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Italia, Giappone e Regno Unito finalizzano la nuova società per il GCAP. Il nuovo “Patto d’acciaio” aereo

Leonardo, BaE e JAI creano la società che svilupperà e costruirà in comune il GCAP, il caccia di sesta generazione comune ai tre paesi e che potrebbe coinvolgere anche l’Arabia Saudita

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Il caccia di “sesta generazione”, di cui parlavamo solo ieri,  fa un altro passo avanti anche formale nella sua realizzazione. Di fronte al programma Future Air Combat System (SCAF) intrapreso da Francia, Germania e Spagna con Dassault e Airbus, la concorrente britannica BAE Systems e l’italiana Leonardo hanno annunciato la finalizzazione di un accordo con la giapponese Japan Aircraft Industrial Enhancement Company per la creazione di una joint venture (JV) per lo sviluppo del caccia di sesta generazione.

La joint venture sarà finalizzata a metà del 2025 e sarà responsabile della progettazione, dello sviluppo e della consegna di questo primo aereo da combattimento di nuova generazione entro il 2035. Il capitale sarà detenuto in parti uguali, con il 33,3% di ciascuna società.

“La nuova società riunirà i punti di forza e le competenze significative delle aziende coinvolte per creare un’organizzazione innovativa che aprirà la strada allo sviluppo di un sistema aereo da combattimento di nuova generazione”, ha dichiarato Charles Woodburn, Chief Executive di BAE. La JV avrà sede nel Regno Unito, con il primo amministratore delegato proveniente dall’Italia e team operativi e congiunti che lavoreranno in ciascuno dei Paesi partner.

Idea di GCAP con i colori dell’AMI

L’Italia chiede di includere l’Arabia Saudita

Due anni fa, i governi dei tre Paesi interessati hanno deciso di collaborare al Global Combat Air Programme (CGAP), l’equivalente dello SCAF in Francia. Lo scorso luglio, BAE Systems ha presentato un mock-up di questo futuro aereo al Farnborough Air Show. A novembre, il governo italiano ha dato il via libera al progetto, mente viene realizzato Excalibur, in testbed per i componenti del progetto.

L’alleanza tra BAE Systems e Leonardo è logica, dato che i due produttori di aerei sono coinvolti nel programma europeo Eurofighter e subappaltano i caccia del gigante della difesa statunitense Lockheed Martin.

L’Italia è favorevole all’estensione del programma all’Arabia Saudita, che è interessata a sviluppare le proprie attività aerospaziali e dispone di ingenti risorse finanziarie. “Ora avremo alcuni mesi di lavoro per definire i piani dettagliati della joint venture, e poi decideremo i nuovi partner. Un programma di questo tipo ha un costo complessivo di almeno 100 miliardi di euro: altri Paesi disposti a contribuire sono i benvenuti”, ha dichiarato il capo di Leonardo Roberto Cingolani.

“Con i sauditi c’è un vecchio rapporto di fiducia, iniziato con l’adozione del Tornado e dell’Eurofighter: vogliono creare un’industria aeronautica da associare al programma Gcap e metterla al centro del grande mercato mediorientale”, ha aggiunto.

L’annuncio di questo progetto, pilotato da BAE Systems, riporta sotto i riflettori il progetto franco-tedesco SCAF. “Sta procedendo normalmente, i team stanno lavorando”, spiega Dassault, sottolineando che dopo gli studi iniziali sull’architettura, gli Stati devono concludere una nuova fase per sbloccare i finanziamenti necessari a sviluppare un dimostratore da consegnare nel 2029. Questo dossier dovrebbe essere all’ordine del giorno entro l’inizio del 2025, ma dato lo stato deplorevole delle relazioni franco-tedesche e il caos politico nei due Paesi, nulla sembra ancora definito per lo SCAF.

Il progetto nippo-italo-britannico è però molto più avanzato e ha buone possibilità di dar vita prima al dimostratore volante Tempest e quindi ai caccia funzionanti prima di dello SCAF franco tedesco spagnolo e del NGAD americano, bloccato dai costi stratosferici, tanto che, se sta avanzando la versione della Marina, quella della USAF è ferma.


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