Difesa
La “Bomba in Affitto”: l’Arabia Saudita si assicura l’ombrello nucleare del Pakistan e gli USA stanno a guardare
La “Bomba in Affitto”: Arabia Saudita e Pakistan stringono un’alleanza militare stile NATO. Riad ottiene l’ombrello nucleare di Islamabad, ridisegnando gli equilibri in Medio Oriente e sfidando l’influenza USA.
Nei grandi saloni dei palazzi reali di Riyadh, dove l’aria profuma di incenso e determinazione, il 17 settembre 2025 due leader si sono incontrati per ridisegnare un pezzo di mappa strategica mondiale. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif hanno firmato un accordo che ha tutta l’aria di un terremoto geopolitico per il Medio Oriente.
L’accordo, denominato Strategic Mutual Defense Agreement (SMDA), stabilisce un principio tanto semplice quanto potente: un attacco contro uno dei due paesi equivale a un attacco contro entrambi. Suona familiare? Sì, ricorda molto da vicino il famoso Articolo 5 della NATO. Ma qui il contesto è diverso: è un patto a due che nasconde, neanche troppo velatamente, il vero oggetto del desiderio saudita: le circa 170 testate nucleari del Pakistan.
La domanda sorge spontanea: il Regno, custode dei luoghi sacri dell’Islam, ha di fatto “noleggiato” uno scudo nucleare da un alleato storico senza doversi sobbarcare i costi e i grattacapi di costruirne uno proprio? E il Pakistan ha forse aperto un’inedita “agenzia di protezione nucleare” a disposizione dei paesi amici? Più che un semplice accordo, è una mossa astuta che potrebbe compattare il mondo islamico o, al contrario, innescare una pericolosa corsa agli armamenti, con l’Iran e Israele spettatori molto interessati. Benvenuti nell’era della “Bomba in affitto”.
Un’alleanza costruita su petrolio e sicurezza
La relazione tra Arabia Saudita e Pakistan non nasce oggi, ma è un matrimonio di convenienza che dura da oltre mezzo secolo. Un patto non scritto, ma solidissimo:
- Denaro Saudita: Riad ha riversato decine di miliardi di dollari (oltre 30 miliardi dagli anni ’80) per sostenere l’economia e l’apparato militare pakistano.
- Sicurezza Pakistana: In cambio, Islamabad ha fornito soldati per proteggere la Mecca e Medina e ha addestrato le truppe saudite.
Questo scambio è stato fondamentale per entrambi. Il Pakistan, stretto tra la morsa dell’ingombrante India e del turbolento Afghanistan, aveva bisogno di fondi per sviluppare il suo programma nucleare, soprattutto dopo la traumatica secessione del Bangladesh nel 1971. L’Arabia Saudita, circondata da nemici come l’Iran rivoluzionario, necessitava di un partner sunnita forte e affidabile.
Il cuore di questa amicizia è sempre stato l’atomo. Negli anni ’70, mentre lo scienziato A.Q. Khan costruiva segretamente la bomba pakistana, si stima che i fondi sauditi abbiano coperto fino al 60% dei costi dell’impianto principale di Kahuta. L’intesa era chiara: se mai Riad si fosse trovata di fronte a una minaccia esistenziale, il Pakistan avrebbe condiviso la sua arma definitiva.
Cosa cambia con il nuovo accordo?
Il recente attivismo del principe MBS, con i tentativi di dialogo con l’Iran e persino con Israele, sembrava aver cambiato le carte in tavola. Ma la guerra a Gaza, iniziata nell’ottobre 2023, e il progressivo disimpegno americano sotto una nuova politica di “America First“, hanno rimescolato tutto.
L’accordo SMDA è la risposta saudita a questo nuovo scenario. In parole povere, Riad non vuole più dipendere esclusivamente dalle portaerei americane nel Golfo; vuole una polizza assicurativa propria, con una garanzia reale. Si tratta di uno schiaffo sonoro all’amministrazione Trump e un segnale inequivocabile della perdita di influenza di Washington nella regione.
L’accordo non menziona esplicitamente le armi nucleari, ma è chiaro a tutti che è proprio quello il fulcro. È come avere una protezione senza possedere direttamente la pistola. I missili pakistani, come lo Shaheen-III con una gittata di 2.750 km, possono raggiungere qualsiasi punto del territorio saudita (e non solo), fornendo al Regno una rete di sicurezza credibile.
Chi ci guadagna di più?
A una prima analisi, l’Arabia Saudita sembra essere il principale beneficiario.
- Per l’Arabia Saudita: Il paese, pur con un fondo sovrano da 700 miliardi di dollari, ha un esercito che fatica ancora a raggiungere piena efficienza. L’ombrello nucleare pakistano offre un potente deterrente contro i nemici regionali, senza gli svantaggi di un programma atomico domestico: niente ispezioni ONU, niente sanzioni e niente dibattiti interni sulla compatibilità con i precetti islamici. In cambio, ci si può aspettare un nuovo flusso di 5-10 miliardi di dollari in investimenti e aiuti per alleviare l’enorme debito pakistano. Riad dà il carburante, ma tiene le chiavi della macchina.
- Per il Pakistan: Anche Islamabad ottiene vantaggi significativi. L’accordo rafforza il suo status di protettore del mondo islamico. In termini pratici, significa accesso a tecnologia saudita avanzata per la sua aviazione e una più stretta collaborazione di intelligence. Per il governo Sharif, è una boccata d’ossigeno contro le pressioni di creditori come il FMI. Tuttavia, la dipendenza economica da Riad rende la partnership asimmetrica.
Le implicazioni globali: una “NATO Islamica”?
L’idea di un “ombrello nucleare” a noleggio è tanto affascinante quanto spaventosa. Riad ha di fatto acquistato una garanzia di protezione atomica, evitando le regole e le critiche. Documenti declassificati del 1988 mostravano come i missili sauditi fossero già predisposti per trasportare testate pakistane in caso di necessità. Oggi, quell’ipotesi diventa una quasi certezza.
Questo patto potrebbe essere il primo passo verso una più ampia alleanza militare islamica?
- Turchia: Potrebbe cercare un’intesa simile per bilanciare la Russia.
- Egitto: Dopo il fallimento del suo progetto di una forza di difesa araba, potrebbe stringere un accordo con Islamabad, unendo il suo grande esercito al know-how nucleare pakistano.
- Altri Paesi: Giordania, Emirati Arabi e persino l’Indonesia potrebbero essere interessati a forme di cooperazione.
Si sta delineando una sorta di “NATO Islamica“, non un blocco monolitico, ma una rete di alleanze con il Pakistan come fornitore della garanzia nucleare. Per il Pakistan, però, il rischio è di svendere il suo bene strategico più prezioso, trasformandolo da deterrente nazionale a strumento condiviso, perdendo così l’effetto sorpresa che ha tenuto a bada i suoi avversari.
Ovviamente questo piano vede dei perdenti: prima di tutto l’India, che vede il suo avversario storico rafforzarsi in una rete d’alleanze economicamente molto forte e tecnologicamente sufficientemente avanzata e con Paesi che, al contrario della Cina, non hanno una visione paternalistica.
In conclusione, questo accordo è molto più di un pezzo di carta. È il progetto per una nuova architettura di difesa nel mondo islamico, dove l’arma nucleare diventa uno strumento in una cassetta degli attrezzi condivisa. Per la prima volta, un paese non nucleare ottiene una garanzia atomica esplicita da un altro stato. Il Medio Oriente si allontana dall’orbita americana e cerca nuove strade. Resta solo da vedere se questa strada porterà alla pace o a problemi ancora più grandi.
Domande e Risposte
1) Cosa significa concretamente questo accordo per la sicurezza dell’Arabia Saudita? Per l’Arabia Saudita, questo accordo rappresenta una svolta strategica. Ottiene un potente deterrente contro minacce regionali, in particolare dall’Iran, senza dover sviluppare un proprio arsenale nucleare. Questo le evita sanzioni internazionali, ispezioni e controversie interne. In pratica, Riad “affitta” la garanzia nucleare del Pakistan, assicurandosi che qualsiasi attacco al suo territorio scatenerebbe una reazione potenzialmente atomica da parte di Islamabad. È una polizza assicurativa che aumenta drasticamente il costo di un’aggressione contro il Regno.
2) Perché il Pakistan, una potenza nucleare consolidata, ha accettato di “condividere” il suo asset più prezioso? La motivazione del Pakistan è principalmente economica e strategica. Il paese è afflitto da un debito pubblico insostenibile e dalla costante pressione di creditori internazionali come il FMI. L’accordo con l’Arabia Saudita garantisce un flusso vitale di miliardi di dollari sotto forma di aiuti e investimenti. Inoltre, consolida il ruolo del Pakistan come leader militare e protettore del mondo sunnita, aumentandone il prestigio e l’influenza geopolitica. In cambio di denaro e tecnologia, Islamabad offre la sua garanzia di sicurezza più forte.
3) Quali sono le principali conseguenze per gli equilibri mondiali, in particolare per gli Stati Uniti e Israele? Questo accordo segna un’erosione significativa dell’influenza americana in Medio Oriente. Un alleato chiave come l’Arabia Saudita sta chiaramente cercando alternative alla garanzia di sicurezza statunitense, un segnale preoccupante per Washington. Per Israele, la situazione è complessa: da un lato, un’Arabia Saudita più forte potrebbe stabilizzare la regione, ma dall’altro, un’alleanza militare esplicita tra Riad e una potenza nucleare come il Pakistan rappresenta una nuova e imprevedibile variabile strategica, specialmente nel contesto del conflitto israelo-palestinese.
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