Attualità
Italia declassata, Francia premiata, e voi fidatevi del rating
Come banalmente prevedibile Moody’s ha ridotto il rating del’Italia da Baa2 a Baa3 Stabile. Si tratta di una non notizia, anzi, quasi positiva, per il trend “Stabile”. La Francia ha la AA, con una crescita minore, più deficit più alto ed un debito non poi così diverso, e crescente. L’Italia ha sempre pagato il suo debito dal 1861.
Ieri Fabio Dragoni ha messo in luce, con una serie di post su twitter, ha messo il luce la superficialità con cui vengono concessi i rating nel sistema bancario: s chiede l’ultima ispezione di Banca d’Italia e ,sulla base di questo, senza nessuna informazione ulteriore, si procede al rating.
Almeno quando davano il rating alle banche oltre a chiedere il rapporto ispettivo Bankitalia che poi avrebbero “copiato” chiedevano pure le controdeduzioni della banca. Qui manco la mossa non potevano aspettare a scoreggiare il giudizio a lunedì alle 12.01 https://t.co/IdQPNIt0Wk
— Fabio Dragoni (@fdragoni) October 20, 2018
Sul Sole 24 Ore Plateroti ha provveduto a chiarire la situazione con una descrizione devastante della serietà delle società di Rating. Ecco a voi l’incipit:
Domanda da un miliardo e mezzo di dollari: è possibile dare un rating senza accorgersi che il bond è di una mucca e non di un banchiere? È quanto si è chiesta la Sec dopo la scoperta nei server di Standard & Poor’s di un messaggio un po’ strano: «I nostri modelli di analisi non riescono a catturare la metà dei rischi di un derivato sui mutui: se ci chiedessero di valutare un bond strutturato da una mucca, daremmo un rating anche a quello».
Questa è la serietà delle società di rating. Del Resto, se svolgessero seriamente il loro lavoro, cioè valutare il rischio, la crisi dei mutui subprime non sarebbe avvenuta. Invece si prestarono a fornire dei rating irrealistici, che fecero entrare i subprime nelle pance delle banche: del resto a pagare il rating era chi emetteva i titoli e li doveva piazzare, e si sa, il cliente ha sempre ragione.
Nonostante questo le tre sorelle del rating controllano il 95% del mercato, anche con dei legami spurii: Standard and Poor’s è del gruppo McGraw-Hill, Fitch del gruppo editoriale Hearst, presente anche in Italia con le testate Marie Claire e Cosmopolitan. Se fossi stato al governo, con un po’ di pelo sullo stomaco avrei affidato un succoso contratto promozionale al gruppo Hearst Italia, tanto peggio degli altri non saprebbe fare, per vedere l’effetto che fa. Moody’s è di una holding quotata alla borsa di New York: se una sua mossa mettesse in dubbio il suo valore ?
Mario Draghi all’inizio del suo mandato aveva l’intenzione di ridurre il potere di questi moloch, e pensava di allargare il numero di società autorizzate dalla BCE. Poi la sua intenzione si è ammorbidita e le richieste della BCE per le società di rating al massimo grado sono tornate ad essere super restrittive e super costose, facendo quindi della BCE un complice del sistema malato. Non sarebbe più onesto cancellare tutto far si che , finalmente, ognuno finalmente si prenda le proprie responsabilità ?
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