Analisi e studi
ItaliaViva è al governo. Se Renzi non stacca la spina, è complice del disastro economico di Conte (di G. PALMA)
Matteo Renzi è l’artefice della nascita di questo governo. Ad agosto scorso, smentendo clamorosamente il vigoroso #senzadime pronunciato fino a pochi giorni prima, il senatore di Firenze decide di dar vita ad un governo tra PD e 5Stelle. Le cose andarono pressappoco così: l’8 agosto Matteo Salvini decide che è giunto il momento di far cadere il Conte I, il governo di cui è vicepremier e ministro dell’Interno, e chiede elezioni anticipate con la famosa battuta dei “pieni poteri”. L’intenzione di Salvini è solo quella di chiedere un voto popolare affinché sia legittimato ad andare a Palazzo Chigi, nulla c’entrano i “pieni poteri”, ma Renzi prende la palla al balzo e – per evitare che Salvini stravinca le elezioni – apre ad un governo coi nemici di sempre, i 5Stelle. Gli fa da sponda Beppe Grillo, che il giorno dopo l’apertura di Renzi si dice disponibile a qualsiasi soluzione pur di evitare elezioni anticipate.
Le intenzioni di Renzi sono evidenti: se si tornasse a votare ad ottobre, lui, a quell’epoca ancora nel PD, perderebbe il controllo sui gruppi parlamentari Dem (la cui composizione è per i 2/3 renziana) a vantaggio del nuovo segretario Zingaretti. Secondo obiettivo quello di dar vita a gruppi parlamentari autonomi, sia alla Camera che al Senato, che facciano da ago della bilancia nel nuovo governo e nella nuova maggioranza giallo-rossa. Il segretario Zingaretti, inizialmente favorevole al voto anticipato, cade nel trappolone. La bramosia di potere degli ex comunisti (senza passare dal voto) è più forte di qualsiasi altra cosa. Del resto, perché ridare la parola al popolo, sapendo di uscirne sconfitti, se si può andare al governo con una manovra di Palazzo? La chiamano “forma di governo parlamentare”, ma in realtà è una autentica lesione del “principio democratico”.
Tralasciando i particolari e le forzature, con la complicità talvolta delle Istituzioni più alte della Repubblica (ben spiegate in questo libro scritto a quattro mani da me e P. Becchi: https://www.amazon.it/Ladri-democrazia-crisi-governo-pazza/dp/8833371360), si arriva alla nascita del Conte bis. È il 5 settembre 2019. Due settimane dopo, Renzi annuncia la nascita dei suoi nuovi gruppi parlamentari che prendono il nome di ItaliaViva. Due ministri del Conte bis, Bellanova e Bonetti, aderiscono al nuovo partito renziano. I 5stelle, che avevano giurato che mai sarebbero andati al governo con Renzi, ora sono al governo con Renzi. Poltrone e stipendi sono più importanti della dignità e della parola data ai propri elettori. E dire che, appena due mesi prima (luglio 2019), il senatore di Rignano sull’Arno aveva escluso categoricamente ogni alleanza col M5S, mentre Di Maio aveva esplicitamente detto: “io col partito di Bibbiano non voglio averci nulla a che fare“. La conservazione di potere, poltrone e stipendi ha prevalso su tutto.
Il nuovo governo M5S-PD è composto per la metà da ministri Dem o ex Dem, nonostante alle elezioni del 4 marzo 2018 i 5Stelle avessero ottenuto il 32,7% dei voti, contro il 18,9% del PD. Di Maio è ormai il burattino di Grillo. Il comico ligure è forse più preoccupato a sistemare altre questioni. Ma lasciamo perdere questi aspetti.
Arriviamo ad oggi. L’emergenza epidemiologica da Covid19 è stata gestita dal governo Conte bis, di cui fa parte – con due ministri – anche ItaliaViva di Renzi. Il presidente del consiglio Conte, a parte l’abilità comunicativa e l’aumento esponenziale dei like su facebook, ha saputo solo chiudere le persone in casa e far tirare giù le saracinesche delle attività commerciali, produttive e professionali di un intero Paese.
Il DPCM con cui Conte ha chiuso tutto è dell’11 marzo. Siamo al 2 maggio – cioè 52 giorni dopo la chiusura totale – e 160.000 partite Iva (40.000 iscritte alla gestione Inps e 120.000 a casse previdenziali diverse) non hanno ancora ricevuto i 600 euro di marzo. Inoltre, ben 4 milioni di lavoratori dipendenti (da privato) non hanno ancora ricevuto nulla dalla cassa integrazione. È facile chiudere tutto per decreto, il difficile è far fronte agli impegni di imprenditori, commercianti, professionisti, completamente abbandonati da un governo presieduto da un uomo che – al di là di tutto – non è riuscito neppure a far arrivare l’elemosina a tutte le partite Iva aventi diritto. Un incapace che ha solo pensato ad accreditare se stesso.
Ma le gravi responsabilità del presidente del consiglio in campo economico sono ancor più marcate. Poche settimane fa Conte ha infatti annunciato una “potenza di fuoco” da 400 miliardi di euro, cioè la possibilità per imprese e lavoratori autonomi di accedere ad un prestito bancario del valore del 25% del fatturato 2019, con garanzia da parte dello Stato. Peccato si tratti di una bufala: le banche non erogano prestiti senza attivare la normale procedura creditizia (il controllo reddituale a poter restituire il prestito) e parecchi imprenditori, professionisti e artigiani non hanno ricevuto un centesimo. Inoltre, in caso di debiti pregressi con la banca, il denaro dato in prestito va a coprire il debito. Mi perdonerà il lettore il linguaggio poco nobile, ma una autentica presa per il culo. Anche perché la garanzia dello Stato interverrà soltanto nel momento in cui inizierà la restituzione del prestito (dal 2022), ma non prima che la banca abbia attivato la procedura esecutiva (i pignoramenti) nei confronti dell’imprenditore o del professionista eventualmente moroso. Altro che “potenza di fuoco”! Qui si tratta, sostanzialmente, di far indebitare le imprese per poter pagare le tasse. Una fregatura!
Da questo disastro di Conte, Matteo Renzi cerca ora di smarcarsi. Peccato che Renzi dimentichi che questo disastro sia frutto di un governo e di una maggioranza di cui lui e il suo gruppo parlamentare fanno parte a pieno titolo. Non si può essere al governo e contemporaneamente vestire i panni dell’opposizione. Quando si è al governo, e quindi in maggioranza, si è corresponsabili degli eventuali disastri del premier. E, non dimentichiamocelo, il governo giallo-rosso è nato su volere di Renzi e Grillo.
Ma ora il leader di ItaliaViva può, seppur in parte, rimediare. Unica via che ha per dimostrare di non essere corresponsabile del disastro economico di Conte è quella di staccare la spina al governo giallo-rosso. Una crisi di governo nella Fase1 sarebbe stata impensabile, nella Fase2 è invece necessaria. L’emergenza sanitaria, benché occorra la massima attenzione, è ormai alle spalle, quindi la politica deve tornare ad occupare il suo ruolo primario all’interno del quadro democratico e parlamentare, quel posto che oggi occupa invece la tecnoscienza.
La crisi economica che sta per arrivare potrebbe fare molti più morti dell’emergenza epidemiologica. Se il governo – di qualunque colore esso sia – non intervenisse con concreti contributi a fondo perduto in favore di famiglie e imprese, le attività commerciali, produttive e professionali che chiuderanno saranno centinaia di migliaia. Un disastro senza precedenti nella storia italiana.
Le chiacchere, dunque, stanno a zero. Se Renzi non revoca il sostegno di ItaliaViva a Conte, il senatore di Rignano sull’Arno sarà responsabile quanto il presidente del consiglio. È evidente che, in caso di crisi di governo, tutti i giornaloni e gli intellettualoidi di sinistra si scaglierebbero contro il leader di ItaliaViva, tirando anche in ballo il Presidente della Repubblica, ma la politica è più importante delle fazioni. Alla crisi di governo non c’è alternativa. E sulla nuova maggioranza che nascerebbe inutile fare previsioni: le consultazioni al Colle e il necessario dialogo tra i partiti potrebbero dar vita a qualunque soluzione, a qualsiasi maggioranza. Il voto anticipato, per ora, non può essere una strada praticabile. Questo è ovvio.
Siamo una democrazia parlamentare, quindi nessuno può sostituirsi al Parlamento, nemmeno il Capo dello Stato. Sono le Camere che esercitano la sovranità popolare, né il governo né tantomeno il Colle.
Caro Renzi, il popolo italiano non è scemo: o mandi Conte a casa oppure, gioco forza, sarai corresponsabile del disastro economico del governo di cui ancora fai parte e che – più di tutti – hai contribuito a far nascere.
Giuseppe PALMA
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Consigli letterari:
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “DEMOCRAZIA IN QUARANTENA. Come un virus ha travolto il Paese“, Historica edizioni, QUI per l’acquisto: http://www.historicaedizioni.com/libri/democrazia-in-quarantena/
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