Economia
Italia supera il Giappone, è il quarto paese esportatore al mondo

Nel terzo trimestre di quest’anno siamo balzati al quarto posto tra i Paesi che compongono il G20 per esportazioni di merci, per un valore di quasi 190 miliardi di dollari. Secondo l’OCSE, dopo aver superato il Giappone (184 miliardi), ora ci precedono solo la Cina (944,6), gli USA (547,8) e la Germania (453,8). E i dazi americani non sembrano aver assolutamente frenato il nostro MADE IN ITALY.
A segnalarlo e’ l’Ufficio studi della CGIA. Dopo la contrazione del 2024 sul 2023 (-3,3 miliardi di euro, pari a -0,5 per cento), nei primi nove mesi del 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le esportazioni italiane nel mondo sono tornate a crescere e hanno registrato un incremento di 16,6 miliardi di euro (+3,6 per cento). Anche le nostre vendite verso il mercato statunitense hanno segnato un risultato positivo: dopo la contrazione 2024 su 2023 (-2,2 miliardi di euro pari al -3,3 per cento) sempre nei primi 9 mesi di quest’anno l’export negli States e’ tornato ad aumentare di 4,3 miliardi di euro (+9 per cento), passando da 48,1 a 52,4 miliardi di euro.
Confrontando i valori con l’export del primo semestre 2014 si nota che la Cina ha accresciuto la propria quota di mercato nel G18, portandosi dal 19,6% al 24,8%, gli Stati Uniti hanno mantenuto la propria posizione, dal 14,8% al 14,9%, mentre la quota del Giappone è scesa dal 6,3% al 4,9%. Hanno visto calare la propria quota anche la Germania, dal 14% al 12,6%, la Francia, dal 5,5% al 4,7%, il Regno Unito, dal 4,8% al 3,6%.
Unica eccezione l’Italia che ha mantenuto la propria quota del 5% ed è salita in dieci anni dal settimo al quarto posto mondiale tra i Paesi esportatori.
Questo è dipeso anche dai maggiori investimenti, grazie anche al Piano industria 4.0.: rispetto al quarto trimestre 2019, pre-pandemia, nel secondo trimestre 2024 l’Italia ha visto aumentare in termini reali gli investimenti in macchinari e impianti del 18,6%, mentre sono diminuiti del 6% in Spagna, del 4% in Francia, del 3% in Germania (elaborazione Edison).
Pur essendo prematuro trarre conclusioni definitive, l’implementazione dei dazi voluta dall’Amministrazione Trump sembra non aver inciso sulle nostre vendite all’estero né verso gli Stati Uniti né verso gli altri mercati internazionali», spiega la Cgia, sottolineando che «anzi, se consideriamo anche le tensioni geopolitiche e le difficoltà del commercio mondiale, nel terzo trimestre di quest’anno siamo balzati al quarto posto tra i Paesi che compongono il G20 per esportazioni di merci, per un valore di quasi 190 miliardi di dollari», avendo superato il Giappone (184 miliardi).
Particolarmente significato è il dato delle nostre vendite verso gli Stati Uniti: dopo la contrazione 2024 su 2023 (-2,2 miliardi di euro pari al -3,3 per cento) sempre nei primi 9 mesi di quest’anno l’export negli States è tornato ad aumentare di 4,3 miliardi di euro (+9 per cento), passando da 48,1 a 52,4 miliardi di euro.
“In primo luogo, i consumatori statunitensi potrebbero aver continuato ad acquistare i prodotti italiani nonostante l’aumento dei prezzi; considerando che il 92 per cento delle merci italiane vendute
negli USA appartiene a una fascia qualitativa medio-alta , potrebbe essere pressoché impossibile sostituire il made in Italy con qualsiasi altro prodotto di pari livello”. si legge nel report della Cgia di Mestre a proposito della grande resilienza del made in Italy presso i consumatori americani. “In secondo luogo,- continua il report- le imprese italiane potrebbero aver difeso o addirittura incrementato le loro quote di mercato negli States, compensando l’incremento del prezzo finale dei propri manufatti causato dall’aumento delle tariffe doganali, attraverso una riduzione dei margini di profitto.”
Prendendo in esame i primi 50 gruppi di prodotti esportati che rappresentano il 90 per cento del totale, nei primi 9 mesi del 2025 gli incrementi di vendita nei mercati di tutto il mondo hanno interessato,
in particolare, la nostra produzione di navi e imbarcazioni (+51,6 per cento), i medicinali e i preparati farmaceutici (+37,6), i metalli preziosi5 (+32,4) e gli aeromobili (+25,5). Male, invece, la gioielleria (-14,7 per cento), i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (-13,6) e le auto (-10) .
Sempre nei primi tre trimestri di quest’anno, da segnalare a livello provinciale gli incrementi di vendita nei mercati internazionali delle merci prodotte a Palermo (+160,6 per cento), a Vibo Valentia (+151,2), nel Sud Sardegna (129,5) e a Trieste (+118,7). Interessante anche qui che i primi tre incrementi appartengono a province del sud Italia, Segno tangibile che le politiche per il sud del governo, in primis la Zes unica, voluta dall’ex ministro degli Affari europei Raffaele fitto e guidata dall’avvocato Giosy Romano, si stanno rivelando un volano per la crescita del mezzogiorno.
“Il fatto che nell’anno più difficile della globalizzazione” con guerre e dazi “l’Italia supera il Giappone” dimostra “la resilienza delle imprese italiane nel mondo”. Ha detto il ministro del made in Italy Adolfo Urso, commentando i dati “Certo si può fare di più – ha aggiunto – come stiamo facendo incalzando la Commissione europea affinché realizzi nuovi accordi di libero scambio come quello con il Mercosur: mettendo in protezione la produzione agricola, con l’India che dobbiamo coinvolgere nella nostra crescita, gli Emirati e più in generale con il Consiglio di cooperazione del Golfo con cui abbiamo partnership sempre più importanti; coinvolgendo sempre più il Sud del mondo, che significa per noi il Piano Mattei in Africa, il Sud America, il Golfo Persico e il Sud Est asiatico. L’Europa deve fare quello che gli Stati Uniti non sanno più fare”.









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