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La Casa Bianca indica a Facebook e Twitter i contentuti da censurare

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Il segretario stampa della Casa Bianca Jen Psaki ha ammesso che l’amministrazione Biden sta lavorando con Facebook per segnalare i post “problematici” che “diffondono disinformazione” su COVID-19. Ha spiegato che l’amministrazione ha creato sistemi di polizia “aggressivi” per individuare la “disinformazione” da “segnalare” per le società di social media.

In questo modo abbiamo la perfezione dell’assolutismo: un’autorità pubblica utilizza una società privata, quindi senza controllo democratico, per applicare la censura. Neanche Luigi XIV aveva un potere simile, in quanto comunque vincolato dalla legge consuetudinaria. Biden va ben oltre tutti questi limiti.Ci sono stati ripetuti esempi di censura di storie che erano imbarazzanti o problematiche per l’amministrazione Biden. Anche quando Twitter ha espresso rammarico per la censura della storia del laptop Hunter Biden prima delle elezioni, c’è stata un’immediata spinta indietro per una maggiore censura da parte dei Democratici.

La preoccupazione è che queste aziende stiano prendendo a cuore le chiamate dei membri democratici per una maggiore censura sulla piattaforma. Il CEO Jack Dorsey in precedenza si era scusato per aver censurato la storia di Hunter Biden prima delle elezioni. Però dopo questo fatto il governo si è spinto oltre nelle pressioni su Twitter, spingendo anche  alla repressione delle comunicazioni sul “Negazionismo climatico.” Oramai la censura sui social media sembra non avere limiti.

La “robusta modifica dei contenuti” sembra il nuovo grido di battaglia orwelliano nella nostra società. Non si può dire quello che non è accettato dal governo, oppure il tuo contenuto viene “Corretto”. 

Gli stessi problemi sono sorti sulle storie di Covid. Da un anno Big Tech censura chi voleva discutere delle origini della pandemia. Non è stato fino a quando Biden ha ammesso che il virus potrebbe aver avuto origine nel laboratorio di Wuhan che i social media hanno improvvisamente cambiato posizione. Facebook ha annunciato solo di recente che le persone sulla sua piattaforma saranno in grado di discutere delle origini di Covid-19 dopo aver censurato tale discussione.

Trump ha compreso molto bene il problema che veniva a sorgere da questo collegamento diretto partito Democratico – Social media ed è intervenuto nell’unico modo che, in questo momento, gli è apparso fattibile: cioè attraverso la via legale. Però questa strada è molto complessa, necessita di portare delle prove oggettive di accordi che, quasi sempre, non sono formalizzati. Forse la via migliore è quell di una nuova legislazione, che parta anche a livello statale e non federale, e che impedisca o punisca la censura dei social media.

 


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