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LA BALENA DIPINTA DI ROSSO

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È di moda cantare il de profundis della destra. Alcuni lo fanno con l’acre e miserabile soddisfazione di veder morire di morte naturale il nemico che non sono riusciti ad uccidere, altri con l’aria saputa di chi alza il dito: “Ve lo dicevo, che sarebbe finita così”. Altri ancora – magari fra gli ex alti dirigenti di Forza Italia – con l’animosità e il veleno dei coniugi che divorziano.

L’osservatore che invece non ha mai aderito a nessun partito in particolare è più prudente. Già, trattandosi di futuro, non si può mai dare nulla per certo. E poi bisogna prescindere dalle persone: di solito i grandi movimenti della storia i loro attori li suscitano, più che esserne determinati. Poco importa dunque se assistiamo alla decadenza di Berlusconi, del suo partito, o del concetto di centro-destra. Gli eventi da interpretare sono di ambito più vasto.

Per lungo tempo in Italia abbiamo avuto il bipolarismo imperfetto: la Dc sempre al potere, il Pci sempre all’opposizione. Ciò ha bloccato il sistema ma nel frattempo ha dato sostanza oppositiva ai partiti.  Il Pci era portatore di una dottrina, il comunismo, che rappresentava una speranza di rivoluzione, se pure al prezzo della libertà. La Dc era (o, più precisamente, avrebbe dovuto essere) la difesa contro tutto ciò: sullo scudo c’era scritto “Libertas”. In economia, la teoria comunista era il collettivismo puro e il capitalismo di Stato, mentre la Dc difendeva l’economia classica e la libertà d’impresa. Ogni partito era identificabile per sé e in opposizione all’altro. Morto ufficialmente il comunismo, e morta la Democrazia Cristiana che avrebbe dovuto arginarlo, sono rimasti i dirigenti del Pci, che, pur avendo cambiato il nome della ditta, il potere lo volevano lo stesso, senza cambiare mentalità, anche se non più in nome del comunismo. Al loro progetto si è opposto il partito dichiaratamente “anticomunista” fondato da Berlusconi, il quale per questo semplice fatto si è attirato l’odio mortale di mezza Italia.

Ora invece il Pci-Pds-Ps-Pd ha la faccia di Matteo Renzi, un personaggio incompatibile anche con la qualifica di ex comunista, e ciò fa sì che non senta più il bisogno di nessuna diga anticomunista. Berlusconi può andare in pensione e il comunismo è veramente morto.

A questo punto starebbe affiorando una verità pressoché incredibile, e cioè che quella stessa Italia che per decenni non ha mai dato la maggioranza alla sinistra, finché ha puzzato di comunismo o di ex comunismo, è essa stessa non di centro o di destra, ma socialdemocratica. Che fosse statalista lo sapevamo in molti, non è una sorpresa. Ma ora finalmente non ha più paura del Pci e si sente libera di affidarsi al Partito Unico della Sinistra, rappresentato da un Giamburrasca che non rottama soltanto i mammasantissima dell’ex Pci, ma l’intero passato dell’Italia. O almeno, questo proclama.  Dal 1922 ad oggi, l’ideale unico del Paese è stato il socialismo, se possibile massimalista.

È soltanto una teoria, naturalmente, ma conduce a chiedersi quali potrebbero essere le conseguenze su un Pd rimasto vincitore per mancanza di avversari. Esso potrebbe divenire il grande partito di centro dell’Italia, e somigliare alla Dc (partito di sinistra) senza nessun Pci a contenderle il potere. Una balena bianca dipinta di rosso. Esso potrebbe avere la maggioranza assoluta alla Camera, grazie l’Italicum, o non averla, e in questo caso ci si dovrebbe chiedere con chi si alleerebbe. Inoltre, anche a non avere bisogno di allearsi con nessuno, quando alle successive elezioni la gente gli attribuisse la colpa di tutto ciò che non va (cosa del tutto normale, è la molla del bipolarismo) ci si può chiedere quale partito potrebbe succedergli. Forse non è un gran vantaggio, non avere concorrenti. Alla Dc non giovò. Il ricordo di quel partito non è di buon augurio. Se il Pd divenisse una melassa indistinta di profittatori sotto costante sospetto di peculato, quale sarebbe il suo contraltare? E questo contraltare starebbe alla sua destra o alla sua sinistra?

In questo gioco si inserisce quel M5s che è riuscito fino ad oggi a mantenere una caratteristica di ectoplasmatica indefinitezza. Alle prossime elezioni potrebbe sparire, rivelarsi di destra, rivelarsi di sinistra, associarsi con il contraltare di destra del Pd o associarsi con il contraltare di sinistra del Pd. Non ne sappiamo nulla. Fino ad oggi è servito soltanto ad aumentare la confusione.

Insomma, non rischia di morire soltanto Forza Italia. Rischia di morire il Pd come crediamo di conoscerlo, e il nostro attuale sistema politico. Se a questa incertezza aggiungiamo la possibilità di una mostruosa crisi economica mondiale – per la quale non mancano le premesse – possiamo misurare quanto oscuro sia il futuro. Nessun gallo è autorizzato a lanciare ottimistici chicchirichì.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

18 aprile 2015


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