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La corsa all’Elio-3: sulla Luna la scommessa che può cambiare il Futuro dell’energia

Una startup americana punta a estrarre Elio-3 dal suolo lunare per alimentare i futuri reattori a fusione. Una missione robotica imminente mapperà i giacimenti, segnando il primo passo verso una nuova economia spaziale e una rivoluzione energetica. La sfida, però, è enorme.

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In una mossa che segna una nuova, audace era per il settore spaziale commerciale, la startup di Seattle Interlune ha siglato una partnership strategica con Astrolab, azienda californiana specializzata in robotica spaziale. L’obiettivo è tanto ambizioso quanto potenzialmente rivoluzionario: inviare una telecamera multispettrale sulla Luna a bordo del rover FLEX (FLIP) di Astrolab per mappare i depositi di Elio-3.

Questa missione, prevista per una prossima spedizione lunare, rappresenta il primo, cruciale passo verso l’estrazione di questo raro isotopo, con l’obiettivo di portarlo sulla Terra per alimentare una nuova generazione di reattori a fusione nucleare e rivoluzionare il calcolo quantistico.

Rob Meyerson, co-fondatore e CEO di Interlune ed ex presidente di Blue Origin, ha definito l’accordo una “pietra miliare fondamentale” verso la commercializzazione delle risorse spaziali. La collaborazione, che sfrutta l’esperienza della NASA attraverso il suo Ames Research Center per lo sviluppo della telecamera, dimostra come le startup stiano diventando le protagoniste della nuova corsa allo spazio, spingendosi oltre i confini dell’esplorazione per dare il via all’estrazione mineraria extraterrestre.

Flex Flip Rover

Perché l’Elio-3 è così importante per la fusione nucleare?

L’Elio-3 () è un isotopo leggero e non radioattivo dell’elio. Depositato sulla superficie lunare per miliardi di anni dal vento solare, è estremamente raro sulla Terra ma abbondante sul nostro satellite. La sua importanza risiede nella promessa di una fusione nucleare molto più “pulita” rispetto a quella su cui si concentrano attualmente la maggior parte dei progetti di ricerca, come ITER.

La reazione di fusione più studiata oggi è quella tra Deuterio () e Trizio ():

Questa reazione, pur rilasciando un’enorme quantità di energia, produce un neutrone () ad alta energia. I neutroni sono difficili da contenere, danneggiano i materiali strutturali del reattore e attivano i componenti, generando scorie radioattive.

La fusione che utilizza l’Elio-3, invece, principalmente quella con il Deuterio, ha un vantaggio decisivo:

In questa reazione, il prodotto principale non è un neutrone, ma un protone () carico positivamente. Essendo una particella carica, il protone può essere controllato da campi magnetici.

Questo non solo riduce drasticamente la produzione di scorie radioattive e il danneggiamento del reattore, ma apre anche la possibilità teorica di convertire direttamente l’energia dei protoni in elettricità con un’efficienza molto maggiore. Come sottolineato da un rapporto dell’Agenzia Spaziale Europea, l’estrazione di Elio-3 potrebbe davvero rivoluzionare la produzione energetica globale.

Una scommessa economica tra scetticismo e mercati di nicchia

Gli scettici hanno a lungo messo in dubbio la fattibilità economica dell’estrazione di Elio-3 a causa della sua bassissima concentrazione nel suolo lunare (regolite), stimata in parti per miliardo. Un’analisi di SpaceNews di gennaio 2025 ha paragonato l’impresa alla gestione di una gigantesca miniera di rame terrestre per estrarre pochi grammi di materiale prezioso.

Tuttavia, Interlune ha già presentato un prototipo di “mietitrice” lunare in grado di processare 110 tonnellate di regolite all’ora. Inoltre, l’azienda ha identificato mercati di nicchia, come il calcolo quantistico, dove anche piccole quantità di Elio-3 potrebbero raggiungere prezzi stratosferici, fino a 20 milioni di dollari al chilogrammo.

La raccoglitrice di Elio 3

A rafforzare il progetto c’è il sostegno governativo. Come riportato da SpaceNews a giugno 2025, Interlune ha già siglato un accordo con il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti per la fornitura di campioni di Elio-3, una mossa che si inserisce nella più ampia strategia americana per assicurarsi risorse strategiche nel contesto della crescente competizione globale nello spazio.

Sfide e prospettive future: una nuova economia universale?

Il rover FLIP di Astrolab, una piattaforma versatile progettata per resistere alle asperità del terreno lunare, trasporterà la telecamera di Interlune in una missione che potrebbe partire già nel 2026. L’obiettivo dichiarato di Interlune è iniziare l’estrazione entro il 2029, con clienti come il governo USA già in fila, come evidenziato da un articolo di Newsweek.

Le sfide restano enormi: dai requisiti energetici per l’estrazione e la lavorazione in loco, alla logistica per un ritorno sicuro dei carichi sulla Terra, fino alle complessità legali del Trattato sullo Spazio Extra-atmosferico.

Tuttavia, questa missione rappresenta un punto di svolta: dal sogno speculativo all’operatività concreta. Come ha dichiarato Meyerson a The AI Journal, i dati raccolti dalla telecamera saranno fondamentali per identificare con precisione i siti minerari più promettenti. Se l’Elio-3 lunare riuscirà a passare da curiosità scientifica a pilastro commerciale, potrebbe non solo trasformare il nostro futuro energetico, ma anche catalizzare quell’“economia universale” che è la visione ultima di Interlune.



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