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La Brexit e la dittatura finanziaria: la trappola della self-fulfilling prophecy

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Self-fulfilling-Prophecy-Model

Purtroppo, ormai ne sono convinto, la Brexit sarà una sciagura per l’Inghilterra. Accadranno esattamente le cose, impoverimento economico, aumento della disoccupazione, isolamento commerciale e riduzione della crescita, che sono state paventate dai sostenitori del “remain” e forse il Paese si troverà sull’orlo di una guerra civile, con la Scozia che chiederà l’indipendenza, il Galles a ruota e, ultima nuova, Londra che vorrebbe addirittura diventare autonoma!

Tutto questo perché avevano ragione fin dall’inizio i sostenitori della necessità della permanenza dell’Inghilterra  nella UE? No, non avevano ragione allora e non l’hanno adesso. Semplicemente perché le forze economiche che predicevano la sciagura hanno la capacità di farla accadere.

In linguaggio tecnico si chiama “Self-Fulfilling Prophecy“, che si può tradurre in “profezia che tende ad autoavverarsi”, ed è stata teorizzata per prima dal sociologo Robert Merton in un suo articolo del 1948. Così Merton la definiva:

The self-fulfilling prophecy is, in the beginning, a false definition of the situation evoking a new behavior which makes the original false conception come true. This specious validity of the self-fulfilling prophecy perpetuates a reign of error. For the prophet will cite the actual course of events as proof that he was right from the very beginning.

La sua caratteristica quindi è quella di essere una descrizione inizialmente falsa di una situazione, una predizione non vera, che però provoca un comportamento successivo che la rende vera. Colui che ha fatto la falsa predizione può quindi affermare di aver avuto ragione fin dall’inizio, perpetuando così l’errore che diventa fatto incontestabile.

In campo economico è facile vedere delle self-fulfilling prophecies negli andamenti di borsa: se gli operatori credono, per motivi erronei derivante da valutazioni sbagliate o notizie false, che il corso di un dato titolo dovrà scendere, porranno in essere azioni preventive (massicce vendite) ingiustificate che provocheranno davvero quanto falsamente ipotizzato, ovvero la discesa della quotazione del titolo. Avevano ragione fin dall’inizio? No, ma non importa: il risultato è stato quello previsto, anche se non per le ragioni ipotizzate.

Nel caso dell’esempio tale comportamento è provocato dalla credenza comune ed è quindi in un certo senso involontario: nessun operatore si augurava o voleva che il titolo scendesse, ma ciascuno ha fatto in modo che accadesse. Ma la self-fulfilling prophecy può anche essere provocata, se si ha la forza di determinare il comportamento auto-avverante, o lo si può attuare direttamente. In questo caso il risultato non è il frutto di errori che si cumulano, ma di una precisa volontà a che si attui quel risultato, il che significa che l’agente sa benissimo che la sua predizione è falsa, ma vuole provocarla.

Il caso dell’Inghilterra a mio avviso rientra in questo secondo paradigma: il comportamento delle agenzie di valutazione crediti, che hanno già provveduto a minacciare di abbassare il rating (Standard and Poor’s, da AAA a AA1) od hanno già ribassato l’outlook (Moody’s, AA+ da “stabile” a “negativo”), senza che sia accaduto realmente nulla (e sappiamo dallo scandalo dei subprime, impacchettati in CDO e dotati di una tripla A, nonostante fossero spazzatura, dalle agenzie compiacenti, quanto siano indipendenti ed affidabili tali società…), dimostra che c’è una volontà di creare quelle difficoltà economiche che la semplice Brexit non creerebbe. Anche le dichiarazioni bellicose delle istituzioni europee, per le quali l’Inghilterra dovrà soffrire (per aver esercitato un diritto riconosciuto dai Trattati?) fanno pensare che si voglia provocare quelle difficoltà alle imprese anglosassoni che la semplice uscita dalla UE non causerebbe. Così come volontarie e gratuite e quindi affermanti una mera volontà emulativa (ovvero di creare un gratuito danno) sembrano le dichiarazioni di voler porre dazi alle merci inglesi o, per altro verso, la manifestazione della volontà di lasciare UK per stabilirsi in altre zone da parte delle maggiori istituzioni finanziarie, con la minaccia della chiusura di interi uffici ed il licenziamento di migliaia di addetti.

Se ciò non bastasse si soffia sul fuoco mai sopito dell’indipendentismo per smembrare la Nazione stessa, senza considerare, o forse comprendendo perfettamente, che il pericolo di scatenare una lotta fratricida all’interno del Regno Unito – che lo è diventato faticosamente e che ancora si ricorda le guerre civili e religiose del passato – è attualmente elevata, visto le tensioni provocate dalla crisi globale, dalle disuguaglianze da essa provocate e dall’immigrazione economica.

Ora tutte queste forze combinate e con l’unica malcelata volontà di far pagare lo strappo all’Inghilterra e dare un esempio ai riottosi Paesi del Sud Europa che vorrebbero uscire dalla ben più stringente gabbia dell’euro, possono realmente provocare le sciagure che sono state preconizzate durante la campagna elettorale referendaria. Il capitalismo finanziario mondiale sta facendo ottimi affari con l’Eurozona, basta vedere come si stanno spolpando la Grecia, e non vuole che anche un pur minimo gesto di ribellione al sistema disturbi i suoi interessi.

Per questo la Brexit dovrà essere lacrime e sangue e lo sarà. Nel pezzo di ieri consideravo un ostacolo a questo comportamento il fatto che avrebbe dimostrato il carattere di lager della UE, ma dopo le incredibili dichiarazioni di odio ed insofferenza per la democrazia dei politici europei passate senza una reazione di sdegno e ribellione tangibile, ritengo che neppure questo ostacolo si frapponga al tentativo di distruzione economica della Gran Bretagna.

E poi diranno che avevano avuto ragione fin dall’inizio.


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