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La Cina scivola dalla “K” alla temuta “L”: Investimenti in calo e l’ombra di una stagnazione secolare

La Cina abbandona la ripresa a due velocità: crollano gli investimenti per la prima volta in 30 anni e l’high-tech rallenta. Xi Jinping attacca il “PIL falso”, ma l’economia scivola verso una pericolosa stagnazione a forma di L.

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L’economia globale ci ha abituato a un alfabeto di recessioni e riprese: a “V”, a “U”, a “W”. Ma la lettera che oggi terrorizza Pechino è la “L”.

Dopo la pandemia, ci eravamo illusi osservando la cosiddetta ripresa a forma di K: una biforcazione netta dove un braccio dell’economia (l’alta tecnologia, l’export di veicoli elettrici, le rinnovabili) saliva verso il cielo, mentre l’altro (immobiliare, consumi tradizionali) scendeva verso gli inferi. Era un equilibrio precario, ma pur sempre un equilibrio.

Oggi, i dati di novembre dipingono un quadro ben diverso e assai più fosco: la gamba che saliva si sta piegando. L’intera economia cinese rischia di appiattirsi in una lunga linea orizzontale di stagnazione, se non addirittura di decrescita. Siamo di fronte alla temuta forma a L. Una caduta a cui segue una lenata stagnazione che, se va bene, non tocca il benessere personale. Se va bene. Intanto le vendite al dettaglio, segno della forza dei consumi, sono cresciuta al minimo degli ultimi tre anni, con un magro 1%:

La fine dell’illusione High-Tech

Per mesi, la narrazione ufficiale ha sostenuto che la produzione avanzata avrebbe compensato il crollo del mattone. I dati di Oxford Economics,  sono però una doccia fredda:

  • La crescita della produzione manifatturiera ad alta tecnologia (auto, macchinari speciali) è crollata dall’12% di marzo all’8% circa su base annua.
  • Lo slancio si è indebolito: non c’è abbastanza domanda interna o estera per assorbire l’offerta.

“La tanto discussa biforcazione della Cina… potrebbe ora cedere il passo a un rallentamento più diffuso della domanda interna” – Oxford Economics.

In termini keynesiani, siamo di fronte a un classico problema di domanda effettiva che l’offerta, per quanto tecnologicamente avanzata, non può creare da sola. Il problema, secondo Louise Loo, sono una serie di legislazioni, soprattutto quella “Anti arretramento”, che impediscono una ristrutturazione industriale seria e quindi forzano verso un perenne surplus produttivo che rischia di essere controproducente.

Investimenti: Il motore si è spento (per la prima volta in 30 anni)

Il dato più allarmante, quello che dovrebbe far saltare sulla sedia ogni analista, riguarda gli investimenti. Per oltre tre decenni, la Cina ha costruito la sua ascesa su un flusso ininterrotto di capitali in infrastrutture e fabbriche. Quel ciclo sembra finito, sprattutto nel settore immobiliare.

Ecco la fotografia impietosa del mese di novembre:

SettoreVariazione (su base annua)Note
Investimenti Privati-5,3%Un crollo verticale della fiducia imprenditoriale.
Investimenti Aziende Statali-1,1%Nemmeno lo Stato riesce più a spingere.
Settore Immobiliare-15,9%Il “buco nero” dell’economia cinese.
Edilizia Privata-8,4%Nessuno costruisce, nessuno compra.
Servizi-11,3%Segno di una contrazione dei consumi interni.

In generale gli investimenti in infrastrutture fisse sono in secco calo.

Siamo vicini al primo declino annuale degli investimenti dagli anni ’80. Senza investimenti, il moltiplicatore economico si ferma. Le aziende smettono di spendere non perché manchino i soldi, ma perché manca la fiducia nel futuro e, soprattutto, i margini di profitto sono erosi dalla sovcapacità produttiva e dalle nuove normative “anti-arretramento” di Pechino.

Consumi e Auto: Il sintomo, non la cura

Se gli investimenti piangono, i consumi non ridono. Le vendite al dettaglio sono deboli, il che è fisiologico quando le famiglie vedono il valore delle loro case (il loro principale asset patrimoniale) sciogliersi come neve al sole.

Il mercato dell’auto, spesso usato come termometro della classe media, segna il passo:

  • -8,5% le vendite di auto a novembre.
  • Secondo calo mensile consecutivo.
  • Questo accade prima della scadenza dei sussidi governativi, momento in cui, in teoria, si dovrebbe correre ad acquistare.

È un’anomalia per il gigante asiatico: un calo simultaneo in immobiliare, industria pesante e consumi. Un “triplice colpo” che rischia di trasformarsi in una spirale deflazionistica.

Il Realismo di Xi Jinping: Basta con il “PIL Gonfiato”

In questo scenario, emerge un dato politico rilevante. Il Presidente Xi Jinping sembra aver preso atto che la vecchia strada non è più percorribile. Le sue recenti dichiarazioni, riportate dal Quotidiano del Popolo, suonano come un de profundis per la crescita a tutti i costi.

Xi ha criticato aspramente:

  1. I dati di crescita gonfiati dalle amministrazioni locali.
  2. I progetti “sconsiderati” (parchi industriali deserti, fiere inutili).
  3. L’uso di risorse senza valutazione dei ritorni reali.

“Tutti i piani devono basarsi sui fatti… Coloro che agiscono in modo sconsiderato… devono essere ritenuti rigorosamente responsabili” – Xi Jinping.

È un cambio di paradigma. Fino a ieri, il funzionario locale veniva promosso se portava crescita del PIL, anche scavando buche per poi riempirle. Oggi, con il debito locale fuori controllo, Pechino chiede “qualità”. Ma la transizione dalla quantità alla qualità, in un’economia che rallenta, è dolorosa e rischia di accentuare la frenata nel breve periodo.

Inoltre questo cambio di paradigma può essere letto in modo diverso, cioè come il fatto che la stuazione è tale per cui non sia possibile più aggiustarli in senso positivo, e ci si prepari a un bagno di realismo economico, con dati non lusinghieri.

La Cina sta entrando in un tunnel buio. Non ha ancora raggiunto il reddito pro capite delle economie avanzate, ma ne sta già subendo i mali della stagnazione, senza avere il welfare state per ammortizzarli. La “L” è servita.


Domande e risposte

Cosa si intende per passaggio da ripresa a “K” a ripresa a “L”?

La ripresa a “K” indica un’economia a due velocità: un settore (come l’high-tech) cresce, mentre un altro (immobiliare/tradizionale) crolla. Il passaggio alla “L” avviene quando anche il settore che cresceva inizia a rallentare o fermarsi. Di conseguenza, l’intera economia smette di rimbalzare e si appiattisce su livelli bassi di crescita o stagnazione, senza prospettive di risalita immediata, simile appunto alla linea orizzontale della lettera L.

Perché il calo degli investimenti in Cina è così preoccupante?

È allarmante perché la Cina ha basato il suo “miracolo economico” degli ultimi 30 anni proprio sugli investimenti fissi (infrastrutture, fabbriche, case). Un calo simultaneo degli investimenti privati (-5,3%) e statali (-1,1%) segnala una rottura strutturale del modello di sviluppo. Senza investimenti non si crea capacità produttiva futura e, in ottica keynesiana, viene a mancare una componente fondamentale della domanda aggregata, spingendo l’economia verso la recessione.

Qual è la nuova posizione di Xi Jinping sulla crescita del PIL?

Xi Jinping ha criticato l’ossessione per i numeri del PIL “gonfiati” attraverso progetti inutili o debiti insostenibili. Sta cercando di spostare il focus dalla quantità alla “qualità” della crescita, penalizzando i funzionari locali che avviano opere “sconsiderate” solo per abbellire le statistiche. Questo realismo, tuttavia, implica l’accettazione di tassi di crescita più bassi nel breve termine per evitare il collasso finanziario delle amministrazioni locali sommerse dai debiti.

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