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ISTAT è affidabile? (di Marco Mori e Ulrich Anders)

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La pubblicazione del comunicato ISTAT del 1 marzo ha colto molti di sorpresa. La crescita del PIL nel 2015 è infatti rivista al rialzo dallo 0,6% del dato provvisorio a uno 0,8% che casca a fagiolo per confermare al decimale (è il caso di dirlo) le previsioni di Renzi della conferenza di fine anno.

Nello stesso Comunicato ISTAT si specifica che il dato è frutto della revisione straordinaria della concatenazione degli anni precedenti, con scostamenti annuali di +/-0.1% in media. In pratica nel caso della crescita 2015 su 2014 l’Istituto ha rivisto al ribasso il PIL del 2014, “spostando” circa 1.7 miliardi dal PIL 2014 al PIL 2015. Attenzione ai decimillesimi (risate in sottofondo) e agli arrotondamenti:

PIL 1

Un aiutino al governo? Molti osservatori restano scettici davanti a queste variazioni retroattive che sembrano fatte su misura. Un noto economista parla già di “deriva argentina”: la distorsione della statistica a fini di propaganda politica. Nel nostro caso un insignificante 0.111% permette a Renzi di twittare a tutto gas e comiziare a reti unificate.

Esistono seri motivi del resto per dubitare della solidità dei calcoli del PIL. A iniziare dalla natura stessa del Prodotto Interno Lordo, un mostro dalle mille teste nel quale troviamo tutto e il suo contrario: dallo stipendio del poliziotto che dà la caccia allo spacciatore al fatturato dello spacciatore medesimo.

Per dare un’idea delle approssimazioni grossolane e della scarsa trasparenza del calcolo del PIL guardiamo cosa contiene tra le altre cose (PIL 2011):

PIL 2

Il PIL quindi include 200 miliardi di una roba chiamata “economia non osservabile” e quindi per definizione non misurabile. Come si calcola se non è osservabile? Per la prostituzione Istat stima il numero di prostitute sulle strade, le prestazioni effettuate nell’arco dei 12 mesi e il tariffario. Chi fornisce questi dati? Associazioni private di volontariato e assistenza. Tutto vero, non stiamo inventando nulla, 3.5 miliardi li stimano con il tariffario delle marchette.

Parlare di uno 0.1% in più o in meno di PIL o di un calo della pressione fiscale dello 0.3% è quindi futile se non ridicolo viste le approssimazioni grossolane di tali stime.

Anche dal punto di vista giuridico l’ISTAT è tecnicamente un organo della maggioranza, che risponde all’esecutivo. La legge di riferimento è il DPR 166/2010. Formalmente nella norma si parla di indipendenza e scientificità per l’ISTAT, ma basta arrivare a leggere l’art. 3 per capire che la verità è un’altra.

Il Presidente è eletto dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio e anche gli altri 14 membri del comitato direttivo sono quasi integralmente di nomina governativa. Precisamente il comitato è così composto, oltre al Presidente, ai sensi dell’art. 3 del citato DPR:

  • da due membri in rappresentanza del Ministero dell’economia e delle finanze e da quattro membri in rappresentanza di altre amministrazioni statali, individuate dal Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il presidente dell’ISTAT;
  • da tre rappresentanti delle regioni e degli enti locali, designati dalla Conferenza unificata;
  • da un rappresentante designato dal presidente di Unioncamere;
  • da due rappresentanti di enti pubblici tra quelli dotati dei più complessi sistemi d’informazione;
  • da due esperti scelti tra i professori ordinari di ruolo di prima fascia in materie statistiche, economiche ed affini, con nomina da parte del Ministro dell’istruzione.

L’esecutivo gode dunque di un’ampia maggioranza all’interno del comitato che ha poteri sostanziali ed importantissimi infatti, sempre ai sensi di legge, “emana direttive vincolanti nei confronti degli uffici di statistica costituiti (omissis…), nonché atti di indirizzo nei confronti degli altri uffici facenti parte del Sistema statistico nazionale”.

Tutti gli incarichi dirigenziali dell’istituto sono poi conferiti su diretta nomina del Presidente ai sensi del comma 2 dell’art. 5 del citato DPR: “Gli incarichi dirigenziali di prima fascia (omissis…) e gli incarichi dirigenziali tecnici di cui alla lettera sono conferiti dal presidente dell’Istituto, sentito il consiglio nel caso dell’incarico di direttore generale”.

Ecco l’indipendenza dell’ISTAT. Credere ancora agli asini che volano da adesso in poi sarà vostra esclusiva responsabilità.

 

Marco Mori  – autore de “Il Tramonto della Democrazia – Analisi Giuridica della Genesi di una Dittatura Europea” disponibile su www.ibs.it

Ulrich Anders

 


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