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Italia, fine anno con il crollo dei prezzi alla produzione.

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Il calo della quotazione relativa al petrolio e delle materie prime che in quest’ultimo anno ha proseguito a “buon” ritmo e  sopratutto deflazione a causa delle famose “riforme” atte a sacrificare la domanda interna per quella estera, provocando quindi una contrazione del saggio di utili, hanno portato ad un quasi crollo del prezzi alla produzione: –0,5% a novembre su base mensile e una flessione del 3.3% su base annuale.
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E se i prezzi alla produzione scendono, significa che l’attività industriale arretra a causa della contrazione della domanda. Il grafico questo lo spiega bene, perchè la tendenza al ribasso dei prezzi alla produzione è stata costante anche quando il petrolio era a 100$ a barile e le materie prime erano più costose. Inoltre, un’osservazione prima di concludere, per i famosi “materiaprimisti” i quali affermano che una moneta svalutata farebbe aumentare incredibilmente i prezzi alla produzione, soprattutto per un Paese come l’Italia che non ha materie prime appunto. L’euro, per essere precisi, dal dicembre 2013 ad oggi si è svalutato del 20% sul dollaro, eppure i prezzi alla produzione sono in costante calo e la benzina, per fare l’esempio più battuto nei programmi televisivi, viene venduta ai distributori anche a 1 euro a litro, mentre quando la moneta unica europea era quotata 1.5 sul dollaro, un litro di benzina poteva sfiorare i due euro.
Buon Anno…

 


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