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La Cina frena e l’acciaio trema: crollano i prezzi del minerale di ferro. Cosa ci aspetta?

La crisi immobiliare cinese fa crollare il mercato dell’acciaio. I prezzi del minerale di ferro sono in caduta libera, mettendo in difficoltà i produttori globali e rallentando persino la transizione green. Ecco cosa sta succedendo e perché ci riguarda tutti.

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I mercati globali del minerale di ferro sono di nuovo sotto pressione, e quando questo accade, gli occhi di tutti gli analisti si girano in un’unica direzione: la Cina. Ai primi di settembre i prezzi dei futures continuano a scendere, alimentati dalle crescenti preoccupazioni per un’economia cinese che arranca e una domanda sempre più debole proveniente dai suoi settori chiave, quello siderurgico e, soprattutto, immobiliare.

Lunedì 1° settembre, i futures sul minerale di ferro hanno toccato i minimi da una settimana. Il contratto di gennaio sul Dalian Commodity Exchange cinese è sceso del 2,67%, attestandosi a circa $107,09 per tonnellata metrica. Allo stesso modo, il contratto di riferimento di ottobre sulla Borsa di Singapore ha perso il 2,05%, scendendo a $101,35 per tonnellata. Si tratta di un nervosismo palpabile che riflette timori ben più profondi di una semplice fluttuazione giornaliera. IUl 2 settembre c’è stato un rimbalzo che ha riguardato i minerali di ferro, ma l’acciaio ha continuato a cadere.

Il Drago con il Mal di Stomaco: I guai dell’acciaio e del mattone cinese

Non è un segreto che la Cina sia il più grande consumatore mondiale di minerale di ferro. Per decenni, la sua fame insaziabile di materie prime ha trainato i prezzi e le economie di paesi esportatori come Australia e Brasile.

Ora, però, la locomotiva sembra avere il fiato corto. Pechino ha tentato in vari modi di contenere l’eccesso di capacità produttiva nel settore siderurgico, ma l’offerta continua a superare la domanda. A giugno, la produzione di acciaio grezzo è crollata del 6,9% su base annua, toccando il livello più basso da quasi un anno.

Gli analisti attribuiscono questa debolezza a un cocktail di fattori piuttosto indigesto:

  • Una crisi immobiliare prolungata: Il settore immobiliare cinese è in una crisi che sembra non avere fine. I prezzi delle case sono in calo in quasi tutte le città e i grandi sviluppatori sono sull’orlo del baratro. Meno cantieri significa, semplicemente, meno domanda di acciaio.
  • Fattori stagionali: Le alte temperature al nord e le forti piogge al sud hanno ulteriormente rallentato le attività di costruzione, aggiungendo un problema congiunturale a uno strutturale.
  • Restrizioni alla produzione: Le chiusure per manutenzione e i limiti alla produzione imposti agli altiforni per ragioni ambientali o di controllo dell’offerta contribuiscono a un quadro già complesso.

La traiettoria economica cinese ha un peso enorme per l’intero settore minerario e siderurgico mondiale. I dati recenti mostrano che le scorte dei principali tipi di acciaio sono in aumento da metà agosto. In economia, scorte in aumento sono quasi sempre un segnale di domanda fiacca, un’ombra ribassista che si allunga sui mercati.

Minerali di ferro – Ematite

Le conseguenze globali: profitti erosi e la transizione verde che può attendere

Le onde d’urto del rallentamento cinese si propagano in tutto il mondo. Il minerale di ferro, un tempo una delle materie prime più performanti, ha perso quasi il 25% del suo valore nel corso del 2025. Nel frattempo, le scorte nei porti cinesi sono aumentate dell’1,06%, raggiungendo 133,4 milioni di tonnellate. Se le tanto sbandierate misure di stimolo di Pechino non si tradurranno in una domanda reale e tangibile, è probabile che i mercati continuino a ballare in preda alla volatilità.

Questa situazione sta erodendo i profitti lungo tutta la filiera. Dal 2023, la combinazione di costi in aumento e domanda volatile ha messo a dura prova i bilanci delle aziende. I margini di profitto, sebbene ciclici per natura, mostrano un andamento anomalo: i guadagni sono più piccoli e le fasi di contrazione più lunghe. Molte acciaierie, schiacciate tra la debolezza dei prezzi dell’acciaio e l’incertezza della domanda, stanno operando in perdita.

In questo contesto, l’efficienza è diventata la parola d’ordine. I produttori stanno adottando nuove strategie per sopravvivere:

  1. Spostamento della produzione: Abbandono graduale dell’acciaio per l’edilizia (il più colpito dalla crisi) per concentrarsi su mercati come la manifattura, le infrastrutture e l’export.
  2. Taglio dei costi sulle materie prime: Le acciaierie utilizzano maggiori quantità di minerale di ferro di qualità inferiore, che costa meno, riducendo gli acquisti di materie prime “premium”.

Quest’ultimo punto ha una conseguenza interessante. Quando i margini erano alti (come nel 2021-22), le aziende erano disposte a pagare di più per materie prime più “pulite” che facilitavano una produzione a minori emissioni. Oggi, la priorità è il costo. La transizione verso un acciaio più “verde”, un obiettivo tanto decantato, potrebbe dover attendere. La sopravvivenza, in tempi di magra, viene prima di tutto.

Uno sguardo al futuro: illusioni di ripresa?

Nonostante il quadro generale sia negativo, ci sono segnali contraddittori. Giovedì scorso, i prezzi hanno mostrato una lievissima tenuta, sostenuti dalle aspettative di un riapprovvigionamento delle scorte in vista della festa nazionale cinese. Una speranza, secondo il broker cinese Galaxy Futures, che potrebbe fornire un supporto temporaneo.

Tuttavia, lo stesso broker sottolinea come gli investimenti in manifattura e infrastrutture abbiano continuato a mostrare una crescita negativa ad agosto. La domanda di acciaio da parte degli utilizzatori finali è crollata nel terzo trimestre. Inoltre, anche gli altri fattori produttivi per l’acciaio, come il carbone da coke e il coke metallurgico, sono in calo, a conferma di una debolezza diffusa.

In conclusione, la domanda su come andranno i prezzi dell’acciaio trova una risposta chiara: dipenderà quasi interamente dalla capacità della Cina di rimettere in moto la sua economia reale, in particolare il settore immobiliare. Fino ad allora, il mercato rimarrà volatile e orientato al ribasso, con brevi fiammate di ottimismo destinate a scontrarsi con una realtà economica ancora molto incerta.

Immagine generata da AI

Domande e Risposte per il Lettore

1) Perché la crisi immobiliare in Cina ha un impatto così forte sui prezzi globali dell’acciaio?

La Cina è il più grande produttore e consumatore di acciaio al mondo, assorbendo oltre la metà della produzione globale. Una parte enorme di questo acciaio è destinata al settore delle costruzioni. Quando il mercato immobiliare cinese entra in crisi, come sta accadendo ora, la costruzione di nuovi edifici rallenta o si ferma. Questo causa un crollo verticale della domanda interna di acciaio. Di conseguenza, le acciaierie cinesi riducono la produzione e acquistano meno minerale di ferro, facendo crollare i prezzi di questa materia prima a livello globale e influenzando l’intera filiera.

2) I prezzi del minerale di ferro e dell’acciaio sono destinati a scendere ancora?

È molto probabile che i prezzi rimangano sotto pressione e volatili nel breve-medio termine. Una vera ripresa sostenuta dipende da una soluzione alla crisi immobiliare cinese e da un rilancio significativo della sua economia, eventi che al momento non sembrano imminenti. Ci potranno essere brevi rialzi tecnici, magari legati a riapprovvigionamenti temporanei o a specifici stimoli governativi, ma finché la domanda strutturale cinese resterà debole, la tendenza di fondo del mercato rimarrà ribassista o, nella migliore delle ipotesi, laterale.

3) Cosa significa per l’ambiente il fatto che le acciaierie usino minerale di ferro di qualità inferiore?

Significa un potenziale rallentamento della transizione ecologica nel settore siderurgico. Il minerale di ferro di alta qualità contiene più ferro e meno impurità. Il suo utilizzo rende il processo di produzione dell’acciaio più efficiente e meno inquinante, generando minori emissioni di CO2 per tonnellata prodotta. Quando le acciaierie, per tagliare i costi, passano a minerali di qualità inferiore, il processo diventa meno efficiente e richiede più energia, aumentando le emissioni. In pratica, la necessità economica di sopravvivere sta prevalendo, almeno temporaneamente, sugli obiettivi ambientali a lungo termine.

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