Attualità
La Casa Bianca terrorizzata dal taglio della produzione previsto da Opec+
Probabilmente oggi l’OPEC+ taglierà le proprie quote di produzione di petrolio di 500.000 – 2.000.000 di barili estratti al giorno, per prevenire un abbassamento del prezzo del petrolio legato ad un calo di consumi per la crisi economica mondiale che appare alla porte. Sicuramente questo calo non potrà essere compensato da un aumento nella produzione di shale oil, petrolio dal scisto, degli USA. Il risultato sarà un aumento dei prezzi che riaccenderà l’inflazione e i prezzi dei carburanti alla vigilia delle elezioni primarie USA, e questo sta mandando in crisi la Casa Bianca, che cerca di evitare o minimizzare il taglio in ogni modo.
Secondo un rapporto della CNN, tutte le risorse umane disponibili nell’amministrazione sono state mobilitate, con la Casa Bianca “in preda a spasmi e panico”, secondo un funzionario senza nome.
“È difficile sopravvalutare l’ansia dell’amministrazione Biden per una potenziale ripresa dei prezzi del petrolio”, ha dichiarato a Bloomberg Bob McNally, di Rapidan Energy, in vista della riunione dell’OPEC+ che si terrà oggi a Vienna.
“Un taglio consistente da parte dell’OPEC+ inimicherebbe la Casa Bianca, anche se i funzionari potrebbero aspettare di vedere come reagiscono i prezzi prima di premere il grilletto sulle risposte politiche”.
In effetti, la CNN riferisce che alcuni dei punti di discussione redatti in stato di urgenza dalla Casa Bianca hanno suggerito che il taglio della produzione OPEC+ è visto come “un atto ostile”.
Figure come Amos Hochstein, Janet Yellen e BrettMcGurk sono state incaricate di sostenere il no ai tagli con i Paesi del Golfo, e la CNN ha riferito che i punti di discussione del Segretario al Tesoro si sarebbero concentrati sul potenziale danno reputazionale in Occidente per i membri OPEC del Golfo che sostengono il taglio.
“C’è un grande rischio politico per la vostra reputazione e le vostre relazioni con gli Stati Uniti e l’Occidente se andate avanti”, ha affermato la CNN citando una bozza di punti di discussione. L’argomentazione principale che viene avanzata nell’attività di lobbying, tuttavia, è quella relativa all’effetto negativo che la stretta dell’offerta di petrolio avrebbe sull’economia globale in questo momento, un effetto che potrebbe far cadere verticalmente l’economia e quindi ridurre ulteriormente la domanda di idrocarburi, creando un ciclo negativo che danneggerebbe gli stessi produttori.
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