Economia
La Cina punta all’Egitto per sfidare l’Europa nell’energia Mediorientale
La NPIC cinese effettuerà un grosso investimento da 100 milioni di dollari per l’estrazione di gas e petrolio nel deserto dell’Egitto Occidentale. Una mossa che minaccia la posizione dell’Europa nel Paese

La China North Petroleum International Company (NPIC) ha annunciato un significativo aumento della sua presenza nel settore energetico egiziano, con un investimento iniziale di 100 milioni di dollari destinati all’acquisizione di concessioni e alla creazione di partnership nei settori petrolifero e del gas nel Deserto Occidentale egiziano e nelle aree offshore. Questo investimento rappresenta solo la prima fase di un più ampio piano cinese per rafforzare la propria posizione in Egitto, un paese di importanza strategica cruciale.
L’interesse cinese per l’Egitto è in gran parte dovuto al ruolo chiave che il paese ha assunto per l’Occidente nel garantire forniture di gas alternative a quelle russe, dopo l’invasione dell’Ucraina come ben sottolinea Simon Watkins. In seguito a ciò, ingenti investimenti statunitensi ed europei, guidati da aziende come Chevron ed Eni, si sono riversati in Egitto, sfruttando la sua posizione strategica tra Nord Africa, Medio Oriente e Mediterraneo orientale. Questi investimenti occidentali si sono ulteriormente consolidati con l’arrivo di compagnie britanniche come Shell e BP, quest’ultima intenzionata a investire 3,5 miliardi di dollari nei prossimi tre anni nell’esplorazione e sviluppo dei giacimenti di gas egiziani.
L’Egitto riveste un’importanza strategica unica per diverse ragioni. È l’unico paese nella regione del Mediterraneo orientale con capacità operative di esportazione di gas naturale liquefatto (GNL), ideale per diventare un hub regionale. Inoltre, controlla il Canale di Suez, un punto di transito marittimo fondamentale per circa il 10% del petrolio e del GNL mondiali, e l’oleodotto Suez-Mediterraneo, un’alternativa cruciale al canale per il trasporto di petrolio dal Golfo Persico al Mediterraneo.
Attualmente, il Canale di Suez rappresenta uno dei pochi punti di transito globali non ancora sotto il controllo cinese. Pechino, infatti, esercita già una notevole influenza sullo Stretto di Hormuz e sullo Stretto di Bab al-Mandab, consolidando la sua presa sulle rotte energetiche cruciali.
L’Egitto, tradizionalmente considerato un leader nel mondo arabo, rappresenta per l’Occidente un partner importante per controbilanciare la crescente influenza sino-russa, in particolare in un contesto di avvicinamento dell’Arabia Saudita alla sfera cinese.
Per la Cina, l’Egitto potrebbe essere visto come un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. Sebbene NPIC operi in Egitto dal 2014, i piani cinesi si sono inizialmente concentrati maggiormente sul cuore del Medio Oriente e sui grandi giacimenti petroliferi di Iran, Iraq e Arabia Saudita. Tuttavia, la firma di un partenariato strategico globale fino al 2028 segna un rinnovato impegno cinese, con investimenti multimiliardari in Egitto nei settori dell’energia, delle infrastrutture e della tecnologia, inclusa la cooperazione in settori avanzati come l’intelligenza artificiale e la difesa.
La crescente attività cinese in Egitto non è passata inosservata all’Occidente. Di recente, si è assistito a un’accelerazione degli investimenti occidentali nel paese, con nuove scoperte di gas naturale da parte di ExxonMobil e piani di sviluppo da parte di Chevron per esportare gas da Cipro verso l’Egitto. Questi sforzi mirano a rafforzare ulteriormente il ruolo dell’Egitto come hub energetico chiave per l’Occidente nel Mediterraneo orientale, cruciale per la sicurezza energetica europea, in risposta alla crescente influenza cinese nella regione.
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