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Italia, Grecia, Euro. La mia intervista a Stefano Fassina.

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Ieri 19 maggio, in occasione della presentazione del libro di Angelo Polimeno “Non chiamatelo Euro” presso il Circolo Canottieri Lazio, ho colto l’occasione di intervistare con la presenza di Antonio Maria Rinaldi,  l’On Fassina del PD, invitato per l’occasione dal momento che da tempo ha espresso le sue criticità per l’attuale assetto monetario europeo.

On Fassina, il Jobs Act mira a svalutare il lavoro, come lei ha già affermato. Inoltre, non crede che la disoccupazione ed il lavoro svalutato (fattori che si legano) siano un metodo per recuperare quella competitività erosa dall’euro? Perchè con un  alto tasso di senza lavoro diminuiscono i consumi e quindi anche l’inflazione pertanto si verifica un riallineamento macroeconomico competitivo che non può più essere fatto con la lira.

Sì, è cosi, non è una novità è la ricetta che domina l’agenda di politica economica dell’eurozona, raccomandata dalla commissione europea ai paesi che non hanno programma e imposta dalla TROIKA ai Paesi che hanno programma. La ricetta appunto per recuperare competitività è svalutare il lavoro in assenza di poter svalutare la moneta, il problema che come abbiamo visto in questi anni al di là della drammatica iniquità e peggioramento delle condizioni delle  classi medie che produce, genera un circolo vizioso, per cui l’economia si contrae, il rapporto percentuale debito-pil aumenta fino ad arrivare a livelli di insostenibilità, un cronico deficit di domanda aggregata e successivamente deflazione.
Purtroppo non vedo segni di correzione di rotta, c’è un’attenuazione dell’intensità dell’agenda delle politiche, ma non un’inversione di rotta. E’ come sempre più evidente dal terreno economico si finisce inevitabilmente sul terreno della democrazia. L’esempio greco purtroppo è drammaticamente dei nostri giorni.

Se la Grecia uscisse dall’euro, questa potrebbe recuperare anch’essa competitività nei settori del turismo ma anche attrarre aziende straniere nel Paese grazie ad una moneta competitiva ovvero la dracma, oltre a poter poi monetizzare il suo debito pubblico ripagandolo in dracme? Anzichè andare avanti con i prestiti della TROIKA in cambio di riforme, che come abbiamo visto in questi anni hanno al disastro la situazione economica del Paese.
Lei se la sente di dire che per la Grecia sia meglio uscire dall’Euro?

Certamente se l’alternativa è la prosecuzione dell’agenda della TROIKA credo non sia una scelta per la Grecia, sarà un drammatico evento perchè il debito pubblico esplode, a livello politico è insostenibile e tuttavia non dobbiamo isolare la vicenda greco come un caso a sè. Questa dimostra in forma estrema che la ricetta non funziona noi dobbiamo mettere in evidenza che il problema non è la Grecia anche se aveva tutte le sue carenze e ritardi anche prima dell’euro. Il problema è che la ricetta europea ha aggravato la malattia fino a portare al decesso del Paese.

Non crede che sia impossibile attuare politiche economiche espansive in presenza dell’euro, perchè una politica del genere andrebbe ad aumentare l’inflazione e le importazioni, aumentando i gap competitivi in Europa?

Ma non c’è dubbio che la politica espansiva in un solo Paese con l’euro non è possibile e siccome non c’è disponibilità a riconoscere la necessità di politiche espansive a livello dell’Eurozona siamo in una trappola  che sta soffocando le economie europee tenendo a livelli inaccettabili  la disoccupazione e facendo aumentare i debiti pubblici.

Sulla nuova legge elettorale (Italicum) in realtà questa non rappresenta un vincolo esterno imposto anch’esso dall’Europa perchè ci sia maggiore stabilità per i governi ma a vantaggio dei mercati, che in cerca di profitti non tollerano interferenze democratiche? E quindi si cerca di limitare la costituzione?

Il pacchetto Italicum revisione del senato, risponde a una visione plebiscitaria della democrazia e insieme alla necessità di costruire la maggioranza parlamentare su basi di consenso inevitabilmente ristrette, data la politica economica di svalutazione del lavoro. Certo, è in sintonia con lo svuotamento della democrazia promosso da Berlino, Bruxelles e Francoforte  nei Paesi periferici, ma è un disegno del Presidente del Consiglio.

Renzi assegnerà 500 euro una tantum  come parte del rimborso delle pensioni, non pensa che sia un “regalo” in vista delle regionali, un pò come gli 80 euro  delle europee?

Non credo fosse tra le sue priorità, avrebbe (credo) preferito utilizzare in modo diverso questi 2 miliardi, si è trovato di fronte alla sentenza della Corte Costituzionale e ha dovuto agire in base alla priorità.

L’ultima domanda: lei creerebbe una sinistra anti euro per un’uscita (di sinistra).

Io farei una sinistra per il lavoro e mi pare che in questo quadro è incompatibile con l’euro.

Grazie
Fine

 

 


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