. Resta il sogno proibito degli F-35B, bloccato dalle sanzioni USA per l’acquisto dei sistemi russi S-400, anche se le trattative con Washington non sono mai del tutto morte.
Difesa: Sistemi CIWS Gökdeniz e lanciatori verticali MIDLAS.
La risposta di Parigi: La “PANG” Nucleare
Sul fronte occidentale, il presidente francese Emmanuel Macron ha ufficializzato il successore della Charles de Gaulle. La Porte-Avions Nouvelle Génération (PA-NG) sarà la nave da guerra più grande d’Europa. Il suo finanziamento ufficiale definitivo è stato annunciato recentemente dal Presidente Macron.
A differenza della controparte turca, la Francia punta sulla propulsione nucleare per garantire un’autonomia strategica totale.
- Stazza: 78.000 tonnellate.
- Lunghezza: 310 metri.
- Propulsione: Due reattori nucleari K22 da 220-230 megawatt ciascuno.
- Tecnologia: Catapulte elettromagnetiche (EMALS), probabilmente di derivazione americana.
L’entrata in servizio è prevista per il 2038. La PA-NG trasporterà i caccia di nuova generazione (FCAS o Rafale-M aggiornati) e garantirà a Parigi la capacità di operare nell’Indo-Pacifico senza dipendere da basi fisse, un fattore chiave in un mondo sempre più frammentato. Al contrario dell’attuale Charles de Gaulle i reattori saranno due, permettendo una superiore velocità e mettendo a disposizione l’energia necessaria per armi a energia diretta o cannoni elettromagnetici, oltre alle nuove catapulte magnetiche.
Tabella comparativa: I nuovi giganti a confronto
| Caratteristica | MUGEM (Turchia) | PANG (Francia) | USS G.R. Ford (USA) |
| Lunghezza | ~300 m | ~310 m | 337 m |
| Dislocamento | 60-70.000 t | 78.000 t | 100.000 t |
| Propulsione | Convenzionale | Nucleare (2x K22) | Nucleare |
| Lancio | Catapulta (convenzionale) | Catapulta (EMALS) | Catapulta (EMALS) |
| Gruppo Volo | Misto (Droni/Jet leggeri) | Caccia FCAS-Rafale / E-2D | F-35C / F-18 |
Una differenza fra MUGEM, la Ronald Raegan, e, in misura minore, il PANG è che il progetto turco ha un potente armamento diretto, contraereo e d’attacco, con 32 celle di lancio verticali per missili antiaerei e antinave/tattici. Si tratta di un mezzo costruito per agire con una minore protezione rispetto a quelli americani e francesi, che richiedono di un grosso gruppo navale di protezione.
Vale ancora la pena investire nelle portaerei?
I critici, brandendo documenti del Pentagono e analisi sui sistemi A2/AD (Anti-Access/Area Denial), sostengono che queste navi siano “bersagli galleggianti” per i moderni missili ipersonici cinesi o russi. Eppure, la dottrina militare prevalente non è d’accordo.
Come sottolineato dall’Ammiraglio statunitense Paparo e persino da ex ammiragli russi, la portaerei rimane l’unico strumento capace di fornire una base aerea sovrana, mobile e potente, svincolata dai permessi diplomatici di nazioni ospiti. In un’ottica keynesiana, sono anche formidabili volani tecnologici e industriali.
Finché esisterà la necessità di proiettare potenza lontano dai confini nazionali, le marine continueranno a costruire queste città galleggianti, accettando il rischio calcolato della loro vulnerabilità. Se mai la domanda è proprio questa: quanto lontano vuole spingersi una Marina, nell’ambito operativo? Perché muovere una portaerei significa muovere un numeroso gruppo navale, il supporto, avere basi d’appoggio. Uno sforzo enorme che può sacrificare altre capacità strategiche e tattiche. Alla fine è sempre una questione di scelte.
Domande e risposte
Perché costruire portaerei se i missili ipersonici possono affondarle in pochi minuti?
Sebbene i missili moderni rappresentino una minaccia reale e crescente, le portaerei offrono una versatilità unica. Permettono di proiettare potenza aerea indipendentemente dalle basi terrestri, che sono politicamente vincolate e fisse (quindi anch’esse bersagliabili). Inoltre, le marine stanno sviluppando contromisure laser e sistemi antimissile avanzati. La portaerei è uno strumento di diplomazia navale e deterrenza che non ha eguali in tempo di pace o nelle crisi a bassa intensità, rendendo il rischio accettabile rispetto ai benefici strategici.
La Turchia riuscirà davvero a costruire una catapulta per aerei da sola?
È la sfida più grande del progetto MUGEM. Sviluppare una catapulta (specialmente elettromagnetica) richiede competenze ingegneristiche di altissimo livello e investimenti enormi. Anche la Cina ha impiegato anni e risorse immense per riuscirci. Senza assistenza esterna, Ankara potrebbe incontrare ritardi significativi o dover ripiegare su un sistema “ski-jump” (trampolino), che però limiterebbe il peso al decollo e il raggio d’azione degli aerei imbarcati. È una scommessa industriale ad alto rischio.
Qual è la differenza principale tra la scelta francese e quella turca?
La differenza fondamentale risiede nella propulsione e nella dottrina d’uso. La Francia ha scelto il nucleare, che garantisce autonomia quasi illimitata e l’energia necessaria per sistemi futuri ad alto consumo (laser, radar potenti), pagando però un prezzo esorbitante in costruzione e manutenzione. La Turchia ha optato per la propulsione convenzionale, più economica e semplice da gestire, adatta a una potenza che vuole proiettarsi nel Mediterraneo e nel Mar Nero, ma con ambizioni oceaniche più limitate rispetto alla “Grandeur” globale francese.











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