Economia
l Piano Mattei? Per Trevi Group è già realtà dal 1967. Ecco come l’ingegneria italiana può guidare lo sviluppo
Trevi Group e il Piano Mattei: non beneficenza, ma partnership tecnologica. L’eccellenza ingegneristica italiana come chiave per lo sviluppo in Africa e per il successo del Made in Italy nel mondo.

Mentre la politica discute le strategie per l’Africa con il Piano Mattei, c’è chi, nei fatti, applica già da decenni un modello di cooperazione basato non sull’assistenza, ma su partnership produttive. Alla Camera dei Deputati, durante il convegno “Diritto di restare e di rientro: opportunità per Italia e Africa”, una voce si è distinta per concretezza: quella di Antonio Maria Rinaldi, Presidente di Trevi Group.
Il messaggio di Rinaldi è stato chiaro e diretto: “L’Africa non ha bisogno di assistenza, ma di alleanze produttive e di progetti solidi e duraturi”. Non è uno slogan astratto, ma la sintesi di una strategia che Trevi Group, colosso romagnolo delle fondazioni speciali, persegue dal lontano 1967. In oltre mezzo secolo di presenza nel continente, l’azienda ha portato tecnologia e competenza, ma soprattutto ha investito sul capitale umano locale, formando tecnici e maestranze. “È così che le competenze si radicano sul territorio, si moltiplicano e generano nuove imprese”, ha sottolineato Rinaldi. Un approccio pragmatico, quasi keynesiano nella sua logica di investimento produttivo, che vede la creazione di valore in loco come il vero motore dello sviluppo.
Oltre le parole: il “saper fare” italiano come asset strategico
L’intervento di Rinaldi, però, va oltre la semplice dichiarazione d’intenti. Sottolinea una verità strategica per l’Italia: il ruolo insostituibile del “Made in Italy” ingegneristico. Trevi Group è un leader mondiale in un settore ad altissima specializzazione, quello delle fondazioni e dell’ingegneria del sottosuolo. Questo non significa solo commesse prestigiose, ma la capacità di rendere possibili opere infrastrutturali altrimenti irrealizzabili o economicamente insostenibili.
Il know-how italiano, in questo campo, è un fattore abilitante che può fare la differenza a livello globale, portando un vantaggio competitivo unico. Parliamo di progetti complessi che rappresentano la spina dorsale dello sviluppo di una nazione:
- Grandi dighe per la gestione idrica e la produzione di energia pulita.
- Gallerie e trafori strategici per superare barriere naturali.
- Isole artificiali per lo sviluppo portuale e logistico.
- Metropolitane in contesti urbani complessi, essenziali per la mobilità sostenibile.
Queste non sono semplici costruzioni, ma la manifestazione della grandezza ingegneristica italiana nel mondo. Un’eccellenza che non si limita a esportare un prodotto, ma un intero sistema di competenze in grado di risolvere problemi complessi e creare valore duraturo. L’approccio di Trevi Group in Africa è l’esempio lampante di come l’industria italiana possa essere il più efficace strumento di politica estera ed economica: non con la beneficenza, ma costruendo il futuro, letteralmente, dalle fondamenta.
Domande e Risposte per il lettore
- Qual è la differenza concreta tra l’approccio di Trevi e l’assistenzialismo? L’assistenzialismo si limita a fornire aiuti, spesso monetari o materiali, che creano dipendenza e non generano sviluppo autonomo. L’approccio di Trevi, invece, è una partnership industriale: l’azienda porta la sua tecnologia per realizzare opere strategiche, ma contestualmente investe nella formazione della manodopera e dei tecnici locali. In questo modo, il know-how non rimane esterno, ma viene trasferito e si radica nel territorio, creando un ecosistema di competenze in grado di generare nuove imprese e occupazione qualificata nel lungo periodo.
- Perché le “fondazioni speciali” sono un settore così strategico per il Made in Italy? Le fondazioni speciali sono le fondamenta invisibili ma essenziali di ogni grande opera infrastrutturale. La capacità di operare in terreni difficili, consolidare il sottosuolo o creare basi solide per dighe, grattacieli e ponti è un’abilità tecnologica di altissimo livello che poche aziende al mondo possiedono. Per l’Italia, avere un leader globale come Trevi significa non solo esportare un servizio ad alto valore aggiunto, ma anche agire come “apripista” per l’intera filiera del Made in Italy (impiantistica, meccanica, design) nei più grandi cantieri internazionali.
- In che modo questo approccio si lega al Piano Mattei del governo? Il Piano Mattei si propone di costruire un nuovo modello di cooperazione con l’Africa, superando la logica predatoria o assistenzialista per creare partnership paritetiche. L’esperienza cinquantennale di Trevi Group rappresenta un modello operativo già collaudato di questa filosofia. Dimostra concretamente che investire in progetti infrastrutturali solidi e nella formazione locale è la via più efficace per favorire uno sviluppo stabile, creare benessere e offrire a popoli e nazioni un’alternativa concreta all’emigrazione, in linea con il principio del “diritto di restare”.

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