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Economia

La Commissione UE colpisce Google: multa da quasi 3 miliardi per l’abuso nel mercato della pubblicità online

La Commissione Europea multa Google per 2,95 miliardi di euro a causa di un abuso di posizione dominante nel mercato ad-tech. Bruxelles accusa il colosso di favorire i propri servizi, creando un conflitto di interessi. Ora Google ha 60 giorni per presentare una soluzione ed evitare misure drastiche come la vendita di asset.

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La Commissione Europea ha inflitto oggi una multa da 2,95 miliardi di euro a Google per abuso di posizione dominante nel mercato della tecnologia pubblicitaria (ad-tech). La decisione arriva nonostante le tensioni commerciali e le potenziali ritorsioni minacciate dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Secondo quanto comunicato dall’esecutivo UE, il colosso tecnologico americano avrebbe distorto il mercato della pubblicità online favorendo i propri servizi a scapito di concorrenti, inserzionisti ed editori. La radice del problema, sottolinea la Commissione, risiede nel fatto che Google possiede diverse componenti dell’ecosistema pubblicitario digitale, inclusi i software utilizzati sia dagli inserzionisti per acquistare spazi sia dagli editori per venderli. Questa integrazione verticale crea, secondo Bruxelles, “un intrinseco conflitto di interessi”.

Le accuse di Bruxelles e la richiesta di rimedi

La posizione della Commissione è stata espressa con chiarezza da Teresa Ribera, Vicepresidente Esecutiva: “Google deve ora presentare un rimedio serio per affrontare i suoi conflitti di interesse e, se non lo farà, non esiteremo a imporre soluzioni incisive”.

La decisione, inizialmente prevista per lunedì, era stata temporaneamente sospesa in seguito a un intervento del commissario per il Commercio, Maroš Šefčovič. Il rinvio era legato al clima di continua tensione commerciale con Washington, dove l’amministrazione Trump ha più volte utilizzato i dazi come strumento di pressione su paesi e istituzioni estere.

Ora Google ha 60 giorni di tempo, fino all’inizio di novembre, per comunicare alla Commissione le modalità con cui intende risolvere il conflitto di interessi e porre fine all’abuso contestato. Bruxelles non ha escluso la possibilità di imporre uno scorporo strutturale delle attività di Google nel settore ad-tech, una soluzione drastica che implicherebbe la vendita di una parte dell’azienda. Tuttavia, la Commissione ha dichiarato di voler “prima ascoltare e valutare la proposta di Google”. Già nel 2023, in una comunicazione degli addebiti, l’esecutivo comunitario aveva ipotizzato che una cessione obbligatoria potesse essere l’unica via per impedire efficacemente a Google di favorire i propri servizi in futuro.

Un precedente nel contesto delle sanzioni a Big Tech

La sanzione da 2,95 miliardi di euro, sebbene ingente, non è la più alta mai comminata a Google dall’UE. Resta inferiore alla multa record da 4,34 miliardi di euro del 2018 per abuso di posizione dominante legato al sistema operativo Android, ma supera quella da 2,42 miliardi di euro del 2017 per aver favorito il proprio servizio di comparazione prezzi (Google Shopping).

La decisione della Commissione Europea si inserisce in un contesto di crescente pressione normativa su Google a livello globale. Un caso parallelo è infatti in corso presso i tribunali statunitensi e si avvia verso la fase dibattimentale. Lo scorso aprile, un giudice federale americano ha stabilito che Google ha mantenuto illegalmente un monopolio nella pubblicità display, con un processo fissato per il 22 settembre. Anche in questo caso, il governo degli Stati Uniti sta chiedendo uno scorporo degli asset della società.

La reazione di Google

In una dichiarazione ufficiale, Lee-Anne Mulholland, Responsabile globale degli Affari Regolamentari di Google, ha annunciato che la società farà ricorso contro la decisione della Commissione. “Impone una multa ingiustificata e richiede modifiche che danneggeranno migliaia di aziende europee, rendendo più difficile per loro guadagnare”, ha affermato Mulholland. La battaglia legale si preannuncia quindi lunga e complessa, con implicazioni significative per il futuro del mercato pubblicitario digitale.

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