Seguici su

EconomiaEgittoEnergiaIsraele

Israele ed Egitto sbloccano il maxi-accordo sul gas: in ballo 35 miliardi e la “pax energetica” voluta da Trump

Pubblicato

il

Sembra che la lunga partita a scacchi tra Gerusalemme e Il Cairo stia per concludersi, e il vincitore, come spesso accade, è il pragmatismo economico (con una forte spinta da Oltreoceano). Secondo quanto trapela da uffici governativi  israeliani e da indiscrezioni dello stesso Primo Ministro, Benjamin Netanyahu e il Ministro dell’Energia Eli Cohen stanno apponendo in queste ore le firme finali a un accordo sul gas naturale con l’Egitto che era rimasto, fino a ieri, in una pericolosa fase di stallo.

Si tratta di un’intesa colossale, la più grande nella storia delle esportazioni israeliane, che vede il giacimento Leviathan al centro di un affare da 35 miliardi di dollari. Ma, come ogni buon accordo strategico che si rispetti, il diavolo si nascondeva nei dettagli, o meglio, nei prezzi e nella sicurezza nazionale.

Nel corso della conferenza stampa governatova lo stesso Netanyahu ha accennato all’accordo:

“Ho approvato l’accordo dopo essermi assicurato che fossero tutelati i nostri interessi in materia di sicurezza e altri interessi vitali, che non intendo qui elencare in dettaglio.” Ha detto lo stesso Primo Ministro.

Il braccio di ferro di Cohen e la sicurezza energetica

Nonostante la firma sembri imminente, prevista per questa sera stessa, il percorso è stato tutt’altro che lineare. Solo lo scorso ottobre, il Segretario all’Energia degli Stati Uniti, Chris Wright, aveva cancellato una visita di sei giorni in Israele. Il motivo? Il rifiuto del Ministro Cohen di dare il via libera all’export.

La posizione di Cohen, tecnicamente fondata, verteva su due pilastri che ogni buon amministratore pubblico dovrebbe considerare:

  • Prezzi equi per il mercato interno: Cohen non voleva svendere la risorsa all’estero a discapito dei consumatori israeliani.

  • Riserve strategiche: Il timore, reale, era che un’esportazione massiccia potesse depauperare le riserve di gas naturale, mettendo a rischio la sicurezza energetica domestica nel lungo periodo.

Tuttavia, quando la Casa Bianca chiama, è difficile non rispondere, soprattutto per Israele. L’amministrazione Trump ha esercitato una pressione significativa sia su Netanyahu che su Cohen affinché l’accordo venisse finalizzato, superando le reticenze “sovraniste” del ministero dell’Energia.

I numeri e la geopolitica dell’interdipendenza

L’accordo non è solo una questione di metri cubi di gas, ma è il tassello fondamentale di una strategia geopolitica più ampia. Ecco cosa c’è sul piatto:

  • Entrate fiscali: Per Israele, l’accordo originale prometteva di incanalare centinaia di milioni di shekel in royalties e tasse direttamente nelle casse dello Stato. Una manna per l’erario pubblico, messo stto grande pressione dai recenti eventi  militari.

  • L’obiettivo USA: Secondo Axios, la Casa Bianca sta lavorando per organizzare un vertice tra Netanyahu e il Presidente egiziano Abdel-Fattah el-Sissi.

  • La merce di scambio: Per portare Sissi al tavolo, Israele doveva fare concessioni, e la fornitura di gas strategico è la “carota” perfetta.

Un funzionario statunitense ha riassunto la visione di Washington con parole che suonano quasi come un manuale di relazioni internazionali: “Questa è un’enorme opportunità per Israele. Vendere gas all’Egitto creerà interdipendenza, avvicinerà i paesi, creerà una pace più calda e preverrà la guerra”.

Resta da vedere se questa “interdipendenza” sarà sufficiente a garantire stabilità o se, come temeva Cohen, Israele non stia sacrificando un po’ troppa sicurezza energetica sull’altare della diplomazia. Ma per ora, i 35 miliardi sembrano aver avuto l’ultima parola.


Domande e risposte

Perché l’accordo sul gas era stato bloccato dal Ministro Cohen? Il Ministro dell’Energia Eli Cohen aveva fermato l’accordo preoccupato principalmente per due fattori: il prezzo del gas per il mercato interno israeliano e la sicurezza delle riserve nazionali. Cohen voleva garanzie che l’esportazione massiccia verso l’Egitto non avrebbe portato a un aumento dei costi per i cittadini israeliani né all’esaurimento prematuro delle risorse naturali, necessarie per l’indipendenza energetica del Paese.

Qual è il ruolo degli Stati Uniti in questa trattativa? L’amministrazione Trump ha svolto un ruolo decisivo di pressione politica. Washington vede nell’accordo non solo un fatto commerciale, ma uno strumento geopolitico per legare economicamente Israele ed Egitto. L’obiettivo della Casa Bianca è favorire un vertice tra Netanyahu e il presidente egiziano Al-Sisi, utilizzando l’interdipendenza energetica come mezzo per rafforzare la pace (“warmer peace”) e prevenire conflitti futuri nella regione.

Quanto vale l’accordo e quali sono i benefici economici per Israele? Si tratta del più grande accordo di esportazione nella storia di Israele, con un valore stimato di circa 35 miliardi di dollari. Dal punto di vista delle finanze pubbliche, l’intesa dovrebbe generare centinaia di milioni di shekel in entrate fiscali e royalties derivanti dallo sfruttamento del giacimento Leviathan. Risorse che, in teoria, dovrebbero finire nelle casse dello Stato per finanziare servizi o ridurre il debito.

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
SEGUICI
E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento