Paul Krugman commenta il fallimento dell’incontro tra l’Eurogruppo e il governo greco, coi vertici europei che esigono il rispetto di tutti gli “impegni” presi precedentemente, per quanto totalmente irragionevoli per la Grecia (un paese che è in una crisi paragonabile per entità a quella della Germania di Weimar). Se i ministri dell’Eurogruppo non sono totalmente folli (cosa comunque possibile) — ragiona Krugman — forse hanno già deciso di spargere il sale sopra la Grecia.
di Paul Krugman, 16 febbraio 2015
Be’, è sorprendente, e non in senso positivo. Le trattative dei greci con i ministri delle finanze [cioè con l’Eurogruppo, NdT] sono naufragati su questa bozza di dichiarazione, che i greci hanno descritto come “assurda”. È certamente notevole. A mio avviso questa è la frase chiave:
Le autorità greche si sono impegnate ad assicurare un opportuno avanzo primario di bilancio al fine di garantire la sostenibilità del debito, in linea con gli obiettivi concordati nella dichiarazione dell’Eurogruppo del novembre 2012. Inoltre, qualsiasi nuova misura deve essere finanziata e non deve mettere a rischio la stabilità finanziaria.
Traduzione (se andate a rivedere la dichiarazione dell’Eurogruppo): nessun genere di cedimento sul 4,5% del PIL di avanzo primario.
Non c’era assolutamente modo che Tsipras e i suoi potessero firmare una dichiarazione del genere, e questo fa sorgere dei dubbi su cosa abbiano in mente di fare i ministri dell’Eurogruppo.
Penso sia possibile che siano semplicemente folli — che non capiscano che la Grecia del 2015 non è l’Irlanda del 2010, e che questo genere di bullismo non funzionerà.
In alternativa, e penso sia più probabile, potrebbero aver deciso di spingere la Grecia giù dal burrone. Piuttosto che cedere terreno preferiscono vedere la Grecia costretta a fare default e probabilmente ad uscire dall’euro, in un presunto disastro economico che dovrà servire da lezione per chiunque altro pensi di poter chiedere un’esenzione dai propri obblighi. In altre parole, starebbero cercando di imporre un equivalente economico della “pace cartaginese” che la Francia volle imporre alla Germania dopo la Prima Guerra Mondiale.
In ogni caso, la mancanza di buonsenso è incredibile e agghiacciante.
Krugman: Weimar e Grecia, il seguito
Paul Krugman ridicolizza quelli che agitano lo spauracchio di Weimar e dell’iperinflazione (ma poi dimenticano che fu la deflazione a portare Hitler al potere). Eppure il paragone di Weimar si adatta alla Grecia: il paese ellenico si trova già ora, dati alla mano, in una crisi di gravità comparabile a quella della Germania uscita sconfitta e distrutta dalla Prima Guerra Mondiale.
di Paul Krugman, 15 febbraio 2015
Provate a parlare di macroeconomia, e state sicuri che vi scontrerete con le accuse che le vostre politiche ci porteranno alla Germania di Weimar. Per molti, quelle carriole piene di banconote rimangono l’ultimo spauracchio da agitare, nonostante siano gli stessi che da anni si stanno sbagliando su tutto. Come alcuni di noi hanno notato, comunque, c’è una curiosa selettività nell’uso di Weimar come ammonimento: si parla sempre dell’iperinflazione del 1923, e mai degli effetti deflazionistici del gold standard e dell’austerità negli anni 1930-1932, che sono la causa che ha portato al potere, be’, voi sapete chi.
Ma questo non è l’unico pezzo della storia di Weimar che è andato dimenticato. C’era anche l’aspetto dei risarcimenti, che come ho notato ieri ha una considerevole importanza nella questione di quanto debba essere ampio l’avanzo primario che la Grecia deve raggiungere.
Pensare a questo mi ha portato a pormi una domanda interessante. Noi sappiamo che parte del motivo per cui gli enormi risarcimenti post-bellici costituivano una pretesa così irresponsabile e irragionevole, stava nel fatto che l’economia tedesca dopo la Prima Guerra Mondiale era in una condizione terribile, di miseria. Ma com’è la Grecia al confronto? La risposta mi ha fatto trasalire:
L’austerità, a quanto pare, ha devastato la Grecia praticamente tanto quanto la disfatta in una guerra totale aveva devastato la Germania imperiale. L’idea di esigere che una economia in queste condizioni debba triplicare il proprio avanzo primario è … inquietante.