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La Cina “mangia” l’Asia Centrale: boom dell’interscambio e il paradosso del Kirghizistan (che importa più del suo PIL)
Cina-Asia Centrale: il paradosso del Kirghizistan e il boom del 2025 Sottotitolo: L’interscambio esplode, ma i conti non tornano: Bishkek importa più del suo intero PIL. Intanto avanza il Corridoio di Mezzo e il Turkmenistan fa affari col gas.

I dati governativi cinesi relativi ai primi 10 mesi del 2025 confermano una tendenza ormai consolidata: Pechino sta cementando la sua presa economica sull’Asia Centrale. Tuttavia, analizzando le statistiche nel dettaglio, emergono non solo trionfi infrastrutturali, ma anche curiose anomalie contabili che suggeriscono movimenti sotterranei ben più complessi del semplice commercio bilaterale.
I numeri del dragone: una crescita a due cifre
Il volume d’affari tra la Cina e le repubbliche centroasiatiche è cresciuto significativamente rispetto allo stesso periodo del 2024. Ecco una sintesi dei dati ufficiali forniti da Pechino per i primi dieci mesi del 2025:
| Paese | Interscambio 2024 ($ mld) | Interscambio 2025 ($ mld) | Trend |
| Kazakistan | 36,5 | 39,8 | In crescita |
| Kirghizistan | 17,4 | 23,6 | Boom sospetto |
| Uzbekistan | 11,1 | 12,9 | In crescita |
| Tajikistan | 3,3 | 3,5 | Stabile |
| Turkmenistan | 8,9 | 8,3 | In calo |
Il “Mistero” Kirghiso: quando l’import supera il PIL
Il dato più eclatante, che strappa un sorriso amaro agli analisti più attenti, riguarda il Kirghizistan. L’interscambio è balzato a 23,6 miliardi di dollari. Il problema? Secondo le statistiche del governo kirghiso, il PIL dell’intera nazione nei primi 10 mesi del 2025 è stato di circa 16,3 miliardi di dollari.
In termini pratici, il commercio con la sola Cina vale più di tutto ciò che il Kirghizistan ha prodotto in beni e servizi quest’anno. Una discrepanza statistica così macroscopica si spiega in un solo modo: contrabbando su larga scala e triangolazioni per aggirare sanzioni. Miliardi di dollari di merci attraversano il confine cinese per poi “sparire” dalle statistiche ufficiali di Bishkek, verosimilmente dirette verso mercati terzi (leggasi Russia).
Logistica: la corsa al “Corridoio di Mezzo”
Mentre i contabili si interrogano sui numeri, gli ingegneri lavorano. La Cina, insieme a Iran, Turchia e alle repubbliche centroasiatiche, sta spingendo sull’acceleratore per il ramo meridionale del Middle Corridor.
L’obiettivo è chiaro: tariffe unificate, tempi ridotti e un bypass infrastrutturale che riduca la dipendenza dalle rotte settentrionali.
- A Baku è stata inaugurata l’Associazione della Rotta di Trasporto Eurasiatica.
- In Kazakistan, ad Aktau, sorgerà un nuovo porto marittimo da 300 milioni di dollari con partner cinesi.2
- A Khorgos, il porto secco al confine sino-kazako, si lavora per operare 24 ore su 24, nonostante le croniche difficoltà logistiche.
Luci e ombre: non è tutto oro quello che luccica
L’espansione cinese non è priva di attriti sociali e problemi di sicurezza:
- Tensioni in Kirghizistan: A metà novembre, una rissa tra operai cinesi e locali ha riacceso il sentimento anti-cinese. La popolazione lamenta che i grandi progetti infrastrutturali non creino lavoro per i locali. Il capo della sicurezza di Stato, Kamchybek Tashiev, ha dovuto difendere pubblicamente la presenza cinese, ammettendo con brutale onestà che i lavoratori locali “non hanno ancora le competenze” per certi progetti.
- Sicurezza in Tajikistan: La frontiera con l’Afghanistan resta calda. Dopo l’uccisione di cinque cittadini cinesi in aree di confine, Dushanbe nega di aver chiesto aiuto ai russi, ma le voci di pattugliamenti congiunti sono insistenti.
- Il caso Turkmenistan: È l’unico outlier economico. L’interscambio scende, ma Ashgabat ride: è l’unico paese con una bilancia commerciale positiva verso Pechino (export di gas per 8,1 miliardi contro importazioni minime).
L’Asia Centrale si conferma il cortile di casa economico di Pechino. Tra infrastrutture reali e flussi commerciali “fantasma” che superano il PIL nazionale, la regione si sta integrando sempre più nella catena del valore cinese, talvolta a scapito della propria autonomia sociale e, forse, della trasparenza statistica.
Domande e risposte
Perché il commercio tra Cina e Kirghizistan supera il PIL di quest’ultimo?
Questa anomalia statistica indica che una parte enorme delle merci importate dalla Cina non è destinata al consumo interno del Kirghizistan. Si tratta verosimilmente di operazioni di riesportazione non registrate (contrabbando) o di triangolazioni commerciali “grigie” utilizzate per aggirare le sanzioni internazionali verso la Russia. Le merci entrano formalmente in Kirghizistan ma spariscono dai registri doganali locali per proseguire il viaggio altrove.
Cos’è il “Corridoio di Mezzo” e perché è importante?
Il Corridoio di Mezzo (Middle Corridor) è una rotta commerciale trans-caspica che collega la Cina all’Europa bypassando la Russia.5 È strategico perché offre un’alternativa logistica alle rotte settentrionali, soggette a sanzioni e instabilità geopolitica. Il recente accordo sul ramo meridionale, che coinvolge anche l’Iran, mira a velocizzare il transito ferroviario e ridurre i costi doganali, rendendo l’Asia Centrale uno snodo cruciale per il commercio globale.
Qual è la situazione del Turkmenistan rispetto agli altri paesi dell’area?
Il Turkmenistan rappresenta un’eccezione economica nella regione. Mentre gli altri paesi hanno un deficit commerciale con la Cina (importano molto più di quanto esportano), il Turkmenistan gode di un ampio surplus grazie alle massicce esportazioni di gas naturale verso Pechino ($8,1 miliardi). Tuttavia, il suo volume di scambio totale è in leggera contrazione, contrariamente al trend di crescita generalizzato dei suoi vicini.







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