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La Cina fa pressione su Wall Street, minaccia di far saltare la supply chain americana.

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Trump prosegue con la propria politica commerciale aggressiva, a base di dazi, per contenere l’enorme surplus commerciale della Cina nei confronti degli USA. L’ultima minaccia riguarda la possibilità di imporre dazi su 200 miliardi di esportazione di Pechino negli USA. La Cina sta cambiando strategia perchè quella tulizzata sinora nei colloqui non ha avuto effetto. Del resto Trump ha due obiettivi, di cui il secondo non accettabile per il governo comunista:

  • cancellazione dei dazi cinesi e dei blocchi alle importazioni dagli USA;
  • cancellazione o riduzione dei sussidi statali al settore industriale, che fanno gridare Washington al dumping.

Se il primo obiettivo potrebbe essere accettabile per il presidente Hu, il secondo assolutamente non lo è. Sarebbe proprio contro i principi del governo cinese l’astensione dalla guida dell’economia, per cui i colloqui diretti sembrano esser destinati a fallire e la Cina pensa di non partecipare alle trattative previste per la seconda metà di settembre

Pechino ha allora deciso di fare pressioni in modo indiretto, passando attraverso Wall Street.

Domenica i rappresentati delle multinazionali americane , insieme ad accademici cinesi ed occidentali, hanno preso parte ad una sessione del Chinese Development Forum. L’incontro prevede anche un colloquio riservato fra i banchieri di Wall Street ed il vicepresidente cinese proprio oggi. Appare chiaro che verrà fatta una forte pressione sugli eventuali effetti di una guerra commerciale con la Cina e soprattutto delle eventuali ritorsioni che Pechino potrebbe esercitare sul sistema produttivo e sui consumatori americani applicano dazi o blocchi temporanei all’export di prodotti strategici per la catena produttiva americana.

Settori come la Telefonia , i computer , ma anche banalmente il tessile e calzaturiero USA potrebbero essere duramente colpiti da controdazi all’export o da blocchi dello stesso. Una conseguenza della globalizzazione della supply chain, che , apparentemente, sembra una scelta intelligente, ma, in in realtà, nasconde delle insidie nascoste di carattere strategico: se delocalizzo in toto o in parte le mie produzioni nel breve periodo mi espongo a ricatti da parte della nazione produttrice. Le supply chain possono essere chiaramente ridefinite e, a questo punto, appare di tutto interesse per gli USA diversificarle, ma non lo si può fare in maniera istantanea, per cui nel breve periodo la Cina può veramente rendere complessa la vita alle aziende ed ai dettaglianti a Stelle e Strisce.

Questa tattica dovrebbe spingere il sistema economico USA (Banche , Retailer, Industrie) a fare pressione su Trump per ottenere condizioni meno negative, ma non appare probabile che i falchi commerciali dell’amministrazione riusciranno ad ottenere dei risultati.

 

 


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