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La “Bomba” social di Trump: ripartono i test nucleari? Analisi di costi, tempi e rischi reali

Trump ordina di riprendere i test nucleari “immediatamente”. Ma gli esperti frenano: servono mesi, forse anni, e miliardi che il Congresso deve approvare. Ecco l’analisi dei costi e i rischi geopolitici: “Una mossa spericolata che avvantaggia Russia e Cina”.

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Donald Trump, poco prima di incontrare il presidente cinese Xi Jinping a Busan, in Corea del Sud, ha deciso di scuotere le fondamenta della deterrenza strategica globale con un post sui social media. Un metodo ormai collaudato per il Presidente.

La dichiarazione è di quelle che non passano inosservate: “Ho dato istruzioni al Dipartimento della Guerra di iniziare a testare le nostre armi nucleari su base paritaria. Tale processo inizierà immediatamente”.

La motivazione addotta da Trump è tanto semplice quanto allarmante: una presunta ripresa dei test da parte di altre nazioni. “Sembra che tutti gli altri Paesi stiano facendo test nucleari”, ha dichiarato, aggiungendo: “Noi abbiamo più armi nucleari di chiunque altro. Noi non facciamo test. Io li vedo testare e dico, beh, se loro hanno intenzione di testare, immagino che dobbiamo testare anche noi”.  Questa è una risposta diretta agli annunci di putin sui test dei missili a propulsione nucleare Burevestnik e del siluro nucleare Poseidon.

La dichiarazione ha immediatamente sollevato un problema fondamentale: a cosa si riferisce esattamente il Presidente? Parla dei sistemi di lancio (missili balistici, caccia, sottomarini), i cui test sono di routine e non si sono mai fermati, o parla di detonazioni nucleari vive (test “critici”), che gli Stati Uniti non conducono dal 23 settembre 1992?

L’ambiguità è enorme e la Casa Bianca, interpellata per chiarimenti, ha semplicemente rimandato al post sui social.

Il contesto: chi sta davvero “testando”?

La giustificazione di Trump poggia su un’affermazione fattuale che gli esperti del settore contestano vigorosamente. Secondo l’autorevole Arms Control Association (ACA), l’ultimo test nucleare “critico” (con detonazione) non è stato condotto né dalla Russia né dalla Cina.

  • Stati Uniti: Ultimo test il 23 settembre 1992.1
  • Russia (URSS): Ultimo test il 24 ottobre 1990.
  • Cina: Ultimo test il 29 luglio 1996.
  • Corea del Nord: Ultimo test (l’unico significativo nel 21° secolo) il 3 settembre 2017.

È vero che il Presidente russo Vladimir Putin ha recentemente annunciato test su nuovi sistemi d’arma strategici, come il missile da crociera a propulsione nucleare e il siluro nucleare Poseidon, ma si tratta di sistemi di lancio (delivery systems), non di detonazioni di testate.

Inoltre, gli Stati Uniti, così come altre potenze, conducono regolarmente test “sub-critici”, esperimenti che coinvolgono materiali nucleari ma senza innescare una reazione a catena autosufficiente. È possibile che Trump si riferisca a un’espansione di questi ultimi, ma le sue parole sembrano suggerire molto di più.

Per capire cosa comporterebbe davvero la ripresa di test nucleari esplosivi, abbiamo analizzato le opinioni di tre dei massimi esperti in materia intervistati da TWZ: Hans Kristensen (Federation of American Scientists), Jon B. Wolfsthal (American Federation of Scientists) e Daryl G. Kimball (Arms Control Association).

La loro analisi smonta pezzo per pezzo l’idea di un processo “immediato” e ne svela i costi, i tempi e, soprattutto, i giganteschi rischi geopolitici.

Bombanucleare  B61 disassemblata

Il processo reale: non basta un post sui social

La prima illusione da smantellare è che un Presidente possa ordinare un test nucleare con la stessa facilità con cui pubblica un post. La catena di comando è complessa e, soprattutto, implica un attore che Trump spesso trascura: il Congresso.

Daryl G. Kimball dell’ACA spiega la gerarchia:

«Il Presidente ha l’autorità legale per farlo, ma necessita di autorizzazione e stanziamenti (appropriations) per questo scopo da parte del Congresso. E il Congresso può bloccare o modificare ciò che può fare, o imporre condizioni, ecc. È la National Nuclear Security Administration (NNSA), un’agenzia semi-autonoma all’interno del Dipartimento dell’Energia (DOE), ad essere responsabile della manutenzione delle testate esistenti.»2

Anche Hans Kristensen del FAS sottolinea il collo di bottiglia fondamentale: i soldi.

«Il processo richiederebbe che la Casa Bianca ordinasse al Dipartimento dell’Energia (DOE) di ordinare ai laboratori nucleari di iniziare a prepararsi per un test nucleare. E poiché gli Stati Uniti non hanno attualmente un programma di test esplosivi di armi nucleari, il Congresso dovrebbe prima stanziare i soldi

In sintesi, l’ordine di Trump non è “immediato”. È, nella migliore delle ipotesi, una dichiarazione di intenti che apre un processo politico e di bilancio lungo e complesso. Senza un assegno firmato dal Congresso, i laboratori del DOE non possono muovere un dito per preparare un’esplosione.

LGM-35A Sentinel, missile ICBM

Cosa si dovrebbe testare esattamente? Il grande “Perché”

Il secondo punto cruciale sollevato dagli esperti è l’assoluta mancanza di una motivazione tecnica per nuovi test. L’arsenale americano è mantenuto sicuro e affidabile da decenni attraverso il costosissimo “Stockpile Stewardship Program“, un sofisticato programma che utilizza supercomputer, simulazioni avanzate e test sub-critici.

Daryl G. Kimball è particolarmente scettico sulla necessità tecnica:

«Questa è un’ottima domanda a cui la gente del Presidente deve rispondere. Storicamente, i test nucleari sono stati utilizzati per ‘collaudare’ (proof-test) nuovi progetti di testate. Il dispositivo esplode? Detona alla potenza esplosiva desiderata? Ha le caratteristiche che desideri? […] Cosa esattamente cercheranno di capire da un punto di vista tecnico, non lo so, e francamente, non c’è motivo per cui gli Stati Uniti abbiano bisogno di esplosioni nucleari per mantenere le testate esistenti nel nostro arsenale

Se non c’è un bisogno tecnico, allora qual è lo scopo? Kimball offre un’interpretazione puramente politica legata alla necessità di mostrare i muscoli:

«Quindi, guardando le dichiarazioni di Trump, è abbastanza chiaro che qualunque tipo di test nucleare stia pensando, è per scopi politici. È una sorta di reazione “questo per quello” (tit-for-tat) giovanile a ciò che percepisce stiano facendo altri Paesi. […] Afferma che ‘tutti gli altri Paesi sembrano farlo’. Bene, quelli di noi che seguono questi temi con estrema attenzione non vedono nessun altro Paese condurre test esplosivi. […] Direi che sembra essere confuso e disinformato su questo tema

I costi e le tempistiche: l’Impero dell’improvvisazione ha bisogno di tempo (e miliardi)

L’affermazione di Trump “il processo inizierà immediatamente” si scontra duramente con la realtà logistica della preparazione di un sito di test. Non si preme semplicemente un pulsante.

Gli esperti forniscono stime chiare. La rapidità del test dipende da cosa si vuole ottenere: un semplice “botto” dimostrativo o un esperimento scientifico con raccolta dati?

Ecco un confronto delle tempistiche stimate dagli esperti:

Tipo di TestHans Kristensen (FAS)Jon B. Wolfsthal (AFS)Daryl G. Kimball (ACA)
Test Semplice/Dimostrativo6 – 10 mesi“Pochi mesi”Non specificato (parla di 1 ora per un test atmosferico da un Minuteman III, ma lo ritiene improbabile)
Test Strumentato/Scientifico24 – 36 mesi18 mesi“Circa 36 mesi” (per un test sotterraneo contenuto)
Test per Sviluppo Nuova Testata60 mesi (5 anni)Non specificatoNon specificato

Come sottolinea Kristensen, riattivare la macchina dei test sarebbe molto “costoso”. Questi mesi di preparazione richiedono l’allestimento di strumentazione complessa, la preparazione di pozzi profondi e la mobilitazione di centinaia di scienziati e tecnici.

Jon B. Wolfsthal identifica anche il luogo:

«Il punto più probabile è il Nevada National Security Site (NNSS), l’ex sito di test per armi nucleari degli Stati Uniti a circa 45 minuti a nord di Las Vegas. Nessun’altra località è attualmente capace o strutturata legalmente per la conduzione di test esplosivi nucleari.»

Quindi, “immediatamente” significa, nel migliore dei casi, tra 6 e 10 mesi per un’esplosione dimostrativa, o più probabilmente tra 18 e 36 mesi per un test scientificamente utile. Il tutto, sempre ammesso che il Congresso decida di finanziare questa costosissima operazione.

La vera bomba: le conseguenze geopolitiche

Al di là dei costi e dei tempi, è l’aspetto geopolitico a preoccupare maggiormente gli analisti. Rompere la moratoria sui test, che dura da oltre 30 anni (ad eccezione della Corea del Nord), non sarebbe un atto isolato. Innescherebbe una reazione a catena che, paradossalmente, potrebbe danneggiare la sicurezza nazionale americana più che rafforzarla.

Hans Kristensen offre l’analisi più lucida e preoccupante. Se Trump intende davvero procedere con test esplosivi, la mossa sarebbe “spericolata” (reckless) e le conseguenze immediate:

«[Porterebbe] quasi certamente a test nucleari russi e cinesi, e probabilmente anche indiani e pakistani. A differenza degli Stati Uniti, tutti questi Paesi avrebbero molto da guadagnare dalla ripresa dei test nucleari

Questo è il punto centrale che sembra sfuggire all’amministrazione Trump. Gli Stati Uniti, con il loro programma di “Stockpile Stewardship”, hanno meno bisogno di test esplosivi rispetto a potenze emergenti o a potenze che devono modernizzare i loro arsenali (come la Cina) o testare nuovi design (come la Russia).

Ordinando un test, Trump non dimostrerebbe forza, ma offrirebbe a Pechino e Mosca la giustificazione politica perfetta per fare ciò che forse desiderano fare da tempo: riprendere i propri test per colmare i gap tecnologici.

In conclusione, la “sparata” di Trump, forse innescata da una confusione tra test di missili (delivery) e test di testate (detonation), si rivela essere un boomerang strategico. È tecnicamente non necessaria, politicamente bloccabile dal Congresso, logisticamente lenta e incredibilmente costosa. La vera, apparente, debolezza degli USA non è nelle testate, ma nel mancato sviluppo delle armi per portare le testate nucleari. Gli USA sono in ritardo nello sviluppo dei missili ipersonici, non hanno sviluppato un motore nucleare, non hanno sistemi sottomarini profondi, o, se li hanno, non ne hanno svelato l’esistenza.

Soprattutto, è una mossa “spericolata” che rischia di cancellare decenni di stabilità strategica per offrire ai veri rivali geopolitici degli Stati Uniti un vantaggio che, al momento, non hanno.

Domande e risposte

Trump può davvero ordinare un test nucleare “immediatamente” con un post sui social?

No. Sebbene il Presidente abbia l’autorità legale per avviare il processo, non è “immediato”. Come spiegano gli esperti, l’ordine deve passare dal Dipartimento dell’Energia (DOE) e dalla NNSA. Soprattutto, poiché non esiste un programma di test attivo, il Congresso deve prima autorizzare l’operazione e stanziare i fondi necessari, che ammonterebbero a miliardi. Senza l’approvazione del Congresso, l’ordine del Presidente resta solo una dichiarazione politica.

Ma è vero che Russia e Cina stanno già conducendo test nucleari, come dice Trump?

No, gli esperti smentiscono categoricamente questa affermazione. L’ultimo test nucleare esplosivo (critico) della Russia risale al 1990 e quello della Cina al 1996. L’unica nazione ad aver condotto un test di questo tipo nel recente passato è la Corea del Nord (2017). Trump sembra confondere i test sui sistemi di lancio (come i nuovi missili russi), che sono routine, con le detonazioni di testate, che rappresentano una violazione della moratoria globale.

Qual è il rischio principale se gli Stati Uniti riprendessero i test?

Il rischio più grande non è tecnico, ma geopolitico. Gli esperti avvertono che se gli USA rompessero la moratoria trentennale, “quasi certamente” anche Russia, Cina, India e Pakistan riprenderebbero i propri test. Hans Kristensen sottolinea che questi Paesi, a differenza degli USA (che hanno un avanzato programma di simulazione), avrebbero “molto da guadagnare” da nuovi test per modernizzare i loro arsenali. In pratica, Trump regalerebbe ai suoi avversari la giustificazione perfetta per rafforzarsi.

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