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La Cina ha un 30% in più di possibilità di hard landing

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Fino a che punto si spingerà il presidente Xi Jinping con la sua repressione delle indebitate società del settore immobiliare cinese?

Sono mesi che  China Evergrande Group è in crisi, ma ora inizia ad apparire più che plausibile che, nonostante quello che sta succedendo e che è successo a molte aziende cinesi, il governo di Xi Jiping non intenda intervenire nel salvataggio delle imprese più esposte del settore.

Gli analisti di Goldman Sachs Group Inc. hanno chiesto alle autorità d’inviare un “messaggio più chiaro” su come intendono impedire a Evergrande di causare “ripercussioni significative” sull’economia in generale. Citigroup Inc. ha affermato che i funzionari possono commettere un “errore politico di serraggio eccessivo”. Gli economisti di Societe Generale SA assegnano una probabilità del 30% a un “atterraggio duro” per la crisi derivante dal default Evergrande, il che sarebbe disastroso per il settore immobiliare cinese. Bisogna valutare se queste turbative al mercato ed al settore saranno sufficienti a modificale le politiche cinesi.

Anche se la maggior parte delle persone non si aspetta che Evergrande crolli all’improvviso, il silenzio e la mancanza di azioni importanti da parte dei responsabili politici sta facendo prendere dal panico tutti“, ha affermato Ding Shuang, capo economista per la Grande Cina e l’Asia del Nord presso Standard Chartered Plc. ad Hong Kong. “Mi aspetto che la Cina offra presto almeno un supporto verbale per stabilizzare il sentimento“. La mancanza di intervento pubblico, anche solo formale, ricorda i peggiori momenti della nostra storia finanziaria, quelli degli ultimi mesi di BPVI, finiti come sappiamo.

L’indicatore degli sviluppatori a Hong Kong scende al minimo da cinque anni

Il selloff di lunedì ha lasciato intatte alcune attività rischiose. L’indice Hang Seng di Hong Kong è crollato di oltre il 3%, guidato dalle società immobiliari. I benchmark azionari in Germania e Italia hanno perso oltre il 2%, mentre l’indice S&P 500 è sceso dell’1,7% per il suo più grande calo in quattro mesi. Il prezzo medio delle banconote in dollari con rating spazzatura dei mutuatari cinesi è sceso di più in circa un anno. Un crollo intraday di quasi il 12% dei futures sul minerale di ferro ha peggiorato le cose, così come le chiusure per festività in molti mercati asiatici. Vero è che oggi sono rimbalzati gli indici azionari europei e anche HK è leggermente migliorato, ma non da compensare le forti perdite precedenti.

Le autorità cinesi, che pur hanno assunto consulenti per seguire il problema, comunque attualmente tacciono. Anche la stampa evita di parlare del problema, se non per dire che si tratta di un evento isolato Tutti minimizzano, quasi non fosse successo nulla, un atteggiamento che è il modo migliore per massimizzare i dani futuri.

Tra sabato e venerdì la PBOC ha iniettato 190 miliardi di Yuan, non troppi, am un atto concreto.

Evergrande ha circa 300 miliardi di dollari di passività, più di qualsiasi altro sviluppatore immobiliare al mondo. È una balena nel mercato obbligazionario cinese ad alto rendimento in dollari, che rappresenta circa il 16% dei titoli in circolazione. Circa 83,5 milioni di dollari di interessi su un’obbligazione quinquennale in dollari scadranno giovedì e il mancato pagamento entro 30 giorni potrebbe costituire un’insolvenza.  Nello stesso giorno scade poi un’obbligazione interna che dovrebbe pagare 36 milioni di dollari. Troppi soldi, tutti assieme.

Le azioni di Evergrande hanno perso fino al 19% lunedì, portando brevemente il suo valore di mercato al minimo mai registrato. Il titolo ha chiuso in ribasso del 10%.

“Con i decisori politici che non mostrano segni di oscillazione sulla riduzione dell’indebitamento del mercato immobiliare, gli ultimi titoli riguardanti Evergrande probabilmente suggeriscono che l’attività immobiliare potrebbe deteriorarsi ulteriormente in assenza del governo che fornisce un percorso chiaro verso un’eventuale risoluzione“, hanno scritto gli economisti di Goldman guidati da Hui Shan in una nota domenicale.

Sembra una strana guerra a chi cede prima fra governo e mercato, senza rendersi ben conto che, in questa gara, non possono esserci vincitori, ma solo perdenti. Anche se il governo punta a un deleveraging del settore è assurdo arrivarci mettendo in crisi le aziende non permettendo loro di completare investimenti già iniziati. Siamo in quel caso classico, indicato da Hayek, di malinvestment, solo che il governo cinese ci sta mettendo del suo. 


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