Cultura
La caduta dei Giganti
Giappone: inutile spendere troppe parole sul paese del Sol Levante, paese di grandi lavoratori, ma da 20 anni in assoluta stasi economica. I segnali del declino giapponese sono evidenti, e vanno dalle varie crisi attraversate negli ultimi 20 anni, al sorpasso subito dalla Cina, al Debito Pubblico arrivato ad un astronomico 200% e concluso con la recente e lacunosa gestione del sisma, ed in particolare dell’emergenza nucleare.
Il Giappone resta un paese con grande liquidita’ e risparmio interni ed un’economia reale forte nei settori industriali di gamma medio-alta, ma il suo destino non potra’ far altro che vedere un progressivo declino di peso nello scacchiere mondiale.
Questo crollo, cosa che si completera’ in tempi lunghi, e’ anche conseguenza diretta, non solo dei fattori scritti sopra, ma anche di una politica demografica semplicemente suicida (bassissima natalita’ con fecondita’ ad appena 1,3 figli per donna, associata ad una politica di immigrazione di assoluta chiusura), che sta portando il paese ad un’invecchiamento incredibile.
Per ora il Giappone non ha subito crolli, semplicemente perche’ aveva accumulato un risparmio enorme e perche’ ha beneficiato della vicinanza di immensi mercati in piena crescita, che hanno trainato le esportazioni e consentito investimenti fruttuosi a buon mercato.
Nel futuro, a medio-lungo termine, i nodi dell’indebitamento sempre piu’ colossale, dell’invecchiamento della popolazione a livelli insostenibili e della perdita di alcuni vantaggi competitivi quando la Cina ed i paesi vicini andranno a maturazione, verranno fuori tutti insieme, e prevedo che il Sol Levante paghera’ un prezzo altissimo.
Stati Uniti d’America: qui lo scenario e’ molto diverso, ma le conclusioni potrebbero risultare altrettanto fosche. Sappiamo tutti che questa nazione, la prima al mondo, vive squilibri incredibili e non sostenibili a lungo termine (assenza risparmi delle famiglie indebitate fino al collo, deficit commerciali immensi, debito pubblico esploso e vicino al 100% del PIL nel 2011, deficit pubblico oltre il 10%, crisi finanziarie, etc).
Non sfugge, inoltre, che gli USA hanno un’industria manifatturiera con una buona produttivita’, ma smagrita ad un livello incredibile (solo il 7% degli addetti lavora in questo settore, un terzo che in Italia per capirsi), per cui gli USA appaiono sempre piu’ un’economia “di carte, servizi ed avvocati” che ha demandato alla Cina ed alle economie in fase di sviluppo la produzione di beni, che vive ampiamente al di sopra dei propri mezzi e che si indebita sempre di piu’ col resto del mondo.
Gli USA resteranno un paese centrale sullo scacchiere mondiale, ma senza dubbio perderanno parecchio peso, perche’ prima o poi, dovranno saldare i conti, e riallineare il proprio tenore di vita spendaccione alle reali possibilita’; tale decisione e’ costantemente rimandata, perche’ i vari presidenti USA temono la non rielezione, ma prima o poi sara’ inevitabile. A mio avviso, a poco serviranno gli innumerevoli escamotage che il Paese Finanziario per eccellenza tirera’ fuori (svalutazioni del dollaro epocali innondando il pianeta d’inflazione, etc), perche’ gli squilibri strutturali necessitano di soluzioni strutturali, che necessariamente prima o poi andranno prese. E’ chiaro che piu’ tempo passa, piu’ il conto sara’ salato, e seppur tale conto sara’ in buona parte pagato dal resto del mondo, e’ evidente che comunque una quota rilevante sara’ pagata dagli USA stessi.
Germania: ogni giorno sentiamo notizie di una Germania Uber Alles, e la cosa e’ innegabile (PIL in crescita incredibile, numero brevetti elevato, export solido, industria posizionata su fasce tecnologiche in modo solito, basso deficit, bassa disoccupazione, elevate risparmi, etc) ma la domanda da porsi e’ se cio’ e’ destinato a durare.
Prima di rispondere, volevo richiamare i lettori su 3 cosette avvenute di recente nel paese teutonico, e che secondo me delineano segnali evidenti di “incapacita’ della Germania di essere Leader nella UE, posto che gli spetterebbe di diritto”:
1) Abbandonare il nucleare, che pesava per il 30% nella produzione di elettricita’ a velocita’ incredibile (mi sembra una decisione del tutto emotiva ed elettorale, assolutamente costosa e poco “teutonica”)
2) L’assoluta incapacita’ a decidere ed a dettare una linea all’Europa, nelle varie crisi dei PIGS (tale “indecisionismo”, anche qui legato a motivi elettorali, sta di fatto aggravando il problema su livelli che potrebbero presto divenire insostenibili, e che potrebbero disgregare l’Europa stessa, con conseguenze che paghera’ anche la Germania)
3) La gestione della crisi batterica recente, m’e’ sembrata assai approssimativa ed anche in questo caso assai poco teutonica. Ma se non e’ teutonica e spartana la Germania, chi mai potra’ esserlo?
A parte i segnali sopra esposti, che comunque sono sintomatici, la realta’ e’ che pure la Germania ha una politica demografica suicida (qui nascono meno dello 0,8% di bimbi sulla popolazione ogni anno, contro lo 0,94% della gia’ malmessa Italia, ed anche qui di recente l’immigrazione e’ stata fortemente attenuata): basta fare una semplice proiezione a 20 anni, per vedere un’evoluzione demografica che farebbe impallidire anche il piu’ ottimista, con una piramide capovolta.
In sintesi il “miracolo” Tedesco non avra’ lungo respiro, e l’accelerazione dell’uscita di capitali di investimento produttivo, sono inevitabili.
Do’ per scontato il fatto che la Germania modifichera’ nel tempo la politica sull’immigrazione (incentivandola), ma cio’ non impedira’ alla Germania di vedere il proprio peso specifico su scala mondiale di scendere, e di parecchio.
La Germania nel 1914 aveva il 4,5% della popolazione mondiale, oggi e’ all’1,2%. In Germania nascono lo 0,5% dei bambini nati nel mondo. Ignorare questi numeri, significa ignorare la prospettiva che la Germania (e tutta l’Europa di riflesso) ha di fronte a se’: contare in futuro come il 2 di briscola nel Mondo.
La prospettiva diventa ancora piu’ cupa, se la Germania rinuncia ad essere teutonica, ad essere leader nella UE e si abbandona a politiche elettoralistiche: in questo caso, oltre a contar poco per la legge dei grandi numeri, rischia pure di Italianizzarsi, con le conseguenze che nessuno sa meglio di noialtri.
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