Paul Krugman sul New York Times, a corollario delle elezioni in Grecia e della prossima discussione sull’austerità che il governo del paese porterà avanti con la Troika, ci ricorda molto semplicemente con i fatti come quelli che ora predicano ai Greci sulla necessità di rispettare gli accordi sono gli stessi che qualche anno fa hanno sbagliato clamorosamente le loro previsioni mandando il paese a gambe all’aria.
di Paul Krugman, 25 gennaio 2015
Per l’articolo che ho in preparazione per domani sono tornato alle origini, all’Accordo Stand-By del 2010 per la Grecia, per vedere che cosa chiedeva la troika e cosa prevedeva all’inizio delle pressioni per l’austerità, e quindi metterlo a confronto con ciò che è effettivamente accaduto.
Prima di tutto, ho incontrato spesso delle persone che sostengono che la Grecia non ha mai fatto l’austerità. Credo che questo derivi da stereotipi nazionali, o qualcosa del genere, perché i numeri sono davvero impressionanti. Ecco la spesa primaria (al netto degli interessi), come previsto nell’accordo originale del 2010, contro la spesa effettiva. Poiché la troika continuava ad aumentare le sue richieste, la spesa greca ha finito col scendere molto di più – l’austerità è stata molto più intensa – di quanto previsto all’inizio.
E allora com’è che la Grecia può ancora avere un problema di debito? L’accordo originale prevedeva una breve recessione, abbastanza contenuta, seguita da una ripresa – niente a che vedere con la realtà della depressione e deflazione che si sono effettivamente verificate. Ecco PIL nominale previsto contro il risultato effettivo. Naturalmente, il crollo del PIL ha ridotto le entrate e aumentato il rapporto debito / PIL.
Oh, e la disoccupazione avrebbe dovuto scendere un po’ sotto il 15 per cento, non raggiungere il 28.
Come hanno fatto a sbagliare così? Nella primavera del 2010, la BCE e la Commissione europea hanno puntato tutto sull’austerità espansiva; i tagli di spesa non avrebbero danneggiato l’economia greca, perché la fata fiducia sarebbe venuta in soccorso. Il FMI non aveva mai sperimentato tutto il percorso, ma ha usato un moltiplicatore irrealisticamente basso, al quale erano giunti guardando a degli esempi storici di austerità, ma ignorando le differenze nelle condizioni monetarie.
Il fatto è che ora abbiamo essenzialmente le stesse persone che hanno così gravemente sbagliato a valutare l’impatto dell’austerità che danno lezioni ai Greci sulla necessità di essere realistici.