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La campagna logora chi non la fa di Massimiliano Lenzi.

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La campagna logora chi non la fa. Dirette Facebook, Tweet, foto su Instagram, chiacchierate alla radio e poi,di rinforzo, ospitate nei programmi televisivi e nei telegiornali, senza sosta. Ora dopo ora.

A prescindere dall’evento perché l’evento nella politica italiana del 2019 è essere sempre on air, via etere o via web cambia poco. Benvenuti nell’era della campagna permanente, quella per cui Matteo Salvini, Luigi Di Maio o Alessandro Di Battista – sulla carta alleati di Governo e di maggioranza, i primi due pure vicepremier – stanno sempre connessi e parlano, parlano, parlano. Della Tav con quel tiro alla fune tra costi e benefici, degli stipendi in Rai, del processo a Salvini – s’ha da fare o no? Questa la domanda – dei tagli alle indennità parlamentari, di Maduro e via discorrendo. All’infinito, perché sui social lo spazio non si esaurisce mai.

Uno pensa, che bello, sempre a confronto con la gente. Si, può essere, ma pure che palle, sempre a sbirciare l’ultimo tweet, sia leghista o 5 stelle. Senza contare poi gli effetti collaterali perché la comunicazione politica permanente è come il Viagra: se da un lato porta all’erezione del consenso, a quell’adrenalina di essere sempre in agonismo, ha pure i suoi rinculi. Uno, il più evidente, in questi giorni di bisticci di Governo tra Salvini da una parte e Di Maio e Di Battista dall’altra, riguarda le tensioni nella maggioranza.

Esempio, il Di Battista che dice a Salvini sulla Tav “se la Lega intende andare avanti su un buco inutile che costa 20 miliardi e non serve a niente tornasse da Berlusconi e rompesse i coglioni, chiaro?”. Perché la comunicazione continua finisce col parlare ai tifosi e col portare a menarsi tra alleati. Eppure davanti agli italiani si spalanca in queste ore più di un anno di campagna elettorale permanente. Si vota per le regionali in Abruzzo domenica prossima. Poi toccherà alla Sardegna, urne previste il 24 febbraio. Quindi le Europee e nel 2020 altre elezioni regionali chiave, come Toscana, Puglia, Veneto e Liguria. Tutti connessi, dunque. Tra due minuti la diretta Facebook del Ministro Tizio. Alle 20 parlerà il vicepremier Caio. E stasera alle 21.15 nel talk vattelapesca il leader del partito Tal dei Tali risponde a tutte le domande. Parlano, scrivono tweettano, caricano video e fanno dirette su Facebook i politici, in una centrifuga costante dove ciò che manca è la sintesi. Ovvero le ragioni di un’alleanza, dello stare insieme per governare.

Viene in mente, in questo fritto misto tra web e tv, l’invettiva di un film straordinario, “Quinto Potere”, di Sidney Lumet quando il protagonista inveisce: “Non serve dirvi che le cose vanno male, tutti quanti sanno che vanno male. Abbiamo una crisi. Molti non hanno un lavoro, e chi ce l’ha vive con la paura di perderlo. Il potere d’acquisto del dollaro è zero. Le banche stanno fallendo, i negozianti hanno il fucile nascosto sotto il banco, i teppisti scorrazzano per le strade e non c’è nessuno che sappia cosa fare e non se ne vede la fine. (..) Ce ne stiamo in casa e lentamente il mondo in cui viviamo diventa più piccolo e diciamo soltanto: ‘Almeno lasciateci tranquilli nei nostri salotti per piacere! Lasciatemi il mio tostapane, la mia TV, la mia vecchia bicicletta e io non dirò niente ma… ma lasciatemi tranquillo!’. Beh, io non vi lascerò tranquilli. Io voglio che voi vi incazziate. (..) Io so soltanto che prima dovete incazzarvi. E dopo l’incazzatura? Ecco, questa è la domanda cui chi governa (ma anche chi si oppone) dovrebbe rispondere. Una domanda permanente. Tutto il resto è gossip.

Massimiliano Lenzi, Il Tempo 5.2.19


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