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La Cina accende la “Super Batteria ad aria fredda” più grande al mondo nel deserto del Gobi
La Cina accende la “Super Batteria” nel deserto: addio Litio? Ecco come funziona l’impianto ad aria liquida più grande del mondo.

La Cina prosegue la sua marcia industriale con un pragmatismo che lascia poco spazio alle incertezze. Nel deserto del Gobi, precisamente fuori Golmud nella provincia nord-occidentale del Qinghai, sta per entrare in funzione quella che è stata ribattezzata la “Super Air Power Bank“: il più grande impianto di stoccaggio di energia ad aria liquida (LAES) (liquid air energy storage) al mondo.
Si tratta di un progetto che unisce la grandeur infrastrutturale tipica di Pechino a una soluzione tecnica ingegnosa per risolvere l’eterno problema delle rinnovabili: l’intermittenza.
Come funziona la “Banca dell’Aria”
Il principio fisico alla base dell’impianto, sviluppato dal China Green Development Investment Group in collaborazione con l’Accademia Cinese delle Scienze, è affascinante nella sua linearità industriale. L’impianto utilizza l’energia elettrica in eccesso (prodotta quando il sole splende o il vento soffia forte, ma la domanda è bassa) per azionare dei compressori.
Questi compressori purificano l’aria e la raffreddano fino a -194 gradi Celsius (-317 Fahrenheit). A questa temperatura criogenica, l’aria diventa liquida e viene stoccata in enormi serbatoi bianchi a pressione atmosferica. Quando la rete elettrica necessita di energia, il processo si inverte:
L’aria liquida viene riscaldata.
Tornando allo stato gassoso, il suo volume si espande di circa 750 volte.
Questa espansione violenta aziona una turbina che genera elettricità.
È, in sostanza, una gigantesca batteria termodinamica che non richiede litio o terre rare, ma solo aria e ingegneria.
I numeri del progetto
Per comprendere la portata dell’opera e il suo impatto sulla stabilità della rete locale, è utile osservare i dati tecnici forniti dai ricercatori:
| Parametro | Dettaglio |
| Capacità di stoccaggio | 600.000 kWh |
| Potenza erogata | 60.000 kW |
| Durata scarica | 10 ore continue |
| Output annuale | 180 milioni di kWh (fabbisogno di 30.000 case) |
| Efficienza stoccaggio freddo | > 95% |
| Efficienza “round-trip” | > 55% |
L’impianto è collegato a un parco fotovoltaico da 250.000 kilowatt, creando un ciclo chiuso che, come spiegato dai tecnici cinesi, “immagazzina energia fuori picco per l’uso di picco”.
La sfida globale dello stoccaggio
Wang Junjie, ricercatore del TIPC-CAS, ha centrato il punto macroeconomico della questione: l’energia fotovoltaica ed eolica è caratterizzata da “casualità, volatilità e intermittenza”. Senza sistemi di accumulo massivi, queste fonti rischiano di destabilizzare la rete anziché sostenerla.
La tecnologia LAES (Liquid Air Energy Storage) offre vantaggi strategici notevoli:
Densità energetica: L’aria liquida è molto densa, permettendo stoccaggi elevati in spazi contenuti.
Pulizia: Nessuna emissione in loco, il fluido di lavoro è semplice aria.
Durata: Gli impianti hanno una vita operativa lunga e non soffrono del degrado chimico tipico delle batterie elettrochimiche.
La Cina non è sola in questa corsa, ma è – come spesso accade – la più veloce. La Corea del Sud ha avviato un impianto simile (ma più piccolo) a settembre, mentre nel Regno Unito un impianto a Manchester dovrebbe essere completato solo nel 2026. Pechino, nel frattempo, ha già premuto l’interruttore, dimostrando ancora una volta come la pianificazione industriale statale, se ben indirizzata, possa accelerare l’innovazione tecnologica su larga scala.
Domande e risposte
Perché si usa l’aria liquida invece delle normali batterie al litio?
L’uso dell’aria liquida risponde a esigenze di scala e geologia. Le batterie al litio sono eccellenti per risposte rapide e stoccaggi minori, ma costose e legate a materie prime critiche per grandi accumuli di lunga durata. L’aria è gratuita e disponibile ovunque. Inoltre, gli impianti LAES (Liquid Air Energy Storage) hanno una vita utile molto più lunga delle batterie chimiche, che degradano nel tempo, e possono essere costruiti in luoghi estremi come il deserto del Gobi senza rischi di incendio o problematiche ambientali complesse.
Quanto è efficiente questo sistema rispetto ad altre tecnologie?
L’articolo cita un’efficienza di “stoccaggio del freddo” del 95%, ma il dato cruciale è l’efficienza “round-trip” (ciclo completo carica-scarica), che si attesta sopra il 55%. Sebbene sia inferiore all’efficienza delle batterie al litio (che superano l’85-90%) o dell’idroelettrico a pompaggio, il sistema recupera competitività grazie all’utilizzo di calore di scarto e alla possibilità di immagazzinare enormi quantità di energia per molte ore (long-duration storage), cosa che per le batterie chimiche sarebbe economicamente insostenibile su questa scala.
Qual è l’impatto reale sulla produzione di energia verde in Cina?
L’impatto è strategico più che volumetrico. 180 milioni di kWh annui sono una goccia nel mare del consumo cinese, ma questo impianto è un “dimostratore” su scala industriale. Risolve il problema del “curtailment” (lo spreco di energia rinnovabile quando la rete non può assorbirla). Dimostrando che si può stabilizzare la produzione erratica di solare ed eolico nel deserto, la Cina apre la strada alla costruzione di massicce “basi energetiche” rinnovabili in regioni remote, rendendo la transizione verde tecnicamente fattibile e non solo ideologica.









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