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Politica

JD Vance a tutto campo: “L’Europa rischia di consegnare l’atomica all’Islamismo. Serve un ritorno alle radici”

Vance Choc: “L’Europa rischia di dare l’atomica agli Islamisti”. L’America First come antidoto al declino. L’allarme del Vicepresidente USA: tra 15 anni arsenali di Francia e UK potrebbero essere ostaggio della demografia. “Stagnazione e perdita di identità stanno uccidendo il Vecchio Continente, noi difenderemo i salari e il merito”.

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L’analisi geopolitica, sovente, richiede la capacità di guardare oltre l’orizzonte immediato dei cicli elettorali per scorgere le tendenze di lungo periodo che muovono le placche tettoniche delle civiltà. In una recente e articolata intervista concessa a Unherd, il Vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha sollevato un velo di ipocrisia diplomatica, esponendo una preoccupazione che, sebbene possa apparire distopica ai più scettici, merita una disamina attenta, scevra da pregiudizi ideologici. Il tema non è banale: il futuro della sicurezza occidentale, la tenuta culturale dell’Europa e, di riflesso, la stabilità degli Stati Uniti.

Vance non è un politico che ama i giri di parole. Il suo stile, diretto e talvolta ruvido, riflette una visione del mondo che unisce un conservatorismo culturale a una sensibilità economica che potremmo definire pragmatica, focalizzata sulla protezione dei salari e della coesione sociale. Le sue parole suonano come un campanello d’allarme per un Vecchio Continente che sembra aver smarrito la bussola, ma, soprattutto, come una dichiarazione d’intenti per un’America che non vuole seguire la stessa parabola discendente.

Il paradosso nucleare europeo

Il punto focale, e certamente il più allarmante, dell’argomentazione di Vance riguarda la sicurezza nazionale in relazione ai cambiamenti demografici e politici in Europa. La tesi è forte: l’immigrazione di massa incontrollata dai paesi a maggioranza musulmana, unita a politiche di integrazione fallimentari, sta creando i presupposti per uno scenario da incubo. La frase coentrale di tutto il discorso è la seguente:

Ma non è inconcepibile immaginare uno scenario in cui una persona con opinioni vicine all’islamismo possa avere un’influenza molto significativa in una potenza nucleare europea. Nei prossimi cinque anni? No. Ma tra 15 anni? Assolutamente sì. E questa è una minaccia molto diretta per gli Stati Uniti d’America.

Vance ha sottolineato con enfasi i legami profondi tra le due sponde dell’Atlantico: «Abbiamo legami culturali, religiosi ed economici molto più grandi con l’Europa che con qualsiasi altra parte del mondo. Questa è semplicemente la natura delle cose». Tuttavia, è proprio questa interconnessione a rendere la vulnerabilità europea un problema americano.

Il ragionamento si sposta rapidamente sulla dimensione militare strategica:

«La Francia e il Regno Unito possiedono armi nucleari.1 Se permettono a se stessi di essere sopraffatti da idee morali molto distruttive, allora si permette che le armi nucleari cadano nelle mani di persone che possono effettivamente causare danni molto, molto gravi agli Stati Uniti».

Non si tratta di una minaccia imminente, bensì di una proiezione statistica e politica. Vance osserva come elementi radicali stiano già guadagnando terreno nelle amministrazioni locali:

«Penso che ci siano, per esempio, persone allineate con l’islamismo o adiacenti all’islamismo che ricoprono cariche nei paesi europei proprio ora. In questo momento, forse a un livello estremamente basso, giusto? Stanno vincendo le elezioni sindacali o stanno vincendo le elezioni municipali».

La prospettiva temporale offerta dal Vicepresidente è lucida e inquietante:

«Non è inconcepibile immaginare uno scenario in cui una persona con opinioni adiacenti all’islamismo possa avere un’influenza molto significativa in una potenza nucleare europea. Nei prossimi cinque anni? No. Ma tra 15 anni? Assolutamente. E questa è una minaccia molto, molto diretta per gli Stati Uniti d’America».

Stagnazione economica e crisi d’identità

Al di là dello scenario atomico, l’analisi di Vance tocca le corde dell’economia reale e della sociologia. Per Scenarieconomici.it, che da sempre monitora gli effetti delle politiche di austerità e della globalizzazione sregolata, le parole di Vance risuonano familiari. L’Europa viene dipinta come un continente in stallo, vittima di politiche che hanno eroso il benessere della popolazione nativa.

«Le loro politiche di immigrazione hanno causato una reazione significativa da parte della popolazione nativa. Penso che l’Europa non abbia un buon senso di sé in questo momento, e lo si vede riflesso in varie misure di stagnazione economica e culturale», ha affermato Vance.

Non c’è, nelle parole del Vicepresidente, un desiderio di rottura. Al contrario, c’è la frustrazione di chi vede un alleato fondamentale indebolirsi da solo.

«Non stiamo cercando di distruggere l’Alleanza Europea, non stiamo cercando di dividere gli europei l’uno contro l’altro. Ciò che stiamo effettivamente cercando di fare nei confronti dell’Europa è incoraggiarli a essere un po’ più autosufficienti. Penso che le loro politiche economiche abbiano prodotto una stagnazione continentale molto ampia».

La visione è quella di un’Europa che deve ritrovare le proprie radici per poter dialogare alla pari con gli USA:

«L’America è scaturita dalla civiltà europea. Discendiamo fondamentalmente da molte idee europee… Ecco perché vogliamo un’Europa più forte. Non vogliamo un’Europa più debole».

Il parallelismo con gli Stati Uniti: Meritocrazia contro DEI

Il discorso di Vance non si limita a puntare il dito contro Bruxelles o Londra, ma utilizza l’esempio europeo come monito per la politica interna americana. L’amministrazione Trump, e Vance in particolare, hanno ingaggiato una battaglia culturale contro i programmi DEI (Diversity, Equity, and Inclusion), visti come il cavallo di Troia di una ideologia che frammenta la società invece di unirla.

Richiamando i recenti successi interni, Vance ha ribadito con forza il ritorno al merito:

«Abbiamo finalmente chiarito che negli Stati Uniti crediamo nel duro lavoro e nel merito. A differenza della sinistra… non trattiamo nessuno in modo diverso a causa della loro razza o del loro sesso».

La condanna verso le politiche WOKE è netta e senza appello:

«Quindi abbiamo relegato [la DEI] nella pattumiera della storia, che è esattamente dove deve stare. Negli Stati Uniti d’America, non devi più scusarti per essere bianco».

E ancora, rivolgendosi alle minoranze spesso penalizzate dai sistemi di quote “al contrario”:

«E se sei asiatico, non devi girare intorno al colore della tua pelle quando fai domanda per il college, perché giudichiamo le persone in base a chi sono, non all’etnia e alle cose che non possono controllare».

Immigrazione, Salari e Coesione Sociale

L’aspetto forse più “keynesiano” e vicino alle sensibilità economiche di chi difende il lavoro riguarda l’impatto dell’immigrazione sui salari e sulla coesione sociale. Vance smonta la narrazione globalista che vede nell’apertura indiscriminata delle frontiere un bene assoluto, ponendo l’accento sulla velocità e sui numeri dei flussi migratori.

«Il problema con l’immigrazione americana… durante i quattro anni dell’amministrazione Biden, [era] che abbiamo lasciato entrare troppe persone, troppo velocemente», ha spiegato Vance. La questione non è il rifiuto dello straniero, ma la capacità di assimilazione di un sistema.

«Se si travolge il paese con troppi nuovi entranti, anche se credono nelle cose giuste, anche se sono persone fondamentalmente buone, si cambia il paese in modo profondo».

Le conseguenze di questa gestione, secondo Vance, sono duplici: economiche e sociali.

«Sto anche cercando di proteggere i salari dei lavoratori. Sto cercando di proteggere la coesione sociale degli Stati Uniti d’America», ha dichiarato, aggiungendo un avvertimento sulla “balcanizzazione” della società:

«La rivalità etnica e la balcanizzazione sono la conseguenza inevitabile di queste cose. Non devi pensare che sia una buona cosa. Io certamente non lo penso, ma è una conseguenza prevedibile di ciò che la Sinistra ha spinto per anni».

Sintesi delle posizioni

Per chiarezza, possiamo riassumere i punti salienti del “Vance-pensiero” emersi nell’intervista in questa tabella sinottica:

TemaPosizione di JD VanceImpatto Previsto
Sicurezza Nucleare UERischio che arsenali (UK/Francia) finiscano sotto controllo islamista tra 15 anni.Minaccia diretta e grave per la sicurezza USA.
Economia EuropeaCritica alla stagnazione continentale dovuta a cattive politiche e perdita di identità.Necessità di un’Europa più autosufficiente e forte.
Immigrazione USATroppi ingressi in troppo poco tempo sotto Biden; necessità di assimilazione.Protezione dei salari e della coesione sociale.
Politiche DEITotale rigetto; ritorno al merito e fine delle discriminazioni razziali (anche verso i bianchi).Unità nazionale basata sul patriottismo, non sull’etnia.

Conclusioni: Un bivio per l’Occidente

Le parole di JD Vance non sono semplici schermaglie retoriche. Rappresentano la dottrina dell’America First che si scontra con il paradigma globalista europeo. L’avvertimento è chiaro: l’Europa rischia la “cancellazione di civiltà” e, con essa, la perdita del controllo sui propri asset strategici più letali. Per gli Stati Uniti, la strada tracciata è opposta: chiusura delle frontiere incontrollate, ripristino del merito e rifiuto delle politiche politically correct che frammentano la società.

Vance conclude con un appello all’unità, ma un’unità basata su valori condivisi e patriottismo, non su quote etniche:

«L’unica cosa che chiediamo è che tu sia un grande patriota americano. E se lo sei, sei molto nella nostra squadra».

Resta da vedere se l’Europa avrà la forza politica e culturale di ascoltare questo avviso, o se continuerà lungo la china della stagnazione e della frammentazione sociale che, come nota ironicamente Vance, sembra averle fatto dimenticare “il senso di se stessa”.


Domande e risposte

Perché Vance collega l’immigrazione alla minaccia nucleare in Europa?

Vance sostiene che l’immigrazione di massa da paesi a maggioranza musulmana, unita a una scarsa assimilazione, stia portando all’ascesa di politici “adiacenti all’islamismo”. Sebbene oggi occupino cariche locali, la proiezione demografica e politica suggerisce che tra 15 anni potrebbero influenzare governi nazionali come Francia o Regno Unito. Dato che questi paesi possiedono arsenali nucleari, Vance teme che armi di distruzione di massa possano finire sotto il controllo di ideologie ostili all’Occidente e agli Stati Uniti.

Qual è la critica economica mossa da Vance all’Europa?

Vance critica l’Europa per aver adottato politiche economiche e migratorie che hanno prodotto una “stagnazione continentale”. Dal suo punto di vista, l’apertura indiscriminata delle frontiere e la perdita di identità culturale (“senso di sé”) hanno eroso il benessere della popolazione nativa e bloccato la crescita. Egli non desidera un’Europa debole, bensì un partner “autosufficiente” e “vibrante”, capace di essere un alleato solido e non un peso economico o un rischio per la sicurezza globale.

In che modo la visione di Vance sull’immigrazione si lega ai salari dei lavoratori?

Seguendo una logica economica di domanda e offerta, Vance argomenta che un afflusso eccessivo e troppo rapido di manodopera (immigrazione di massa) deprime i salari dei lavoratori residenti e crea competizione al ribasso. Limitare l’immigrazione e selezionare i nuovi arrivati in base alla capacità di assimilazione serve, secondo la sua visione, a “proteggere i salari dei lavoratori” e a mantenere la “coesione sociale”, evitando la frammentazione etnica (balcanizzazione) che indebolisce il tessuto produttivo e civile.

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