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Italicum in Corte Costituzionale, l’ovvio è realtà! Ma l’imbarazzante Alfano si stupisce…

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L’italicum, la liberticida legge elettorale voluta dal Governo Renzi, approda già in Corte Costituzionale. Dobbiamo il risultato ancora una volta all’Avv. Besostri ed al suo manipolo di combattenti, che hanno promosso le cause necessarie ad ottenere tutto questo innanzi a svariati Tribunali italiani.

Il Tribunale di Messina è stato il primo ad accogliere la richiesta rimettendo gli atti alla Corte. Ad oggi non è disponibile l’ordinanza in integrale, dunque in attesa di leggerla sulla Gazzetta Ufficiale, il commento che in appresso leggerete è ovviamente frutto unicamente delle notizie apprese dagli organi di stampa.

In sostanza l’italicum sarebbe stato mandato in Corte proprio per i due principali punti di criticità della legge (le doglianze accolte sono state complessivamente sei su tredici): violazione del principio di rappresentatività democratica in forza del premio di maggioranza e violazione del principio del voto personale e diretto in riferimento alla confermata presenza di nominati in  Parlamento.

In pratica, e mi auguro davvero che le cose stiano così, il premio di maggioranza, a prescindere da come sia previsto ed attuato, sarebbe stato considerato illegittimo, idem per la presenza di nominati in Parlamento. Se così fosse nei prossimi mesi ci sarà una concreta speranza di ripristinare parte della nostra democrazia (per riprendercela tutta bisogna riscattare la sovranità liberandoci del vincolo esterno UE), irrimediabilmente perduta dall’avvento del porcellum. La Corte Costituzionale, se saprà essere imparziale, non potrà che ribadire come qualsiasi forma di premio di maggioranza sia illegittima, in quanto il principio di rappresentatività democratica è rispettato solo con un meccanismo che traduca i voti in seggi di natura strettamente proporzionale.

Oggi, in tempi in cui ci ripetono l’esigenza della “governabilità”, l’idea che manchi una maggioranza parlamentare in grado di approvare via via i provvedimenti del Governo è vista come un danno. Invece è assolutamente irrilevante, visto che è il Parlamento a dover dirigere il Governo e non già il contrario. Solo il Parlamento, quale organo di diretta emanazione della rappresentatività popolare, ha il potere di legiferare, mentre al Governo tale potere è in linea di principio inibito, salvo casi di necessità ed urgenza oppure di delega espressa delle Camere. In sostanza se l’ordinanza di rimissione è questa, si respira nuovamente l’odore della democrazia, della vera democrazia codificata nella Costituzione del 1948.

Consapevole che in tanti faticheranno a comprendere, a causa del contrario concetto inculcatogli dai media, quanto ho affermato, vi riporto alcuni stralci dell’Assemblea Costituente, stralci che ho riportato anche nel mio libro “Il tramonto della democrazia – analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”.

On. Umberto Tupini: Punto centrale e fulcro di tutto l’ordinamento è il Parlamento. Noi auspichiamo che il Parlamento possa, in avvenire, rappresentare per il nostro popolo come il palladio delle sue libertà e l’istituto senza del quale la democrazia è nome vano e artificioso. Anche il regime fascista parlava di democrazia ma il Parlamento era ridotto a una smorfia ed a una contraffazione di se stesso”.

On. Meuccio Ruini, nella sua relazione al progetto di Costituzione: La sovranità del popolo si esplica, mediante il voto, nell’elezione del Parlamento e nel referendum. E poiché anche il referendum si inserisce nell’attività legislativa del Parlamento, il fulcro concreto dell’organizzazione costituzionale è qui, nel Parlamento; che non è sovrano di per sé stesso; ma è l’organo di più immediata derivazione dal popolo; e come tale riassume in sé la funzione di fare le leggi e di determinare e dirigere la formazione e l’attività del governo”.

Non a caso poi la stessa Costituzione, precisamente all’art. 77, ricorda chiaramente che il ruolo del Governo non è affatto quello di cui si parla comunemente ed a sproposito, infatti: “Il Governo NON può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano forza di legge.

Dunque è nel Parlamento, nel dibattito tra tutti i rappresentanti che rispecchiano proporzionalmente il pensiero (la sovranità) del popolo che, nella calma e nella ponderazione, si legifera contemperando l’esigenza di ogni spaccato sociale. Lo Stato funziona anche senza bulimia legislativa.

Ultima nota, quasi tragicomica, è per il commento di Angelino Alfano alla trasmissione degli atti alla Consulta. Sedetevi e poi leggetelo: “Non mi stupisce, siamo in Italia… Dove una legge prima di diventare vigente è già mandata alla Consulta. Io considero le leggi elettorali come modi per contare i voti che però vanno effettivamente presi”.

Che dire? Imbarazzante pochezza culturale di chi non ha la minima idea di ciò di cui parla. Per contare i voti non serve una legge, basta la matematica. Il compito della legge è solo quello di fare in modo che quei voti rispecchino la rappresentatività della sovranità popolare, possibile solo se ogni voto vale quanto quello di ogni altro cittadino, senza distorsioni atte a conferire la leaderschip della Nazione a maggioranze inesistenti nella realtà. 

Un Ministro di tale analfabetismo istituzionale offende la Repubblica con la sua presenza.

 

Avv. Marco Mori – blog scenarieconomici.it – autore del “Il tramonto della democrazia – analisi giuridica della genesi di una dittatura europea” acquistabile su www.ibs.it 


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